Carissimi, sono un’insegnante che come voi tra qualche giorno sarà chiamata ad esprimere il proprio voto alle urne.
In questo periodo pre-elettorale nelle nostre piazze e su i nostri canali di informazione si sono sentite ogni genere di dichiarazioni e di slogan propagandistici (nonostante l’oscuramento mediatico imposto dal governo secondo un presumibile rispetto della legge sulla par-condicio);
Bersani, l’ultimo prescelto dal cilindro della militanza di sinistra, sostiene che si occuperà finalmente dei problemi reali sottolineando l’atteggiamento aggressivo/nervoso del premier che come sempre obbliga l’opinione pubblica a doversi occupare delle sue beghe private anziché dei problemi del Paese; Bossi, vera espressione di forza popolare per quanto discutibile, garantisce per l’ennesima volta il compimento definitivo e fattivo del Federalismo, senza il quale l’Italia non può avere futuro, abbandonata a se stessa nello sperpero del denaro pubblico; Bonino, appena tacciata di violenza e di comportamento scorretto nei confronti della Polverini, intende impegnarsi sul fronte del rispetto delle regole, della trasparenza, del coinvolgimento dei cittadini e della valorizzazione del potenziale degli immigrati; Casini, l’ultimo novello acquisto del PD, dice di sé: “ Io sono con la maggioranza silenziosa degli italiani, quelli che non vanno in piazza, quelli che vogliono che cambi la politica italiana, quelli che sono profondamente seccati perché la politica è distante dalla domande che loro formulano giornalmente; lo spot scelto da Di Pietro, l’orco nero della politica italiana, invece così recita: “Il futuro è il posto dove vivremo il resto della nostra vita, in cui i nostri figli e nipoti cresceranno, in cui questo Paese dovrà svilupparsi e ritornare competitivo. Il nostro partito, i cittadini, i movimenti che lo seguono devono pensare al futuro, progettarlo, gettarne le basi. In Italia manca un’idea del futuro industriale, economico, ambientale, energetico del Paese. E chi non pensa al futuro lo subirà, accetterà sempre quello che gli verrà prospettato sotto la parola magica: “emergenza”; Forza Nuova (anche la destra non rinuncia al proprio radicalismo identitario) ci vuole tutelare da una politica di integrazione razziale utopica e catastrofica, priva di regole e selvaggia, che ci sta portando di fatto sull’orlo dello scontro sociale; la Destra di Storace promette politiche sociali serie, a partire dall’’impegno profuso in particolare nella sanità dal capolista, nel periodo della sua presidenza della Regione Lazio, nonché dalle indicazioni programmatiche per restituire innovazione sociale al nuovo governo.
Berlusconi vuole naturalmente distinguersi e sfondare ogni genere di aspettativa ordinaria, lanciando annunci di impostazione messianica, promettendo che il suo partito, o meglio, il suo popolo, grazie all’opera di ricercatori virtuosi e grazie ai suoi fedelissimi collaboratori nonché amici (perché il suo è il partito dell’amore, di quello che non odia, non ha invidie e non sperpera parole al vento…), sarà guarito presto dalla paura innominabile del cancro e la vita media si allungherà fino a centoventi anni; peccato che contemporaneamente taccia la forza della polizia di Stato di incompetenza e di devianze alcoliche (vedi l’articolo di Maccari, segretario generale del COISP ); la stessa Chiesa non rinuncia ad esprimere il suo pensiero rilanciando lo zoccolo duro della difesa della vita contro coloro che hanno fatto al contrario passare l’aborto…mettendo dunque drasticamente in guardia dal votare la sinistra. Peccato che quando c’è da mettere a posto i suoi ministri accusati dell’orribilissimo crimine di pedofilia, alza SOLO un dito per far sentire in modo evidentemente inadeguato la propria voce. (…)
Amici carissimi, adesso basta, basta spot, slogan, demagogia, populismo, chiacchiere, eresie, filastrocche, incantesimi e sfere magiche.
Facciamo un po’ di silenzio, se non proprio silenzio, almeno un po’ d’ordine intorno a noi, nella nostra sfera mentale e fisica; bisogna andare a votare, ma che cosa?
Di sicuro abbiamo bisogno di facce nuove, di energie giovani e pulsanti, magari accanto ai vecchi leader, ai grandi movimenti della politica che un po’ d’acqua sotto i ponti l’hanno vista passare…
Si potrebbe molto pacatamente riconoscere che ognuno di questi rappresentanti della politica italiana avrebbe, anzi ha, una piccola parte di verità da propinarci, da sventolarci sotto il naso, e che ognuno di noi potrebbe trovare all’interno di un qualche programma la propria parola vincente e costruttiva.
Ma la cosa che più invece tutto sommato mi preoccupa, non è la mancanza di programmi (che ci sono), o la mancanza di uomini (che ci sarebbero), o la mancanza di fondi (che si potrebbero trovare); è proprio la mancanza di fiducia in un sistema che dimostra appunto di non funzionare.
Diciamo la verità, nessuno più di noi può credere seriamente che quelli che finiranno per andare al governo saranno poi migliori degli altri, capaci di conservare la loro integrità e la loro dignità di uomini semplici, di uomini veri (sempre che lo si sia stati uomini di tal natura) che saranno stati scelti ed eletti per uno scopo sociale e collettivo.
Siamo tutti convinti che quella dei politicanti è una categoria tutta di ladri, malfattori e corrotti; quelli che invece non si lasciano guastare è solo perché non contano o contano talmente poco da non venire agganciati nelle maglie della corruzione prima ancora che diventi perversione e scandalo.
Ne siamo convinti perché anche noi, dopotutto, popolo elettore, apparteniamo alla stessa razza; ma sì, anche noi messi al loro posto faremmo lo stesso o di peggio, perché non siamo certo fessi o dei grulli o degli squaraquaqua…
Ma poi è il sistema elettorale stesso che è, come dire, claudicante; il singolo non è che un numero che deve solo preoccuparsi di non schiacciare i piedi al capo branco e che deve sapersi tenere nelle fila esattamente come un cane da guardia che deve servire il proprio padrone, se vuole continuare ad avere la ciotola piena…
NO, NON E’ VERO! Una parte di me ancora non ha rinunciato alla speranza, anche se La sinistra che tutti vorremmo vedere non c’è perchè non c’è, non perchè c’è ma sta nascosta. Credo che questa idea di Buon Governo esprima un’idea di perfezione che richiederebbe l’impegno dei singoli come dei molti, ossia richiederebbe la capacità di tradurre in prassi, ossia in storia, il perseguimento del Bene. Nella realtà abbiamo solo i singoli che non riescono a fare la collettività operante; non riusciamo a fare questo unicum sinergetico ed unitario perchè fin dalla culla veniamo cresciuti dentro una mentalità individualista ed in lotta contro tutto e contro tutti. Ma dentro di noi rimane profonda e mai risolta questa nostalgia del bisogno d’essere solidari che aspetta solo di fiorire come uno, dieci, cento germogli a primavera.
Vorrei che si riuscisse a vomitare tutto lo schifo che ci rimonta da dentro, dallo stomaco; è qui che io vivo, che noi viviamo; è qui che dobbiamo passare con le persone che amiamo il resto della nostra vita. Vorrei potere chiudere gli occhi e svegliarmi in una realtà diversa; sono disposta a rinunciare a tutte le mie comodità superflue pur di non sentire più le solite palle, le solite mediocrità, la solita squallida litania…
Gli occhi non si chiudono, rimangono sbarrati nel silenzio sospesi nel tempo dell’attesa, di questa lunga attesa senza fine, dove si rimane ancora in piedi non si capisce per quale forza, con quale energia, per quale temporaneo miracolo.
Altro che sconfiggere il cancro! Il cancro è questa vita senza più speranze, è la nostra quotidianità senza più candore, senza più entusiasmo, è il sorriso dei nostri bambini senza un futuro che non riesce più a risollevarci, è la condanna senza via d’uscita ad un lavoro (quando c’è) che ci fa schiavi, solo semplici schiavi, parti di un ingranaggio che va sempre più al ribasso e che ci vede destinati alla soppressione ed alla sostituzione progressiva, come numeri in scadenza…
Non voglio vivere fino a 120 anni avendo però perso la capacità di sorridere. Non m’interessa mummificarmi, stare qui a qualunque costo solo per vedere gli altri che passano stesi prima di me…Mi andrebbe bene morire anche domani se sapessi che oggi potrò realizzare la cosa più importante della mia vita. Mi basterebbe. Non chiederei nulla di più. Non conta forse più un giorno solo da leone che cento da pecora? NON INTENDO QUEL LEONE, quel mangiatore di uomini che poi è finito sbranato dalle iene di turno; per leone intendo semplicemente la personale capacità di diventare uomini liberi di fatto e non asserviti a qualcosa o a qualcuno, ossia l’esercizio comune, cristallino e turgido del proprio libero arbitrio. La capacità in definitiva innanzitutto d’avere un pensiero personale e quindi di rispettarlo.
Credo di non avere più tempo d’attendere, come non hanno più avuto tempo gli immigrati che dalle loro terre ci raggiungono sui traghetti della disperazione, o non hanno più avuto tempo le madri che hanno deciso di abortire un figlio senza allegria, o non hanno più avuto tempo i nostri emarginati che si lasciano mettere da parte più o meno silenziosamente e nell’assoluto anonimato.
Quando finirà questa corsa verso la follia ed il caos totale?
Anima benedetta, non lasciare che io mi spenga e mi lasci affogare in questa melma; risollevami, dammi una sola spinta per ricaricarmi, ma che sia quella giusta, quella determinante, quella che mi serve per davvero; solo così riuscirò a non perdermi e non avrò buttato via quello che non è giusto distruggere. Tu lo sai che io sono una che vuole lottare. Tu lo sai che io combatto, ho sempre combattuto. Alimenta le armi giuste ed io le userò; queste armi si chiamano uso della ragione, uso del buonsenso, uso della legge, uso del coraggio, uso del tempo.
Una cittadina