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“Lettera di dimissioni” di Valeria Parrella

Creato il 07 dicembre 2011 da Sulromanzo

“Lettera di dimissioni” di Valeria ParrellaGli scrittori e i loro libri a volte sono come le amicizie, all’inizio sono solo conoscenze, facili frequentazioni un po’ in ombra, col tempo e l’assiduità diventano familiari fino a meritare fiducia. Fiducia per me è una parola grossa, da scrivere in stampato maiuscolo.

Se ottieni FIDUCIA sei ammesso di diritto nell’occhio del ciclone. La FIDUCIA la devi riconquistare giorno dopo giorno e altrettanto presto la puoi perdere.

La FIDUCIA si manifesta con chiari segni.

Quella da lettore per esempio, si scorge ad occhio nudo in libreria e si esprime nel quoziente di fidelizzazione che non è altro che la fiducia del lettore verso lo scrittore, una sorta di espressione personale di consenso letterario.

FIDUCIA LETTERARIA = numero totale di libri posseduti da un lettore per lo stesso scrittore/ il totale dei libri della propria libreria domestica.

Prima di iniziare questa recensione ho estratto dalla mia libreria tutti i libri di Valeria Parrella collezionati negli anni. Ho davanti a me: Mosca più balena, Lo spazio bianco e Lettera di dimissioni. La mia è una bibliografia scelta, c’è il primo libro di racconti che le valse il Premio Campiello Opera Prima, il primo romanzo, diventato film con la regia di Cristina Comencini e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2009 e l’ultima fatica di cui vi voglio raccontare. Non sono un lettore fiducioso, ho molti libri in libreria, altri li prendo a prestito in biblioteca, altri ancora mi vengono “raccomandati”, ma quasi mai posseggo più di due titoli di uno stesso scrittore. Per questo, tre libri in tutto, esprimono il massimo grado di fiducia che io abbia mai riposto in uno scrittore. Valeria Parrella scrive bene, la sua è una scrittura di denuncia sociale, molto femminile, ma anche concreta e insieme cerebrale.

Appena ho visto in libreria Lettera di dimissioni non ho potuto resistere. Divorata la quarta di copertina, ho centellinato questo romanzo sul bus per la scuola, immersa nel silenzio delle umide mattine nebbiose della Val Padana. Lettera di dimissioni non è un libro scorrevole e nemmeno scontato. Diviso in tre parti culmina nel suo epilogo che ha in sé, in uno stile essenziale e sibillino, il senso del narrare una vicenda intima insieme ai suoi risvolti pubblici. A leggere la Parrella di oggi ti rendi conto che uno non si può rifugiare nella sua individualità per difendersi dai soprusi della politica e nemmeno può nascondersi nel proprio privato per rinnegare ciò che lo circonda. I racconti di Mosca più balena e Lo spazio bianco erano diversi, c’era un uso diverso della narrazione, più leggerezza intrisa di drammaticità e piccoli momenti di introspezione libera per il lettore. Lettera di dimissioni è un romanzo a più strati, all’inizio sei immerso in una storia di famiglia e ti muovi tra le generazioni per voce di Clelia. La narrazione è coinvolgente, ma la sfasatura temporale rende la lettura complicata, l’evoluzione della vita privata di una famiglia napoletana procede di pari passo con i cambiamenti etici e sociali dell’Italia di oggi. Quando la protagonista inizia a parlare di sé e della sua vita, il romanzo mette a fuoco il tema centrale della narrazione e tra la seconda e la terza parte è come se la scrittrice avesse iniziato a schiarirsi la voce per liberarsi di un grosso fardello. Siamo il mondo che viviamo e che abbiamo scelto di plasmare ognuno nel nostro piccolo modo, così Clelia divenuta direttrice artistica del Teatro Regione Campania, realizza che tutte le volte che ha detto sì di fronte alle scelte importanti del lavoro e degli affetti ha scelto il male minore. Che è pur sempre male e che “le cose non si realizzano d’improvviso, ma che d’improvviso le vedi nel loro intero”.

Al momento dell’epilogo in stampato maiuscolo, frasi urlate e pungenti ci trascinano nel vortice della narrazione e in un faccia a faccia serrato e intimo la Parrella si svela al lettore riconquistando ancora una volta la fiducia che le spetta.

LA GIUSTIZIA NON È DI QUESTO MONDO,

È SU UN ALTRO PIANO CHE SI GIOCA LA PARTITA.

LA RESPONSABILITÀ PERSONALE.

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