Lettera di Enric Duràn rivolta a tutti noi
La diserzione bancaria e il diritto a ribellarsi. Un invito alla disobbedienza civile di massa
Mercoledì 23 novembre siamo stati informati dalla stampa (http://www.kaosenlared.net/noticia/fiscal-pide-8-anos-carcel-para-enric-duran) che la Procura aveva richiesto 8 anni di carcere per un'azione di diserzione bancaria fatta da me il 17 settembre 2008 attraverso la pubblicazione Crisi (Rif: http://www.podem.cat/butlleti17s09/he-robat-492000-euros-als-que-m-s-ens-roben-denunciar-los-i-construir-alternatives-de- )
E' importante chiarire che questa è la sola notizia che è trapelata sul processo penale contro di me. Ho avuto conferma che la fase orale di giudizio non è iniziata e che ancora non c'è una data prevista. La notizia raccolta il 23 ha seguito un'altra notizia sul giudizio civile con BBVA dove mi ero presentato il venerdì precedente 18 novembre (comunicato su questo punto: http://www.enricduran.cat/node/6571), che non aveva nulla a che vedere col processo penale. Nonostante alcune persone avessero capito che era questo processo penale che era iniziato, ci tengo a chiarire che non è così e tranquillizzare tutti in questo senso.
Il motivo principale di questo comunicato è quello di spiegare a voi tutti amici e amiche, compagni e compagne, tutti e tutte quelli che si sono preoccupati per le notizie sul processo giudiziale contro di me, qual'è il mio punto di vista sulla strategia che segue perchè lo possiate tenere presente a partire da ora.
Per iniziare voglio ricordare che nella mia dichiarazione del 17 settembre 2008 dicevo già “non penso che il sistema di giustizia sia legittimato a giudicarmi”. Da allora sono successe moltissime cose che mi hanno portato a riconfermare in modo assoluto questa posizione:
- La mancanza di risposta giudiziale alla sparizione speculativa di miliardi di euro dal mondo della finanza, che ha avuto conseguenze gravissime per la popolazione.
- La riforma della costituzione spagnola, a settembre 2011, orientata a dare beneficio alle banche ponendo come “priorità assoluta” il pagamento del debito pubblico, senza aver neppure consultato la popolazione.
- I gravissimi tagli alla salute in Catalogna che hanno causato la morte già di alcuni cittadini e hanno ridotto il valore della vita delle persone in generale.
- Il recente indulto al banchiere di Banca Santander, Alfredo Sàenz, che ha coinciso col favorire con l'appoggio di questa banca il PSOE e i suoi dirigenti (Rif: http://www.kaosenlared.net/noticia/santander-refinancio-deuda-psoe-dio-hipoteca-zapatero-durante-mandato)
“Quando il governo non rispetta i diritti del popolo, l'insurrezione è il più sacro dei diritti e il più necessario dei doveri”.
Penso che chi non merita la mia delega di sovranità, non ha nemmeno la legittimità per accusarmi o giudicarmi, nel tentativo di evitare il conflitto esistente tra le classi dominanti e le classi popolari.
Una Procura dello Stato che si piega mentre banchieri e politici cospirano contro il popolo non ha nessuna legittimità per accusarmi di nulla, né per imporre alcuna pena per un'azione politica come quella che ho fatto.
Le leggi su cui sono basate le accuse contro di me, fino a che vengono utilizzate a beneficio dei potenti e contro le classi meno potenti non hanno alcuna validità. In concreto la mia azione contro le banche è stato un atto di recupero e giustizia sociale, volto a riequilibrare, anche se in modo molto limitato, una parte delle ingiustizie che commette chi ostenta il potere.
A tutti gli amici e amiche che si preoccupano che io possa finire in carcere, a quei compagni che pensano che possa soffrire pensando a questa possibilità, voglio che sappiate che non è così, che sono come sempre positivo e ottimista rispetto a quello che potrà succedere e soprattutto a quello che siamo capaci di fare.
Nella pubblicazione “Crisi” già ho scritto: “Se lo Stato non è capace di uscire dalla pressione data dai poteri di fatto, che lo dimostri a tutti e tutte tenendomi in una prigione.”
Il carcere è verosimile per me, è certo, lo era fin da quando ho deciso di iniziare la diserzione bancaria, così come quando feci l'azione pubblica e come quando, nell'arco di due mesi veramente, tornai all'attivismo pubblico il 16 marzo 2009.
So che se finissi in carcere, si chiuderebbero alcune porte ma se ne aprirebbero anche delle altre. Il potere fa molta difficoltà a portarci in galera a causa di azioni politiche di disobbedienza civile, perchè sa che possono causare loro una perdita molto forte di legittimità e ritorcerglisi contro.
Diversi momenti storici ci hanno dimostrato che la reclusione di attivisti sociali può essere l'inizio del successo degli obiettivi per cui essi lottano.
Senza andare troppo lontani, vale la pena rammentare il ruolo che ebbe la reclusione di disertori del servizio militare nell'eliminazione dell'obbligo al servizio militare stesso.
Nel febbraio 1989 57 giovani si dichiararono disertori del Servizio Militare dell'Obbligo. Da allora e fino al 2001, data in cui venne abolito, 1670 disobbedienti finirono in prigione (Rif: http://www.cgtcatalunya.cat/spip.php?article3529)
Ci sono persone che si chiedono come possono appoggiarmi. Più che rispondere loro preferisco cambiare la domanda.
“Se vieni ad aiutarmi stai perdendo tempo. Ma se vieni perchè senti che la tua liberazione è legata con la mia... allora lavoriamo insieme”.
Allora che ti pare questa domanda: Come possiamo lavorare insieme?
Penso che il tuo tempo sia troppo di valore perchè tu lo perda diffondendo testi, raccogliendo firme o partecipando a manifestazioni per la mia assoluzione. Questo tipo di azioni corrono il rischio di farci pensare che la risposta ce l'abbiano i politici mentre sappiamo che non è così: la risposta l'abbiamo noi.
No ho intenzione di spingere alcuna campagna di appoggio per impedire che mi mandino in galera, quello che desidero è che siamo sempre di più a passare all'azione. Io stesso se potessi lo rifarei. Proprio come in passato ho fatto quell'azione di diserzione bancaria, in futuro continuerò a fare tutto quello che potrò, per quanto questo mi possa mettere a rischio di reclusione.
C'è bisogno di 1,2,3, 1000 persone che disertino. Solo estendendo la disobbedienza abbiamo possibilità reali di cambiare il mondo.
Per questo con alcune compagne abbiamo dato inizio all'iniziativa “Esercitiamo il diritto di ribellione” il settembre passato. Già da quel momento dichiarammo la mancanza di legittimità delle istituzioni che gestiscono lo Stato, nell'ambito del colpo di stato finanziario, e cioè dell'attuale Costituzione.
Tramite il manifesto che diede origine a questa iniziativa faciliteremo il contatto tra persone che vogliano impegnarsi nella diserzione nei confronti dello Stato e nella disobbedienza verso tutte quelle leggi e politiche che consideriamo ingiuste.
È nel quadro di questa iniziativa di Diritto alla ribellione che voglio collocare la risposta politica a un ipotetico giudizio per diserzione bancaria. Per questo, invece che aderire ad un manifesto per la mia assoluzione ti invito a conoscere il nostro manifesto http://www.derechoderebelion.net e se potrai impegnarti personalmente nella disobbedienza civile, potresti unirti alle 540 persone che hanno attualmente aderito.
Quella del Diritto alla ribellione non è solo una proposta di disobbedienza civile coordinata, ma anche una strategia di azione che vuole approfondire una visione del mondo che si impegna per l'autogestione e la costruzione di alternative al capitalismo. Per questo invitiamo anche nel manifesto alla resistenza fiscale totale nei confronti dello Stato, per riconvertire le tasse all'utilizzo autogestito nelle assemblee popolari locali, che sono sorte in molti posti a partire dal 15-M e in alcuni casi sono legate ad oggi ad una cooperativa integrale.
Le assemblee locali, che cercano di esser sempre più popolari, e le cooperative integrali che stanno sorgendo giorno dopo giorno, sono alcuni esempi di alternative d'autogestione rispetto al sistema attuale, e sono esempi molto più meritevoli della delega di sovranità popolare che viene da persone che come me partecipiamo quotidianamente alla vita politica a partire dai movimenti assembleari, piuttosto che le istituzioni dello Stato spagnolo o del Generalato di Catalogna.
Se volete organizzarvi in una collettività, partecipare alle assemblee locali, creare un gruppo di lavoro locale di diritto alla ribellione, o mettervi insieme ad altri della vostra zona per partecipare ad una cooperativa integrale, queste possono essere tra le migliori forme di partecipazione.
So che parlare di estendere la disobbedienza, di rischio di detenzione e di prigione ci riempie di timori e insicurezze; ma so anche per esperienza che vivere la libertà intesa come coerenza tra pensiero e azione genera un sentimento di benessere che 1000 barriere non possono bloccare.
Anche ora non è la miseria, né il carcere, né la polizia che ci deve far paura, chi ci deve intimorire è i nostro stesso timore, perché è l'unico che realmente ci separa dall'empowerment che ci serve per recuperare il controllo delle nostre vite e delle nostre società.
Per cui, compagno, ti chiedo di superare le tue paure, di smettere di adorare gli altri, ma mettere forza in noi stessi. Tu a modo tuo puoi fare di più, e ogni volta attorno a te avrai sempre più persone che potranno accompagnarti in questo percorso.
E compagna, se stai disobbedendo, non nasconderti, riconosci pubblicamente il tuo impegno ribelle e condividi con chi hai attorno la tua esperienza di dignità. Così faremo sì che il coraggio si socializzi e nessuna persona ribelle si debba sentire sola.
Martin Luther King disse più di 40 anni fa “Finiremo per pentirci in questa generazione, non tanto per le brutte azioni della gente cattiva, ma per l'incredibile silenzio della gente buona”. Non possiamo lasciare che la stessa storia si ripeta anche con la nostra generazione.
Un gruppo di criminali del mondo della finanza ha fatto man bassa del poco che rimaneva di democratico negli Stati e sta portando a termine un piano premeditato per privarci dei nostri diritti sociali, solo per aumentare i suoi vantaggi. Questo si aggiunge alla gravissima crisi ecologica, energetica, alimentare, sociale e dei valori che sta accompagnando il declino del sistema capitalista.
Abbiamo la fortuna di essere la generazione più informata della storia. Abbiamo imparato che siamo milioni le persone disposte ad agire. Ora non ci sono scuse.
Non basta essere indignati, solo un impegno che si accompagni ad un'azione di disobbedienza rispetto al potere politico-finanziario potrà portarci verso i nostri obiettivi. Non c'è sicurezza di breve termine che possa giustificare il fatto che lasciamo questa sfida sociale per il futuro.
Con l'appoggio gli uni verso gli altri ci aiuteremo nelle difficoltà; partendo dall'autogestione possiamo risolvere i problemi di chi ci sta vicino molto meglio di come lo sta facendo lo Stato.
Scendere in strada e riunirci non è sufficiente, abbiamo bisogno che smetti di obbedire, che smetti di comandare, che smetti di pagare l'ipoteca, che smetti di pagare le tasse allo Stato e le paghi invece al popolo, che smetti di acquistare dalle multinazionali, che smetti di accettare discriminazioni di qualsiasi tipo. Qualunque siano le tue catene, infrangile.
Il momento è ora! Uniti possiamo farcela!