Questa volta mi pongo in prima persona perché, attraverso questo sito mi chiedi spesso una mano, un consiglio, un aiuto. Io, nella maggior parte dei casi, ti rispondo. Un po’ perché fa parte del mio ruolo, quello dell’ambasciatore del burlesque in Italia. Un po’ perché comincio ad avere l’età di chi guarda con tenerezza le nuove leve.
Oggi, con questo post, cerco di aggiungere qualcosa alle mie solite risposte. Non voglio usare toni paternalistici, ti annoierei e mi annoierei anche io. Di più: non intendo darti lezioni dall’alto, perché qui abbiamo e avremo sempre da imparare entrambi. Tieni solo presente che io conosco certe cose che tu non sai semplicemente perché, il più delle volte, me ne sto nascosto dietro le quinte o comodo in platea. E da lì, vedo…
Vedo che è inutile desiderare un grande bicchiere da martini; non ti serve copiare Dita, per essere una brava burlesquer, ma ti serve essere originale.
Vedo che hai bisogno della vera passione, impossibile da inventare se il tuo obiettivo è solo apparire in tv e fare un sacco di soldi.
Vedo che ti serve la curiosità, che significa leggere, guardare, scoprire chi c’è stato prima di te e cos’ha fatto; non pensare di essere la prima al mondo a spogliarsi con la base di Why Don’t You Do Right.
Vedo che dare tutto per scontato è una pessima idea: sei proprio certa che non ci siano già 10 performer con il tuo stesso nome d’arte?
Vedo che guardare alle proprie radici è un’ottima idea: fare burlesque non significa solo fingersi una fascinosa diva americana degli anni ’40.
Vedo che non basta un boa di piume di struzzo, a fare la burlesquer; magari non sarà necessario il rigore della danza classica, ma anche imparare quest’arte richiede impegno e serietà.
Vedo che tutti, in qualunque ambito, abbiamo da imparare continuamente; e allora perché vuoi insegnare burlesque dopo aver frequentato un workshop di due pomeriggi?
Vedo che è bello, scoprire! E allora perché mi chiedi una bibliografia completa di ciò che è stato scritto in tutte le lingue su questo argomento?
Vedo che è importante avere una base tradizionale, per poi creare qualcosa di nuovo. Quindi non considerare i ventagli una cosa adatta solo a quella vecchia gallina di Sally Rand.
Vedo che ha ragione Nanni Moretti quando, in Palombella rossa, dice che le parole sono importanti. Di conseguenza non ti risponderò più, se continuerai a sbagliare la grafia della parola burlesque o di qualunque artista di fama!
Attilio Reinhardt visto da Agnès Weber, www.penombre.it
Ma vedo anche che, alla fine, mi sono dilungato e ti ho fatto la paternale. Spero mi perdonerai.
L’ho fatto solo perché spero che la prossima artista che presenterò sul palco sia tu!
Break a leg!