Uno dei miei propositi per questo anno nuovo è leggere quei classici imperdibili che finora hanno bellamente campeggiato sugli scaffali della mia libreria rimanendo intonsi, e ho cominciato con il celebre Lessico della Ginzburg. Questo libro è uno di quelli che s'ha da leggere, non fosse altro che per il suo rappresentare preziosa testimonianza dell'Italia fra le due guerre e dei decenni successivi al secondo grande conflitto. Il "lessico" del titolo si riferisce all'insieme di termini adoperati nella famiglia Levi - il nome da nubile della scrittrice, che era ebrea - pertanto la struttura portante di questo racconto è la quotidianità di una famiglia ebrea borghese che vive nella Torino antifascista degli anni fra le guerre. Il racconto è immediato, con tutta la coloritura di una spontaneità che rifiuta decisamente un piano iniziale e ordinato. I ricordi si susseguono uno dopo l'altro, non c'è divisione in capitoli, il tempo è all'imperfetto.
La Ginzburg osserva il suo micro-mondo familiare, lo cerca anzi fra i suoi ricordi e fa un ritratto ironico e "dal vero" di questa sua grande famiglia, a partire dal padre, scienziato triestino, e la madre, vivace donna amante del cinematografo, ai quattro fratelli dai differenti caratteri.
Natalia Ginzburg
Tutti incrociano i loro passi con alcuni grandi esponenti della storia italiana, e qui il racconto si fa denso e interessante perché il lettore ha l'opportunità di conoscere da vicino Adriano Olivetti, che sposa la sorella maggiore della scrittrice, Filippo Turati, che braccato dai fascisti viene nascosto in casa, il pittore Casorati, amico di famiglia, Cesare Pavese, amico e collega di Natalia negli anni del suo lavoro presso una casa editrice torinese. E c'è da aggiungere che la Mosca amata da Eugenio Montale altri non è che sua zia Drusilla Tanzi, sorella della madre. Insomma, un coacervo di incontri preziosi, di parentele eccellenti. La seconda parte del racconto, che stilisticamente non perde di vivacità, si volge al ricordo dei difficili anni della guerra e delle sue conseguenze nelle vite e nelle coscienze di tutti. Delicatissimi i passaggi sul destino di suo marito, Leone Ginzburg, incarcerato a Regina Coeli, dove viene torturato e ucciso nella morsa della reazione all'antifascismo. E' evidente che quel ricordo sia doloroso nella memoria e la scrittrice lo sfiora appena, lo accenna, lasciandolo quasi inespresso, mentre il lettore ne coglie la grave portata. Il Lessico è un esempio unico nella nostra letteratura, che la critica ha elogiato solo dopo averlo assimilato, incerta se attribuire valore letterario a questo imperfetto insieme di memorie. Col tempo, questo affresco familiare ha occupato un posto privilegiato in particolare nelle antologie scolastiche, rappresentando uno spaccato di vita e storia irrinunciabile alla lettura.Lo avete letto? Che ricordo ne avete?