Passione ed entusiasmo per la musica immutati negli anni e riflessioni scritte tempo fa.
Oggi, la condivisione con amiche e amici che si sono via via aggiunti.
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Cara Musica,
“cura”, “dea”, “compagna fantastica”, “scintilla in un mondo” a volte “di plastica”, oggi “ti regalo parole” e mi associo all’inno che Piero Pelù ti ha dedicato.
Non riesco a immaginare una giornata senza lettura, allo stesso modo non concepisco una vita senza musica. Classica, pop, rock, jazz, non importa: tu scandisci il mio presente, ma nascondi anche momenti del passato che è possibile vedere e sentire riaffiorare, malinconici o allegri, abbandonandomi a melodie e testi.
Come è cambiato oggi il modo di ascoltarti!
Ricordo gli anni del Liceo. Nel pomeriggio, appuntamento nella casa di questo o quel compagno dopo avere studiato (talvolta anche in sostituzione dello studio!) per ascoltare il successo del momento. Il vinile spesso gracchiava sotto la puntina sporca o consunta. E si parlava, si cantava insieme, si leggevano i testi dei brani italiani o inglesi che erano stampati sulle custodie del long playing.
Istanti importanti di grande condivisione, tutti riuniti attorno all’immagine rivisitata di un focolare. La piastra riscaldava l’atmosfera.
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Risalgo con la memoria a qualche anno addietro…
Chi non ricorda il famoso mangiacassette portatile, la matita usata per riavvolgere il nastro che puntualmente si aggrovigliava dopo l’ennesimo ascolto,
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o, prima ancora, l’ormai mitico mangiadischi che graffiava regolarmente tutti i 45 giri? Una scatola di plastica colorata con una fessura – qualcuno di noi l’aveva battezzata “grosso salvadanaio” – e una manopola: s’infilava il vinile e via! La festa poteva iniziare ovunque si fosse.
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Così tu, Musica, eri sempre con noi, con il gruppo: nel salotto di una casa, in un giardino, durante una passeggiata in montagna o in campagna, sotto l’ombrellone al mare.
Cara Musica, eri forza aggregante, e tale per me sei rimasta.
Oggi sono arrivate cuffie e cuffiette e, cara Musica, sei diventata in sostanza un fatto privato.
Si ascolta l’iPod mentre si cammina o si fa footing; anche a bordo piscina o in spiaggia, tra amici, ognuno ha i propri auricolari, per non disturbare, si dice; inserirli nelle orecchie è uno dei primi gesti degli studenti a scuola allo squillo della campanella dell’ultima ora di lezione.
E che dire delle gite scolastiche?
Ricordo le prime, in cui ero prof accompagnatore.
In pullman si domandava al conducente d’inserire le cassette nell’apposito lettore; qualche anno più tardi sarebbe toccato ai CD. I ragazzi e le ragazze aspettavano in piedi, tra le due file dei sedili, per chiedere di ascoltare la band di successo, il cantante di moda con l’approvazione o le proteste del resto della comitiva poiché le note si diffondevano nell’intero abitacolo.
Cara Musica, anche in quei momenti, bellissimi, eri condivisione. Tutti, o quasi, canticchiavano, a volte cantavano a squarciagola, spesso si muovevano al ritmo del suono.
Atmosfera, allegria, aggregazione …
Ora, anche su un pullman, ognuno è sprofondato nel proprio sedile con cuffietta e iPod.
Silenzio apparente, canzoni nel cervello: cara Musica, sei diventata un fatto individuale. Sempre più frequentemente sei isolata, introiettata. Segno dei tempi? E sei spogliata di quel senso di esteriorizzazione che, per noi “ragazzi degli anni ’50 e ‘60”, è una tua prerogativa.
Ecco perché ancora oggi per esempio in casa, anche quando sono sola, che sia un momento di relax o di lavoro, inserisco un CD nello stereo o accendo la radio; mi piace che le stanze si riempiano di note, che il suono si diffonda e che “tu (Musica) mi ritrovi qua”.
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Dea Musica con Piero Pelù
https://primulablogdotcom1.files.wordpress.com/2016/02/04-dea-musica.mp3