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Lettera aperta ai cittadini

Creato il 24 marzo 2010 da Dallomoantonella

   Lettera aperta  ai cittadini

  Carissimi,  sono un’insegnante che come voi tra qualche giorno sarà chiamata ad  esprimere  il proprio voto alle urne.

In questo periodo   pre-elettorale  nelle nostre piazze e su i nostri canali di informazione  si sono sentite ogni genere  di  dichiarazioni e di slogan propagandistici (nonostante l’oscuramento  mediatico imposto dal governo  secondo un presumibile  rispetto della legge sulla par-condicio);  

Bersani,  l’ultimo prescelto dal cilindro della militanza di sinistra, sostiene che si occuperà  finalmente dei problemi reali  sottolineando   l’atteggiamento  aggressivo/nervoso  del premier  che come sempre obbliga l’opinione pubblica a doversi occupare delle sue beghe private anziché dei problemi del Paese; Bossi, vera espressione di forza popolare per quanto discutibile, garantisce per l’ennesima volta  il compimento definitivo e fattivo del Federalismo,  senza il quale l’Italia non può avere futuro, abbandonata a se stessa nello sperpero del denaro pubblico;   Bonino, appena tacciata di violenza e di comportamento scorretto nei confronti della Polverini, intende impegnarsi   sul fronte del rispetto delle regole, della trasparenza,  del coinvolgimento dei cittadini e della  valorizzazione del potenziale degli immigrati; Casini, l’ultimo novello acquisto del PD,   dice di sé: “ Io sono con la maggioranza silenziosa degli italiani, quelli che non vanno in piazza, quelli che vogliono che cambi la politica italiana, quelli che sono profondamente seccati perché la politica è distante dalla domande che loro formulano giornalmente; lo spot scelto da  Di Pietro, l’orco nero  della politica italiana, invece  così recita: “Il futuro è il posto dove vivremo il resto della nostra vita, in cui i nostri figli e nipoti cresceranno, in cui questo Paese dovrà svilupparsi e ritornare competitivo. Il nostro partito,  i cittadini, i movimenti che lo seguono devono pensare al futuro, progettarlo, gettarne le basi. In Italia manca un’idea del futuro industriale, economico, ambientale, energetico del Paese. E chi non pensa al futuro lo subirà, accetterà sempre quello che gli verrà prospettato sotto la parola magica: “emergenza”; Forza Nuova (anche la destra  non rinuncia al  proprio radicalismo identitario)  ci vuole tutelare  da una politica di integrazione razziale  utopica e catastrofica, priva di regole e selvaggia,  che ci sta portando di fatto sull’orlo dello scontro sociale;  la Destra di Storace  promette  politiche sociali serie, a partire dall’’impegno profuso in particolare nella sanità dal capolista, nel periodo della sua presidenza della Regione Lazio,  nonché  dalle indicazioni programmatiche per restituire innovazione sociale al nuovo governo.

Berlusconi  vuole naturalmente distinguersi  e  sfondare ogni genere di aspettativa  ordinaria, lanciando annunci di impostazione messianica, promettendo che il suo partito, o meglio, il suo popolo, grazie all’opera di ricercatori virtuosi e grazie ai suoi fedelissimi collaboratori nonché amici (perché il suo è il partito dell’amore, di quello che non odia, non ha invidie e non sperpera parole al vento…),   sarà guarito presto  dalla paura innominabile del cancro e  la vita media si allungherà fino a centoventi anni; peccato che contemporaneamente taccia la forza della polizia di Stato di incompetenza e di devianze alcoliche (vedi l’articolo di Maccari, segretario generale del COISP );  la stessa Chiesa non  rinuncia  ad  esprimere  il suo pensiero  rilanciando lo zoccolo duro  della difesa della vita contro coloro che  hanno fatto al contrario passare l’aborto…mettendo dunque drasticamente in guardia dal votare la sinistra. Peccato che quando c’è da mettere a posto i suoi ministri  accusati dell’orribilissimo crimine di pedofilia,   alza SOLO  un dito per far sentire in modo  evidentemente  inadeguato la propria voce. (…)

Amici carissimi, adesso basta, basta spot, slogan, demagogia, populismo, chiacchiere, eresie, filastrocche, incantesimi e  sfere magiche.

Facciamo un po’ di silenzio,  se non proprio silenzio, almeno un po’ d’ordine  intorno a noi, nella nostra sfera mentale e fisica;  bisogna andare a votare, ma che cosa?

Di sicuro abbiamo bisogno di facce nuove, di energie giovani e pulsanti, magari accanto ai vecchi leader, ai grandi  movimenti della  politica  che un po’  d’acqua sotto i ponti l’hanno vista passare…

Si potrebbe molto pacatamente riconoscere che ognuno di questi rappresentanti  della politica italiana  avrebbe, anzi ha, una piccola parte di  verità  da  propinarci, da sventolarci sotto il naso, e che ognuno di noi  potrebbe trovare all’interno di un qualche programma  la  propria parola vincente e costruttiva.

  Ma la cosa che più invece tutto sommato  mi preoccupa, non è la mancanza di programmi (che ci sono), o la mancanza di uomini (che ci sarebbero), o la mancanza di fondi (che si potrebbero trovare); è proprio  la mancanza  di  fiducia in un sistema che dimostra appunto di non funzionare.

Diciamo la verità,  nessuno più di noi  può credere seriamente che   quelli che finiranno per andare al governo  saranno poi migliori degli altri, capaci  di conservare la loro integrità e la loro dignità di uomini semplici, di uomini veri (sempre che lo si sia stati uomini di tal natura) che saranno stati scelti ed eletti per uno scopo sociale e collettivo.

Siamo tutti convinti  che quella dei politicanti  è una categoria tutta di ladri, malfattori e corrotti;  quelli che invece non si lasciano guastare è solo perché non contano o contano talmente poco da non venire agganciati nelle maglie   della corruzione prima ancora  che diventi perversione e scandalo.

Ne siamo convinti perché anche noi, dopotutto, popolo elettore,  apparteniamo alla stessa razza; ma sì, anche noi messi al loro posto faremmo lo stesso o di peggio, perché non siamo certo fessi o dei grulli o degli squaraquaqua…

Ma poi è il sistema  elettorale stesso che è, come dire, claudicante;  il singolo non è che un numero che deve solo preoccuparsi  di non schiacciare i piedi al capo branco e che deve sapersi tenere nelle fila esattamente come un cane da guardia  che deve servire il proprio padrone, se vuole continuare ad avere la ciotola piena…

NO, NON E’ VERO!  Una parte di me ancora non ha rinunciato alla speranza, anche se  La sinistra che tutti vorremmo vedere non c’è perchè non c’è,  non perchè  c’è  ma sta nascosta. Credo  che questa idea di Buon Governo  esprima un’idea di perfezione  che richiederebbe   l’impegno dei singoli come dei molti, ossia richiederebbe  la capacità  di tradurre in prassi, ossia in storia, il perseguimento del Bene. Nella realtà abbiamo solo i singoli  che non riescono a fare la collettività  operante;   non riusciamo a fare questo unicum  sinergetico ed unitario  perchè fin dalla culla  veniamo cresciuti dentro una mentalità   individualista  ed  in lotta  contro tutto e contro tutti. Ma dentro di noi rimane profonda e mai risolta  questa nostalgia  del bisogno d’essere solidari che aspetta solo di fiorire come uno, dieci, cento  germogli a primavera.

Vorrei che si riuscisse a vomitare  tutto lo schifo  che ci  rimonta  da dentro, dallo stomaco;  è qui che io vivo, che noi viviamo;  è qui che dobbiamo  passare con le persone che  amiamo il resto della nostra  vita.  Vorrei  potere chiudere gli occhi e svegliarmi in una realtà diversa;  sono  disposta a  rinunciare a tutte le mie  comodità superflue   pur di non sentire più le solite palle, le solite mediocrità, la solita squallida litania…

  Gli occhi non si chiudono, rimangono sbarrati  nel silenzio sospesi nel tempo dell’attesa,  di questa lunga attesa senza fine,  dove si rimane ancora in piedi  non si capisce per quale forza, con quale energia, per quale temporaneo miracolo.

Altro che sconfiggere il cancro! Il cancro è questa vita senza più speranze, è la nostra quotidianità senza più candore, senza più entusiasmo, è il sorriso dei nostri bambini senza un futuro  che non riesce più a risollevarci, è la condanna senza via d’uscita ad un lavoro (quando c’è) che ci fa schiavi, solo semplici schiavi, parti di un ingranaggio  che va sempre più al ribasso e che ci vede destinati  alla soppressione ed alla sostituzione progressiva, come numeri in scadenza…

Non voglio vivere fino a 120 anni avendo però perso  la capacità di sorridere. Non m’interessa mummificarmi, stare qui a qualunque costo solo per vedere gli altri che passano stesi prima di me…Mi andrebbe bene  morire anche domani se sapessi che oggi  potrò realizzare la cosa più importante della mia vita. Mi basterebbe. Non chiederei nulla di più.   Non conta forse più un giorno solo da leone che cento da pecora? NON INTENDO QUEL LEONE, quel mangiatore di uomini che poi è finito sbranato dalle iene  di turno; per leone intendo semplicemente la personale capacità di diventare uomini liberi di fatto e non asserviti a qualcosa o a qualcuno, ossia l’esercizio comune, cristallino e turgido del proprio libero arbitrio. La capacità in definitiva  innanzitutto d’avere un pensiero personale e quindi di rispettarlo.

Credo di non avere più tempo d’attendere, come non hanno più  avuto tempo gli immigrati che dalle loro terre ci raggiungono sui traghetti della disperazione, o non hanno più avuto tempo le madri che hanno deciso di abortire un figlio senza allegria, o non hanno più  avuto tempo i nostri emarginati  che si lasciano mettere da parte più o meno silenziosamente e nell’assoluto anonimato.

Quando finirà questa corsa verso la follia ed il caos  totale?

  Anima benedetta,  non lasciare che io mi spenga  e mi lasci affogare in questa melma; risollevami, dammi una sola spinta   per  ricaricarmi,  ma che sia quella giusta, quella determinante, quella che mi serve per davvero;  solo così  riuscirò a non perdermi  e non avrò buttato  via  quello che non è giusto distruggere. Tu lo sai che io sono una che vuole lottare. Tu lo sai che io combatto, ho sempre combattuto. Alimenta  le armi giuste ed io le userò; queste armi si chiamano  uso della ragione, uso del buonsenso, uso della legge, uso del coraggio, uso del tempo.

Una cittadina

 


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