Che dietro l'affare Xylella ci sia un gran raggiro ordito dall'intreccio di interessi economici di baroni universitari, burocrati, politici e multinazionali non è una gran novità. Tanti sono gli indizi che ci convincono come dietro a quanto accade intorno alla questione xylella c'è del marcio, che l'aggressione alla terra salentina è un'aggressione terroristica. La stessa totale assenza di evidenze scientifiche che possano dimostrare come il fenomeno dell'essiccamento rapido degli olivi dipenda dal batterio fastidioso, apre scenari inquietanti. Primo tra tutti, il più immediato, l'orrore della eradicazione di decine di migliaia, centinaia di migliaia di alberi di olivo. Ma lasciate che ve lo dica, cari e fraterni amici salentini, ve la siete cercata.
Quest'anno compio 30 anni di lavoro in giro per tutto i salento e sono 30 anni che assisto alla peggiore delle incurie, alla più becera lassezza nella gestione dei terreni. Possono testimoniare tanti miei clienti disseminati in tutto il salento, quante volte in trent'anni ho fotografato il salento come se fosse una "death valley". Eppure questa terra è la mia terra, terra di Puglia che da buon pugliese non posso fare a meno di amare di un amore smisurato. Lo stesso smisurato amore che nutro per ogni albero di olivo come per ogni filo d'erba che cresce sul nostro suolo. Pur provenendo dalla bassa murgia, mi sento in buona parte salentino, uno di voi, un vostro fratello di terra e di sangue.
Ho sempre viva l'immagine che si rinnova di anno in anno, soprattutto quanto arriva la primavera e fino a buona parte dell'autunno, dell'abbandono che attraversa le vostre terre, dei cespugli rotolanti al vento di scirocco che attraversano fondi abbandonati e strade dissestate. I campi incolti e l'erba gialla, rinsecchita dagli erbicidi, perché così si fa prima, si spendono meno soldi e si affranca la fatica necessaria alla cura. Una immagine che compone uno scenario desolante. Tanto, se servono legumi, verdura, frutta e ogni sorta di "ben-di-dio" da portare in tavola, basta andare in uno dei tanti, e sempre più numerosi centri commerciali diffusi in tutto il Salento come non ce ne sono in nessuna altra parte d'Italia. Un quadro che spesso mi ha lasciato pensare come le grandi catene di distribuzione alimentari (e non solo!) hanno visto nel Salento, sin dai primi anni ottanta, una gran bella vacca da mungere, anzi da sfruttare, senza pietà.
Vero è che con la compiacenza della politica, hanno circondato la capitale del Salento e ogni anche più piccolo centro abitato, di centri commerciali, erodendo la campagna e seminando ovunque asfalto e cemento, fino a desertificare il cuore pulsante dei centri abitati e fino a raggiungere il cuore, l'anima di ogni salentino, rendendola arida e insensibile, sterile come sta diventando oggi la vostra terra. E così nei nostri paesi non c'è più un centro in cui ci si incontra, si fa agorà, folklore, si trasmettono secolari le tradizioni, anche quelle contadine cariche di saggezza eterna, che vanno sempre più perdendosi irrimediabilmente. Con l'illusione del progresso e con la giaculatoria della "taranta" quale vessillo identitario da tutelare, è stato ordito il peggiore dei raggiri, siete stati svuotati di contenuti, derubati dell'anima. Tutto è immagine, mera immagine priva di essenza.
Purtroppo, nelle condizioni culturali e direi soprattutto coscienziali in cui versa questa terra, chi ha pensato di far quattrini sulla vostra pelle e con ogni sorta di speculazione (da quella edilizia all'industria prontamente fuggita via dopo aver preso il bottino, dalla speculazione sulle colture intensive a quella degli agrofarmaci) per soddisfare le esigenze dei mercati (non certamente le necessità umane), hanno trovato terreno fertile per i loro loschi affari, ordendo un vero e proprio ricatto, una truffa in pieno stile mafioso. Non permettete mai più che tutto ciò accada!
Come al solito, ed è nella natura delle cose, le colpe dei genitori ricadono sui figli. E' amaro dirlo e ammetterlo, ma è così. Noi e quelli più giovani di noi stiamo pagando per l'ignavia dei nostri genitori arresi alle facili chimere. E per riscattare la nostra esistenza, la nostra dignità, il nostro lavoro, la nostra terra non abbiamo latra possibilità che lottare, a denti stretti, senza sosta e soprattutto cambiare radicalmente e profondamente modalità di esistenza. Ecco che per quanto umanamente abbiano dei limiti, tutti coloro che già da sempre s'impegnano e lottano per la vostra terra, per un'agricoltura fatta oltre che con amore anche con coscienza, movimenti e associazioni come Spazi Popolari, rappresentano un seme, un virgulto di nuova vita per questo riscatto. Semi che vanno curati. Non lasciateli soli. Non lasciatevi soli. Siate Uno!
Impediamo con tutte le nostre forze che calpestino la nostra dignità, il nostro lavoro, la nostra terra, la nostra stessa vita. Impediamo l'olocausto che sta per compiersi.