Rimangono alcuni fatti importanti da chiarire, dopo aver ascoltato trombe e campane da campagna elettorale sulla frutticoltura e l’agricoltura trentina.
Parlo della viticoltura, che un po’ conosco da agricoltore e insegnante.
Vi invito a riflettere con dati micro, ma precisi.
Le buone pratiche agronomiche, i cambiamenti, prendono piede spesso in silenzio: noi agricoltori siamo i primi a conoscere i pericoli dei “pesticidi”.
Principi attivi e veleni cancerogeni e mortali che si sono usati negli anni del dopoguerra, fino a una ventina di anni fa, sono banditi.
I protocolli d’intesa per la produzione viticola integrata sono rispettati. I controlli sull’uva vendemmiata sono precisi e severi.
Abbiamo eliminato da anni il principio attivo “mancozeb” come anticrittogamico.
Siamo in tanti a non usare insetticidi e a rispettare piante, animali e insetti utili. Da molti anni in viticoltura i feromoni hanno sostituito i veleni nella lotta alla tignola e alla tignoletta.
I diserbanti cominciano a sparire.
Ad esempio, senza concimi chimici, o riducendoli al minimo, non si usano più gli antibotritici che hanno tempi di carenza di 30-40 giorni, perché le viti, essendo equilibrate nella vegetazione, sono resistenti in modo naturale alle crittogame come la botrite, la peronospora e l’oidio.
Usiamo l’irrigazione cercando di risparmiare acqua e investiamo di tasca nostra negli impianti a goccia: il mito dei contributi a pioggia che gonfiano la viticoltura rimane una chiacchiera di corridoio, dati alla mano.
Un numero crescente di vignaioli e di aziende agricole pratica il metodo biologico e biodinamico: in Trentino siamo arrivati a 340 ettari di vigneti bio nel 2012.
E’ bene procedere passo dopo passo, senza proclami o falsità.
Mi ripeto, ci pensiamo ai danni che l’infrastruttura Autobrennero ha causato e causa all’ambiente, o al traffico aereo che usa la valle dell’Adige e la Rotaliana come rotta di passaggio sulle Alpi a 360°?
Cosa scaricano sulle nostre vigne i camion pieni di merci a volte “ecocompatibili”?
Vogliamo pensare all’inceneritore che Lorenzo Dellai e Alberto Pacher insistono a far costruire a Ischia Podetti?
Che lo si chiami inceneritore, termovalorizzatore o gassificatore, vuol dire grossa ipoteca sulla viticoltura trentina e sulla sua evoluzione verso il rispetto della vita e dell’ambiente.
Ai nostri figli vogliamo lasciare un mondo un po’ più pulito di come noi l’abbiamo trovato…la soluzione è semplice: insistiamo a migliorare in qualità la raccolta differenziata, si può fare col tempo. E controlliamo le discariche… ancora!
Gli integralismi del mercato e del finto ecologismo hanno fatto il loro tempo.
Gli agricoltori non sono così “ignari” come sostiene qualcuno.
Siamo noi, che da generazioni portiamo sulle tavole e sulle mense di tutti l’uva e i vini del Trentino, con amore.
Marcello Delucca, viticoltore, Mezzolombardo