È una giornata calda, di quelle che ti fanno rimpiangere la pioggia maledetta durante l’inverno. Non mi va di uscire. I libri che ho scritto mi guardano attraverso il vetro del desktop. Sembrano cani troppo cresciuti – com’erano carini da piccoli! – che ho deciso di abbandonare per strada. Ma il lavoro preme più del caldo e lo studio pure. Rimando da secoli la terza e forse la quarta stesura che servirebbero a renderli meno odiosi ai miei occhi (non voglio pensare nemmeno a quante ne servirebbero per gli occhi di qualcun altro).
Di mandarli ad un editore non se ne parla neppure.
Li guardo ancora ed ancora, per non so quanti giorni. Esco di casa sospirando, pensando che non vedranno mai la luce che non sia il neon triste della mia stanza. Poi, poche settimane fa, d’un tratto è come se tutto tornasse: là fuori ci sarà qualcuno disposto ad adottare le mie creature! Magari si tratta di qualcuno che ama i cuccioli senza padrone, qualcuno che sta a casa perché fuori fa troppo caldo e gli amici sono già tutti al mare.
Sono passate settimane e mi trovo di nuovo davanti alle mie creature, ma stavolta sono pronto a condividerle. Sono deciso a trarne qualcosa di buono.
Ora so cosa fare.