Magazine Cultura
Caro Vasco, se pensi che ti scriva le solite cose, che sei stato importante per la mia vita, che senza te non si può andare avanti, che sei un mito, un poeta, che sono rimasto senza fiato dalle tue dichiarazioni, scordati tutto questo!!!
Questa lettera è provocatoria lo so, ma del resto tu hai sempre usato lo strumento della provocazione...chi meglio di me può capirti? Ti parlo con quel tuo modo di esprimerti, che forse scandalizzerà i tuoi stessi fan, che intravedono in te un Dio, un mito, un punto di riferimento di uno stile di vita, di musica, di un'epoca.
Tu non sei un Dio, non sei un mito, sei solo un UOMO. Però è una bella cosa essere un uomo come gli altri, poter pensare che anche tu sei banale come gli altri, che anche tu potresti deludere, che puoi essere stanco del tuo mestiere.
Ti ho sempre seguito, ma non sono mai andato a un tuo concerto, credo che se mi lanciassi una tua maglietta o un cappellino, lo laverei subito il giorno dopo.
Purtroppo per motivi anagrafici non ho potuto partecipare al momento in cui cantavi nelle piazze, nei piccoli palasport, il momento più bello, quando eri più avvicinabile, quando per "i più" eri solo uno sbandato, non eri propriamente un Dio.
Ma i messaggi delle tue canzoni sono sempre ad effetto, servono a chi fa fatica a stare nel mondo, spesso sono testi consolatori perché la gente parla attraverso di te.
La droga o la provocazione possono essere un modo legittimo di stare al mondo, se non si trova nessuno disposto ad ascoltarti o ad amarti oppure è semplicemente un modo per farsi notare come artista. Chi trasgredisce sa di rischiare, come una corsa a ostacoli. Tu sei stato e sei, a torto o a ragione, il simbolo della ribellione giovanile e il rock ti sorregge e ti ha sempre sorretto in questa operazione.
E' chiaro che in effetti poi quando arrivano i soldi nessuno rifiuta la bella vita...tu sei diventato quello che sei diventato non solo per la tua bravura e il tuo capitare al momento giusto, ma permettimi di dire che sei anche una vittima del sistema-spettacolo. Siamo noi i tuoi carnefici, che ti hanno ridotto a un Dio...anzi, perdonami la presunzione, sono "loro" che ti hanno ridotto a un Dio, Ma capita però a tutti grandi, come Michael Jackson, Bruce Springsteen, non c'è sa stupirsi.
Ed ora il Dio si vuol prendere una pausa di riflessione e fa bene, perché a 60 anni non si può più fare il rocker....
Non sono mai andato a un tuo concerto perché sono un presuntuoso...sei troppo distante dal pubblico e non è neanche colpa tua, non ne vale la pena.Non me la sento neanche di spendere una follia per vederti in prima fila e lo faccio solo per una questione di principio, non di povertà. Mi è costato a volte fare questa scelta, lo ammetto...perché riconosco che ha poco senso considerarsi un estimatore e non andare a un concerto di una persona che per qualche momento della vita ti ha saputo dare qualcosa. Ti porterò nella mia tomba, Vasco, con questo piccolo rimpianto. Sei una persona significativa nella mia storia, è vero...ma purtroppo le condizioni "fuori" sono quelle che sono.
Sarebbe molto difficile andare a cena con te, senza i rompicoglioni attorno...Ecco vedi, non vorrei esprimermi così, ma purtroppo quando si è contesi c'è competizione e tu sei il piatto forte che si deve meritare il più scaltro, il più tenace. Sei come un posto di lavoro a tempo indeterminato....si deve sgomitare e sinceramente, le competizioni non sono il mio forte.
Io non sono tenace, sono disilluso, sono meditabondo...ma penso di avere un gran cuore.
Se avrai il coraggio di fare un concerto a 10 euro in piazza, in una piazza molto piccola, io ci sarò. Al tuo livello, qualsiasi cosa che uno fa può essere vista ancora come una provocazione.
Spero che ci sia una nuova fase sperimentale nella tua vita e soprattutto che continuerai a suonare per gli Stadio più che allo stadio! Ci siamo capiti.
Carlo Lock
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