La verità che vogliamo
La verità che Roma sta amaramente scoprendo non deve indurre alla rassegnazione, ma far rinascere la speranza in un vero e profondo rinnovamento: una sfida a cui è chiamata la parte migliore della città – i cittadini, i partiti, le istituzioni – soprattutto il Sindaco e la sua amministrazione, su cui pesa la responsabilità di scelte che dovranno segnare il futuro della Capitale e di tutte le persone che ci vivono e ci vivranno.
Scelte che daranno risposte a chi chiede legalità – e “normalità” – solo se riusciranno davvero a superare la stagione del consociativismo, delle spartizioni, della subalternità ai tanti interessi privati, da piccoli a grandissimi. Una stagione che ha radici che affondano ben più lontano di questi ultimi anni, ben oltre gli episodi oggi sotto la lente della magistratura.
La scelta di creare un Assessorato alla Legalità di Roma Capitale è senz’altro un messaggio forte, ma non basta. E’ necessario segnare subito, con i fatti, la discontinuità con il passato, dimostrando ai cittadini che questa volta nessuna risposta sarà negata, o aggirata, e che si farà luce su tutto il passato che ha prodotto questo presente. Aggiungendo un capitolo nuovo, che archivi per sempre la politica degli affari, per ricostruire una politica al servizio dell’interesse collettivo e della qualità della vita delle persone. E per riconquistare la fiducia dei cittadini, dimostrando che si intende fare sul serio.
Vogliamo una città in cui non ci siano zone d’ombra. Bisogna avere il coraggio di raccontare ai cittadini il debito di Roma – quello corrente e quello antecedente il 2008, gestito dal commissario straordinario – e soprattutto le responsabilità di chi l’ha accumulato. Bisogna spiegare ai romani com’ è potuto accadere che si siano sperperate risorse pubbliche per opere i cui costi sono lievitati oltre ogni previsione, che oggi non si sa se e come saranno portate a termine (Metro C, Vele di Calatrava, Nuvola di Fuksas, per fare alcuni esempi). E quanto pesano sul bilancio capitolino le scelte del Piano Regolatore del 2008, a partire dalle infrastrutture per i nuovi quartieri costruiti lontano dalla città. E se e quanto costerà realizzare quei servizi che gli abitanti aspettano ancora, perché per anni nessun ha controllato che venissero rispettati i patti. E i debiti di tutte le società direttamente controllate o partecipate da Roma Capitale. E tutti i finanziamenti erogati a società e cooperative private che a vario titolo hanno lavorato per la città. Soprattutto bisogna avere il coraggio di dire la verità sugli impegni economici che ancora gravano su Roma e sui suoi cittadini, come i cosiddetti “derivati” – prestiti che richiedono pagamenti consistenti già solo per gli interessi passivi – o i “Punti Verde Qualità”, per i quali la Capitale è esposta per centinaia di milioni in quanto “garante” di imprenditori privati, oggi in gran parte spariti o inadempienti.
Vogliamo una città in cui le regole siano uguali per tutti La legalità comincia anche dal rispetto delle regole, senza cedimenti a deroghe, eccezioni, proroghe, regimi e incarichi speciali. Questa amministrazione deve cancellare il ricorso ad affidamenti diretti per qualsiasi lavoro o commessa pubblica ed indire gare e bandi con criteri e graduatorie verificabili da chiunque. Anche il patrimonio pubblico può essere dato in concessione solo con criteri certi e trasparenti. Sulla base del censimento delle proprietà comunali deve essere varata una minuziosa verifica delle posizioni degli aventi diritto a usufruirne, accertando la legittimità delle procedure, soprattutto per le proroghe delle concessioni come quelle degli immobili, degli impianti sportivi, degli alloggi, degli spazi pubblici in generale. I cittadini devono poter verificare da subito i criteri utilizzati e le reali necessità dell’amministrazione per le nomine e le assunzioni. Deve essere adottato immediatamente il criterio della rotazione obbligatoria, soprattutto per i dirigenti e il personale delle aree a più elevato rischio di corruzione.
Vogliamo una città in cui la partecipazione non sia una formula retorica, ma un rapporto costante tra istituzioni e cittadini rispetto alle scelte che riguardano il governo e l’amministrazione dei territori e dei servizi.
Vogliamo una città in cui il futuro sia un progetto, e non il risultato di strati successivi di iniziative guidate dal profitto di attori privati. Una città governata facendosi carico dei problemi di ogni giorno, e imprimendo un senso alle trasformazioni in atto. Vogliamo una città che restituisca centralità alle periferie, dignità agli ultimi, senso di orgoglio e di appartenenza a tutti i suoi cittadini.
Una città il cui simbolo torni ad essere il Progetto Fori, abbandonando la facile e ambigua grandeur delle Vele, dello Stadio e delle Olimpiadi.
Alberto Asor Rosa, Piero Bevilacqua, Anna Maria Bianchi, Carlo Cellamare, Vezio De Lucia, Vittorio Emiliani, Francesco Erbani, Enzo Scandurra
Carteinregola, Cittadinanzattiva Lazio
(per adesioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com)