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Lettera a Giovanni Sartori

Creato il 05 ottobre 2010 da Giovannipaoloferrari
Lettera a Giovanni Sartori
Caro Prof. Sartori,
accolgo con gioia e sollievo il suo sfogo dalle pagine del Corriere di giovedì 13 marzo scorso, contro quella forma di ambientalismo snaturato nella sua essenza del Partito dei Verdi italiano.
È proprio come dice Lei – professore – “i nostri Verdi fanno ridere o fanno danno”! Anche se di danni, credo, ne abbiano fatti di più e belli grossi: a partire proprio da quel travisamento del pensiero ambientalista e da quella deriva negazionista tramandataci da un’immagine della natura come qualcosa di contrapposto alla società degli uomini per finire allo scandalo della monnezza in Campania. Senza dubbio è vero che dobbiamo salvaguardare il creato dagli attacchi indiscriminati di individui non tanto avvezzi a rispettarlo, ma ciò non toglie che la natura e l’uomo sono un tutt’uno e l’uomo non fa altro che “abitare, costruire, pensare” – come direbbe Heidegger – lo spazio e il tempo adattandosi al suo habitat e modificandolo a seconda delle sue esigenze. Come Lei afferma con veemenza nel suo editoriale “il brutto non piace a nessuno, ma è irresponsabile” contrapporsi a qualsiasi cosa pur di tener duro su una linea, che non tiene conto delle esigenze del Paese e della popolazione. È evidente che la formazione politica dei Verdi, ma in generale tutto il mondo dell’associazionismo ambientalista che fa capo alla sinistra ha fallito nei suoi intenti: in primis non hanno saputo veicolare il consenso sulle stesse tematiche su cui Al Gore negli Stati Uniti ha vinto un premio Oscar e nel mondo ha vinto un Premio Nobel, facendo inserire di prepotenza in tutte le agende setting degli organismi internazionali e delle nazioni del mondo le tematiche salienti dell’ambientalismo: dal surriscaldamento del pianeta e, quindi, dai cambiamenti climatici allo sviluppo sostenibile. Attenzione: parlo come uno che di quel partito e' stato un rappresentate, anche se a livello locale e di poca importanza, ma chi parla e uno che ci credeva in quei principi di ambientalismo che avevano ispirato il partito del sole che ride e, tuttora, pur essendo deluso e disincantato ci crede! Perche' so che quei principi sono il futuro del nostro mondo! In Italia i Verdi hanno avuto circa vent’anni per far emergere questi temi, ma non ci sono riusciti finendo, addirittura, prima etichettati come formazione di estrema sinistra e, successivamente, liquefatti nella Sinistra L’Arcobaleno. Dico liquefatti, prendendo in prestito il concetto da Zygmunt Baumann: i Verdi italiani hanno rappresentato il prodotto di quella “modernità liquida”, di cui parla Baumann, dove si amalgamano le identità perdute o mai create. Quella dei Verdi fa parte della seconda categoria: dopo l’atto costitutivo del Partito non sono riusciti a creare un’identità forte, come per i Verdi tedeschi, caratterizzante e si sono persi per i meandri cupi e scuri della retorica clownesca degli episodi e nel presenzialismo di facciata oltre che nella corruzione dei vertici del partito. In sé i Verdi italiani portavano un coacervo di tendenze, pur rappresentando uno scarso 2%. Cosa vuol dire ciò: che oggi non rappresentano più niente e nessuno e per la prima volta dopo quasi due lustri andiamo a votare senza una vera forza partitica che si ispiri, per lo meno, agli ideali dell’ambientalismo. Alcuni ne saranno ben contenti, ma non credo che dall’aldilà personaggi come Gregory Bateson o, per restare in casa nostra, Alexander Langer sarebbero tanto felici della notizia. Soprattutto non sarebbero lieti di sapere che l’ambiente venga utilizzato a fini ideologici e venga considerato di sinistra o di destra.
L’ostruzionismo dei Verdi e dei movimenti ambientalisti in questi ultimi anni è stato deleterio per il Paese e per la stessa tutela e conservazione dei nostri beni culturali e dell’ambiente. Opere necessarie per far sì che l’Italia diventasse finalmente un solo Paese anche nelle infrastrutture sono state bloccate; è stata negata all’Italia di essere e diventare competitiva con le altre nazioni europee e di contribuire alla costruzione fattiva dell’Unione Europea; i grandi temi dell’ambiente sono stati trattati in termini puramente demagogici senza fornire approfondimenti all’opinione pubblica, che è stata strumentalizzata da facinorosi scalpitanti, che non aspettavano altro che creare ancor più confusione e allontanare il popolo dalla strada della riflessione; è stato precluso ogni tentativo di operare in settori energetici differenti da quello dei combustibili fossili, determinando una situazione senza precedenti negli altri Paesi europei, che vede l’Italia come un’affamata elemosinare un tozzo di pane una volta all’uno una volta all’altro; è stata negata, infine, la possibilità di far nascere e prosperare una vera cultura ambientalista dedita al rispetto e alla conservazione dell’esistente con lo sguardo rivolto al futuro e alle nuove tecnologie.
A fronte – perciò – di una forma mentis delle attuali formazioni politiche lontana dall’affrontare con serietà e competenza i gravosi e imperscrutabili dilemmi del futuro del nostro pianeta bisognerebbe fondare un nuovo movimento ambientalista che, non partendo da posizioni precostituite e preconfezionate, si ponga al di fuori dell’agorà politica per assurgere ad un ruolo di garante e di guardiano dei valori dell’ambientalismo in Italia. Già nell’infinito indicativo “fare” ci sono tutti i presupposti di un nuovo pensiero, che si sostanzia nell’azione diretta al miglioramento delle condizioni umane nel rispetto e nella tutela dell’ambiente. Dinnanzi alla staticità e allo stagnamento di – ormai – desuete formazioni politiche e associazionistiche servirebbe distinguersi con la fattività e fattibilità delle proposte, contravvenendo ad una pratica di immobilismo, che ha caratterizzato gli ultimi anni.
I punti imprescindibili di un eventuale programma potrebbero essere:
- una legislazione ambientale per principi superando l’attuale inquinamento da norme, rivisitando in quest’ottica il Testo Unico ambientale del 2006;
- campagne di sensibilizzazione su che cos'e' fare lo sviluppo sostenibile;
- campagne nazionali sul riutilizzo dei rifiuti: chiedere alle imprese di collaborare eliminando alla fonte i rifiuti superflui (riduzione del packaging);
- più incisività sull’uso delle energie alternative, obbligando i Comuni a redigere ogni anno un bilancio energetico e partecipato stabilendo dei tetti di risparmio e una pianificazione della produzione di energia eco-compatibile;
- promuovere, finanziare e sviluppare tutte le forme di energia rinnovabile;
- utilizzare maggiormente strumenti quali la valutazione d’impatto ambientale;
- la diffusione del concetto di sviluppo sostenibile nelle scuole è la base su cui fondare uno stile di vita eco-sostenibile;
- rivisitare la legislazione sulle aree protette, ritenendo pericoloso il proliferare di Parchi e di vincoli perché ciò potrebbe omologare l’intero territorio svilendo il fondamento, ovvero la conservazione di biodiversità di alcune aree di particolare pregio;
- valorizzare l’esistente: quasi il 20% del territorio nazionale italiano è protetto sulla carta, ma la realtà è cosa ben diversa;
- cercare di promuovere la realizzazione delle politiche pubbliche ambientali in termini di Parchi Nazionali compattando all'occorenza i territori interessati (Es.: Parchi Nazionali del Pollino, Cilento e Vallo di Diano e Lagonegrese-Val d'Agri-Appenino Lucano;
- avviare la riforma contenuta nel Testo Unico Ambiente sulla Autorità di bacino per la Tutela del suolo. In questo momento è tutto fermo;
- un’attenzione particolare al problema del mercato e dell’ambiente sulla scia dei principi comunitari: l’acqua è un bene pubblico e tale deve rimanere;
- maggiore attenzione ai Paesi in via di sviluppo e all’equità ponderata che è il fondamento della sostenibilità;
- la sostenibilità non è solo razionale utilizzo delle risorse energetiche ma è anche immaterialità, tutela dei beni culturali e paesaggistici in una visione non fondamentalista della conservazione e valorizzazione della natura, ovvero, i beni culturali e ambientali devono avere una funzione sociale;
- il tema del riscaldamento del Pianeta è spesso usato in chiave strumentale e superficiale, mentre si potrebbero avere maggiori benefici rispetto alla politica delle quote di abbattimento di emissioni di carbonio in atmosfera aumentando progressivamente gli investimenti per accelerare la sostituzione dei combustibili fossili con energie eco-compatibili, rinnovabili, a basso impatto ambientale;
- avviamo la rivoluzione dell’idrogeno come stanno già facendo diversi Paesi e poniamoci tra gli innovatori e precursori in questo campo;
Il problema ambientale è un problema di sensibilità, solidarietà e di buon governo. L’ambiente è la vita dell’uomo sul Pianeta, è la nostra qualità della vita. Vogliamo tutti respirare aria pulita, avere acqua sufficiente e potabile, avere trasporti efficienti e poco inquinanti, non avere rifiuti sotto casa, mangiare cibi genuini, avere meno emissioni di carbonio in atmosfera, meno disastri ecologici, meno inquinamento acustico. Tutto questo nell’ottica che il progresso e la modernità con tutto ciò che comportano e hanno comportato non possono fermarsi e dissolversi, scomparire come se non fossero mai esistiti ritornando ad una societa' primitiva: nessuno vuole tornare al mondo bucolico di Lucrezio, ma tutti vogliamo capire i veri limiti dello sviluppo senza isterismi e catastrofismi che, di certo, non aiutano la causa della tutela ambientale. Si potrebbe iniziare un nuovo ed esaltante percorso insieme a tanti il cui obiettivo potrebbe essere contribuire alla tutela dell’ambiente per una migliore qualità della vita e salvaguardare il diritto delle generazioni future ad abitare un mondo sano e vivo.

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