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Lettera aperta alle/ai giovani manifestanti

Creato il 04 ottobre 2013 da Cronachedallalibreria @MarinoBuzzi
Cari ragazzi, vi scrivo a titolo personale, alle spalle non c’è l’azienda, non ci sono i colleghi. Ci sono solo io, Marino Buzzi, libraio alla IBS di Bologna. La stessa libreria che per ben due volte è stata oggetto della vostra rabbia. Una rabbia che capisco e condivido. Siamo tutti soggetti, ogni giorno, a piccole e grandi ingiustizie. Il senso di frustrazione cresce quotidianamente, è palpabile fra la gente. Questa rabbia, con la crisi economica, ha avuto spesso il sopravvento sula ragione. So che probabilmente leggerete queste parole con diffidenza, alla vostra età il desiderio di cambiare le cose, di fare la “rivoluzione” è forte ed è un bene che sia così. Il mondo cambia grazie alle nuove generazioni. Ma è compito, credo, delle generazioni che vi hanno preceduto cercare un punto d’incontro per discutere e capire i motivi della vostra rabbia. Lasciate che vi dica subito che non approvo i gesti che avete compiuto verso la libreria. Non è sporcando le vetrine che si cambiano le cose e neppure offendendo i miei colleghi e le mie colleghe, è una questione di civiltà, la violenza non è mai giustificabile. Sarebbe bastato chiedere un incontro con la direttrice del punto vendita, informarsi e chiedere spiegazioni sul caro libri. L’altra volta uno di voi mi ha detto che noi speculiamo sul prezzo dei libri. Noi non decidiamo nulla, i libri hanno un prezzo deciso dalle case editrici, non siamo noi librai a scegliere il prezzo dei libri. Noi offriamo un servizio, un servizio che, ovviamente, ha dei costi. Inoltre vendiamo anche libri usati scontati al 40% del prezzo di copertina. Dietro ogni singolo libro che arriva in libreria c’è un lavoro enorme compiuto da ognuno di noi. Mi spiace che la vostra generazione sia quella che si trova ad avere a che fare con una crisi violenta e orribile che colpisce soprattutto i ceti più deboli. Io sono figlio di operaio, ho cominciato a lavorare all’età di 14 anni e so bene quanta sofferenza ci sia nell’ingiustizia sociale che troppe donne e troppi uomini, troppe famiglie, di qualsiasi orientamento politico, religioso, sessuale e appartenenti a qualsiasi etnia, sono costrette a vivere sulle proprie spalle. Ma non è infilandosi una maschera che si cambiano le cose. Avete fatto l’errore di colpire dei pesci piccoli, lavoratrici e lavoratori che, a loro volta, hanno delle famiglie alle spalle e cercano di fare al meglio il proprio lavoro. Chi opera nel settore della cultura sa quanto sia difficile continuare a fare il proprio mestiere. È così, purtroppo, in tutti i campi culturali, che si tratti di cinema, teatro, musica, libri o arte. Vi chiedo di cercare di riflettere e di trovare un mezzo per le vostre proteste che non vada a rovinare il lavoro di tante persone. Chi vi scrive non è un servo del potere, questa lettera nasce dal desiderio di trovare un punto d’incontro con voi, magari di studiare un modo per uscire, tutti insieme, dal problema del caro libri. Vorrei che non ci vedeste come dei nemici, vorrei che capiste le tante difficoltà che anche noi dobbiamo fronteggiare ogni giorno per non soccombere a un mercato che troppo spesso non capiamo e non accettiamo. Buttare tutto nel calderone, considerare “gli altri” solo come dei nemici e non come degli esseri umani che cercano di arrivare alla fine della giornata, non rende giustizia alla vostra intelligenza. Da ragazze e ragazzi giovani come voi mi aspetto spirito critico, mi aspetto che cerchiate la verità e non solo un facile mezzo per sfogare la vostra rabbia. Buttate quelle maschere, gettate il simbolo di un personaggio che sceglie la violenza per cambiare le cose. Funziona bene al cinema o nei fumetti, molto meno nella realtà. Ispiratevi ad altri grandi della storia che hanno fatto della non violenza la propria bandiera e, alla fine, hanno ottenuto quelle rivoluzioni culturali e sociali che sognavano. Marino Buzzi Un libraio.

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