Lettera aperta del gruppo dei 15
parlamentari firmatari del documento L’Agenda Monti al centro dellaprossima legislatura al Segretario Nazionale del Partito democratico Pierluigi Bersani,
pubblicata sul Corriere della Sera il 18 settembre 2012
Caro
Segretario,
la ormai evidente paralisi del
negoziato in corso da molti mesi sulla auspicata riforma della legge elettorale
ripropone lo scenario inaccettabile di un Parlamento inconcludente e incapace
di produrre una qualsiasi concreta iniziativa riformatrice. Se per un verso in
questi mesi ha sorretto il Governo e, pur fra incertezze e difficoltà, ha
prodotto riforme e prospettato soluzioni che hanno aiutato l’Italia a non
perdere il suo ruolo di grande Paese fondatore dell’Unione Europea, per l’altro
il Parlamento, pur svolgendo l’essenziale e decisivo compito di sostegno
all’azione dell’esecutivo, non ha colto finora nessuno degli obiettivi di
riforma istituzionale ed elettorale che si era autonomamente assegnato all’atto
di nascita del governo Monti.
Ora, a pochissimo dalla
conclusione della legislatura, siamo giunti a un bivio: è meglio rassegnarsi
all’impotenza riformatrice dell’attuale Parlamento e affidare l’elezione del
nuovo Parlamento alla vecchia legge elettorale, o promuovere un ulteriore
tentativo per produrre il cambiamento che tutti a parole considerano
necessario?
Si può propendere per la seconda
soluzione a condizione che si tenga realisticamente conto delle posizioni in
campo e di quanto si è prodotto finora nel voto di prima lettura, al Senato,
sulla riforma istituzionale. È all’esame della Camera la riforma della
Costituzione, approvata dal Senato, che introduce l’elezione diretta del
Presidente della Repubblica e prevede, con soluzioni incerte e contraddittorie,
un nuovo senato “federale”. Come è noto al Senato si è prodotta una profonda
divisione nel voto degli emendamenti e del testo finale, tanto da far ritenere
molto difficile una definitiva approvazione della riforma, considerati i diversi
rapporti di forza fra i gruppi alla Camera e le differenti posizioni espresse.
È dunque pressoché certo il
definitivo blocco del processo riformatore: nessun riduzione del numero dei
parlamentari (contenuta nel testo approvato dal Senato); nessuna riforma del
bicameralismo perfetto; nessuna nuova legge elettorale, che consenta ai
cittadini di scegliere al contempo rappresentanti e governo.
Giunti a questo punto, non
sarebbe forse necessario un profondo mutamento delle posizioni assunte fino ad
oggi? Nella lettura del testo Senato alla Camera, si potrebbero introdurre le
modifiche sufficienti a renderlo coerente e razionale: una seria riforma della
forma di governo in senso semipresidenziale, che preveda il doppio turno per
l’elezione del Parlamento, accanto ad un nuovo Senato, che superi l’attuale
bicameralismo perfetto e svolga prevalentemente la funzione di Camera delle
Autonomie.
La legislatura formalmente ha
davanti ancora tempo sufficiente per svolgere questo compito. Servirebbe ciò
che finora è mancato: uno sforzo convinto delle forze politiche, a partire da
quelle che sostengono il governo Monti. Riprendiamo il dibattito alla Camera
sul testo di riforma istituzionale e portiamo da subito al Senato la riforma
elettorale a doppio turno.
Noi chiediamo al nostro partito,
al PD, di farsi protagonista di un’iniziativa in questo senso.
I promotori della iniziativa L’Agenda Monti al centro
della prossima legislatura:
Alessandro Maran, Antonello
Cabras, Claudia Mancina, Enrico
Morando, Giorgio Tonini,
Magda Negri, Marco Follini, Marilena Adamo, Paolo Gentiloni, Paolo Giaretta, Pietro Ichino, Salvatore
Vassallo, Stefano Ceccanti, Umberto Ranieri e Vinicio Peluffo
Magazine Società
Lettera a Bersani dai parlamentari dell’Agenda Monti
Creato il 20 settembre 2012 da Leone_antonino @AntoniLeone
Lettera aperta del gruppo dei 15
parlamentari firmatari del documento L’Agenda Monti al centro dellaprossima legislatura al Segretario Nazionale del Partito democratico Pierluigi Bersani,
pubblicata sul Corriere della Sera il 18 settembre 2012
Caro
Segretario,
la ormai evidente paralisi del
negoziato in corso da molti mesi sulla auspicata riforma della legge elettorale
ripropone lo scenario inaccettabile di un Parlamento inconcludente e incapace
di produrre una qualsiasi concreta iniziativa riformatrice. Se per un verso in
questi mesi ha sorretto il Governo e, pur fra incertezze e difficoltà, ha
prodotto riforme e prospettato soluzioni che hanno aiutato l’Italia a non
perdere il suo ruolo di grande Paese fondatore dell’Unione Europea, per l’altro
il Parlamento, pur svolgendo l’essenziale e decisivo compito di sostegno
all’azione dell’esecutivo, non ha colto finora nessuno degli obiettivi di
riforma istituzionale ed elettorale che si era autonomamente assegnato all’atto
di nascita del governo Monti.
Ora, a pochissimo dalla
conclusione della legislatura, siamo giunti a un bivio: è meglio rassegnarsi
all’impotenza riformatrice dell’attuale Parlamento e affidare l’elezione del
nuovo Parlamento alla vecchia legge elettorale, o promuovere un ulteriore
tentativo per produrre il cambiamento che tutti a parole considerano
necessario?
Si può propendere per la seconda
soluzione a condizione che si tenga realisticamente conto delle posizioni in
campo e di quanto si è prodotto finora nel voto di prima lettura, al Senato,
sulla riforma istituzionale. È all’esame della Camera la riforma della
Costituzione, approvata dal Senato, che introduce l’elezione diretta del
Presidente della Repubblica e prevede, con soluzioni incerte e contraddittorie,
un nuovo senato “federale”. Come è noto al Senato si è prodotta una profonda
divisione nel voto degli emendamenti e del testo finale, tanto da far ritenere
molto difficile una definitiva approvazione della riforma, considerati i diversi
rapporti di forza fra i gruppi alla Camera e le differenti posizioni espresse.
È dunque pressoché certo il
definitivo blocco del processo riformatore: nessun riduzione del numero dei
parlamentari (contenuta nel testo approvato dal Senato); nessuna riforma del
bicameralismo perfetto; nessuna nuova legge elettorale, che consenta ai
cittadini di scegliere al contempo rappresentanti e governo.
Giunti a questo punto, non
sarebbe forse necessario un profondo mutamento delle posizioni assunte fino ad
oggi? Nella lettura del testo Senato alla Camera, si potrebbero introdurre le
modifiche sufficienti a renderlo coerente e razionale: una seria riforma della
forma di governo in senso semipresidenziale, che preveda il doppio turno per
l’elezione del Parlamento, accanto ad un nuovo Senato, che superi l’attuale
bicameralismo perfetto e svolga prevalentemente la funzione di Camera delle
Autonomie.
La legislatura formalmente ha
davanti ancora tempo sufficiente per svolgere questo compito. Servirebbe ciò
che finora è mancato: uno sforzo convinto delle forze politiche, a partire da
quelle che sostengono il governo Monti. Riprendiamo il dibattito alla Camera
sul testo di riforma istituzionale e portiamo da subito al Senato la riforma
elettorale a doppio turno.
Noi chiediamo al nostro partito,
al PD, di farsi protagonista di un’iniziativa in questo senso.
I promotori della iniziativa L’Agenda Monti al centro
della prossima legislatura:
Alessandro Maran, Antonello
Cabras, Claudia Mancina, Enrico
Morando, Giorgio Tonini,
Magda Negri, Marco Follini, Marilena Adamo, Paolo Gentiloni, Paolo Giaretta, Pietro Ichino, Salvatore
Vassallo, Stefano Ceccanti, Umberto Ranieri e Vinicio Peluffo
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