Oggi ho risposto a cinque e-mail che mi chiedevano la stessa cosa. Di solito non è la prima domanda che mi viene fatta quando parlo dei miei viaggi. Quasi sempre ci vuole un po’ di tempo per prendere confidenza, un paio di chiacchere per spaccare il ghiaccio, ma poi arriva sempre. “Quanti soldi servono?” sembra essere il quesito da un milione di dollari. I soldi servono e sembrano essere sempre più difficili da trovare, non lo nego. Tutti vogliono saperlo, tutti sono alla ricerca del segreto che chi ha lasciato casa propria per viaggiare sembra custodire con così tanta cura. E io ve lo dico quanto guadagno, quando spendo, con quanto sono partito, che lavoro faccio, non c’è un segreto. Il problema è che voi, questo, non volete saperlo.
Uno dei punti chiave di questo blog è il tentativo di ispirare, di convincere chi è incerto a partire, tramite racconti di viaggi fatti con poco e informazioni che possono far risparmiare molti soldi. Queste informazioni provengono sia dall’esperienza diretta, che da ricerche che sia io, sia chiunque altro scriva su queste pagine, facciamo in primo luogo per interesse personale, e poi decidiamo di condividere. Quando scrivo come ottenere dei visti, è perché di quei visti ne ho bisogno io, non perché sono ricercati su Google. Quando Lorenzo vi spiega come trasferirvi a Londra senza rovinarvi, è perché prima di tutti quei trucchetti li ha dovuti trovare lui. E lo stesso vale per tutto il resto, non ci sono segreti, qui, se scopriamo un metodo per stare per strada un giorno in più, ve lo raccontiamo. Questo, giustamente, non basta. “Ma quanti soldi ci vogliono?” è la domanda che continua a martellare. E lo capisco, senza soldi non ci si muove.
Il problema però è un altro, di cui mi sono reso conto con il tempo. La realtà, infatti, è che chi mi pone la famigerata domanda si aspetta già una risposta. “Ho vinto al superenalotto”, “Ho ricevuto un eredità”, “Sono un narcotrafficante”. Chi mi chiede dei soldi, vorrebbe sentirsi dire che ce ne voglio tanti, tantissimi, così da poter dire “Eh, vabbè, facile così”, poter tornare all’interno della propria bolla di sicurezza, e continuare a pensare che tutto ciò che è là fuori, non è raggiungibile. Che sarebbe bello, ma non si può fare se non si è, in qualche modo, privilegiati.
Quando però la risposta arriva, c’è chi rimane spiazzato. “Con una ventina di euro al giorno giri mezzo mondo”. Ci vuole un attimo. Ci si rende conto che la scusa che si tentava di fa sopravvivere non esiste più. “E adesso cos’è che ti blocca?”
A questa domanda, io, non ho mai ricevuto risposta.