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Lettera a Dio

Da Lupussinefabula

Caro Dio,
mi ci metto anch’io tra quelli che stasera ti scrivono una lettera.
Sì, lo ammetto, per l’ennesima volta ho ceduto alla tentazione di assegnare come tema ai miei alunni una lettera per te, in cui raccontino o esprimano qualcosa che nella loro vita è importante, qualcosa della loro vita che sta occupando il loro cuore o il loro pensiero, ultimamente.
Sì, ma io? Ho mai scritto un lettera a Dio? O gli ho mai davvero parlato? E se qualcuno mi chiedesse di farlo, cosa gli scriverei?’ questo mi sono chiesto, dopo aver dettato questa consegna.

Caro Dio, mi ci metto anch’io tra quelli che non ti parlano mai, e che ti cercano solo per chiederti qualcosa in cambio. In cambio di cosa, poi, se a parole ti prego ma non ti offro mai niente ? Dicono che non vada bene il do ut des, ma per una profana come me, così lontana dalla tua pace,  il do ut des è almeno un modo per cercarti, un modo in più rispetto al solito niente; anche se- lo capisco- non è bello essere cercati solo per chiederti di esaudire i desideri,di sgomberare il campo dai problemi. Insomma… non suono alla porta del vicino con cui ho scambiato sì e no  quattro ‘Buongiorno e buonasera ‘in dieci anni che abito lì, non suono alla sua porta per parlargli dei miei problemi esistenziali, o per chiedergli se ha 100 mila euro di disavanzo sotto il materasso o sotto le tavelle del parquet.

Caro Dio, scusami per questo mio solito fare sconclusionato, ma in fondo tu sai che sono così, se è vero che mi hai creato e che tutto questo non è un caos da rimirare come uno zoo conservato in una sfera di cristallo sul comodino. Tu sai che sono così, certo questo non vuol dire che io non debba migliorarmi, ma in fondo sono proprio della pasta con cui tu mi hai voluto modellare; e se un essere magnifico e onnipotente come te mi ha creato così, con i miei difetti, pur potendomi fare perfetto, significa che i miei difetti hanno un loro ruolo e un loro perché nell’economia delle cose. Certo, caro Dio, magari potrei chiederti di facilitarmi nel capire quale senso abbiano tutte le mie pecche; penso che prima lo capirò prima potrò darmi da fare per valorizzare quello che mi hai messo dentro, anche se fosse un grumo fastidioso all’interno di tutto l’impasto con cui mi hai fatto.

Caro Dio, penso che ci sarebbero miliardi di cose che ti vorrei dire o chiedere, ma tutte queste cose sono scomparse come costellazioni risucchiate da buchi neri nel momento in cui mi sono assegnata questo compito di scriverti. Forse è perché di fronte alla tua grandezza tutto sembra piccolo e ci si vergogna;sì, è così, tutte le cose o i pensieri che ingarbugliano la mente durante il giorno sembrano cose da nulla da quando sto cercando di parlare con te. Mi appaiono invece più importanti cose per le quali non ho mai il tempo di fare, come guardare fuori dalla finestra e vedere che ci sono cose molto belle che non vedo mai, che non guardo mai, che non colgo mai, perché sono troppo preso da altro; o forse sono solo preso da me stesso?

Caro Dio, io di risposte non ne ho; ma penso che nemmeno tu me ne voglia dare; le risposte me le devo cercare, come ogni essere umano lungo la sua vita. E non avrebbe senso che me le fornissi già lì belle stampate su un lucido o impacchettate con tanto di grafica e animazione su un power point dal titolo ‘Questo sei tu- istruzioni per l’uso’.

Caro Dio, le risposte le vorrei avere, ma a ben pensarci forse non le sto cercando, non come si cerca qualcosa che si desidera veramente; tu sai com’è incasinata la mia vita; e non mi giustifichi- non sarebbe giusto.

Questa lettera te l’ho scritta con il cuore, anche se è un po’ strampalata e non è intera perché non contiene tutto ciò che vorrei. Ma tu sai anche il resto, anche se io non riesco a dirtelo.

Questa lettera te l’ho scritta con il cuore, e già mi sembra di sentirmi meglio; sarà che mi sono tolto un senso di colpa, sarà che forse ci siamo sfiorati per qualche momento.

Caro Dio, ora vado a guardare le stelle; poi me ne andrò a dormire. Se ci sei, e se mi ascolti, non lasciarmi solo. Il resto verrà da sé.

V.



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