Per un viaggio nel fantastico mondo della Wunderkammer alla me-Collectors Room di Berlino, tra sirene orrende, donne pregnanti, mille fogge di scheletri e memento mori a iosa…
Il nome me Collectors Room non mi giungeva completamente nuovo. Qualche anno fa, infatti, in questa galleria privata di Berlino era stata ospitata la mostra “All Cannibals?” interamente dedicata al tema dell’antropofagia (mostra a cui per “ovvi” motivi avevo scelto di dare spazio sulla rivista gastronomica da me diretta). Ma da allora ho scoperto che il me, per la sottoscritta, aveva un motivo d’interesse anche maggiore, perché la sua esposizione permanente consiste in una Wunderkammer, letteralmente una “camera delle meraviglie” che, rifacendosi a una tradizione rinascimentale e barocca protrattasi fino a metà Settecento, mette insieme una serie infinita di oggetti che richiamano il tema della Vanitas, della caducità della vita. Della morte, insomma.
Non a caso, varcando tutta trepidante la soglia del me, scelgo come armadietto per riporre la borsa quello che reca la scritta “memento mori”. Poi sono pronta a salire al piano di sopra. Lì, trascuro tutto quel che sta alla mia sinistra e che fa parte dell’esposizione “Play”, per correre, quasi, in direzione di questa meravigliosa collezione. E gli ohhh e gli wow si sprecano. Perché la teoria di oggetti raccolti ed esposti meravigliosamente per la Olbricht Collection riesce benissimo nell’intento di suscitare stupore, a volte anche orrore, esponendo oggetti che appartengono alle categorie classiche degli artificialia, i naturalia, i scientifica, gli exotica e i mirabilia: opere riconducibili all’ingegno umano, alla natura, oggetti scientifici o provenienti da mondi lontani e, infine, tutto il bizzarro che si può immaginare. Anzi, soprattutto quel che non si riesce a immaginare.
Il tema predominante è, sempre e comunque, la Vanitas, che assume le sembianze di centinaia di oggetti. Duecento per la precisione. Nella prima vetrinetta, uno dei miei preferiti: un prezioso modellino d’avorio che rappresenta il corpo di una donna incinta (Norimberga, 1860 ca). Il ventre può essere scoperchiato, chiarendoci tutto quel che scorre sottopelle. E la donnina è riposta in una scatoletta istoriata a forma di bara. È il gioco ideale per ogni bimba che, come Mercoledì Addams, abbia una pulsione macabra ben evidente. O anche per un adulto interessato alle scienze mediche e anatomiche. O semplicemente per un collezionista di assurdità, che non può non rendersi conto di quanto questo oggetto sia orrendamente bello.
Poi c’è il duo costituito dal monaco e la morte (Germania del sud, 1520 ca), che sembra stiano amabilmente chiacchierando dei massimi sistemi (o forse si stanno scambiando qualche confidenza privata); una teca scura, nerissima, da cui emerge il biancore di tanti piccoli memento mori, teschietti l’uno diverso dall’altro; e clessidre, e rosari, e scheletri arcieri, e corpi avvinghiati, e piccole morti che emergono dalla bara; un coccodrillo nilotico appeso a testa ingiù (simile a quel che qualche tempo fa ho visto nel santuario della Madonna delle Grazie, a Curtatone), corni di animali veri o immaginari, pesci palla, tartarughe. Coralli, ambra, legni preziosi, avorio, vetro… Tutto teso a mostrare la ricchezza e il potere di chi li possiede. Tutto il necessario per costruire un piccolo tempietto devozionale o, meglio ancora, come ha scelto di fare Thomas Olbricht, un’esposizione fruibile dal pubblico.
D’altra parte, come il padrone di casa dichiara: «L’apertura di una Wunderkammer al pubblico di Berlino è sempre stato il mio grande desiderio ed è bello vedere che si è avverato. Essere in grado di condividere la mia curiosità e il mio entusiasmo costituisce lo stimolo maggiore nella raccolta di oggetti meravigliosi, specialmente quando si dà anche ai bambini la possibilità di vederli, e di comprenderli». E, infatti, proprio per i bambini si è studiato un percorso audio specifico (accessibile al momento solo in lingua tedesca), nonché un questionario da compilare via via che si osservano sirene mostruose o carapaci di animali sconosciuti.
Per chi passa a Berlino, dunque, questo è il primo dei consigli di SdL, anche perché superata la Wunderkammer altri ohhh di stupore si sprecheranno al piano di sotto, osservando (forse ancora per poco) l’esposizione “Wonderful – Humboldt, Krokodil & Polke”, con opere di artisti contemporanei, tra cui, bellissimo, l’animazione di Antoine Rogiers, Le 7 péchés capitaux (2011), che dà vita ai disegni di Pieter Bruegel il vecchio.
Come dice Stefano Bessoni in un libricino magnifico edito da Logos che si intitola, appunto, Wunderkammer, «ognuno dovrebbe averne una, piccola o grande, reale o immaginaria, una camera delle meraviglie nella quale rinchiudere i sogni e le ossessioni». E non posso che dargli ragione, perché io la collezione Olbricht l’ho guardata in un misto di stupore e invidia. Cosa voglio fare da grande? La collezionista!
@si_ceriani
Info: Me Collectors Room | Auguststrasse 68, Berlin | 12-18 mar.-dom., lun. chiuso | S-Bahn Oranienburger Strasse