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Lettera posted by Daniela Baldini

Da Parolesemplici

Lettera posted by Daniela BaldiniCaro Amore Anonimo,
come stai? E’ tanto che non ho tue notizie. Vorrei chiamarti, ma non so se posso. Siamo sempre stati clandestini, a causa del tuo stato civile (sposatissimo). A proposito come sta Tua moglie e come sta tua figlia Giulia? La nostra storia si è consumata in un anno.Era il 1998. Ti ricordi? Io ero la tua segretaria e tu eri Responsabile Commerciale. Quando mi è venuto l’ascesso al dente, tu mi hai chiesto se volevo un passaggio dal dentista. Io non ci vidi niente di male e invece, da lì iniziò la nostra amicizia “platonica”. Mi sono innamorata di te, pur cercando in tutti i modi di salvare il tuo matrimonio. Ti ho anche consigliato di portare tua moglie a Ravello, il posto più romantico che io conosca. Ma niente… mi hai chiamato disperato anche da lì, avevi bisogno di me, dei miei consigli, dei miei racconti.
Dopo il lavoro ci vedevamo ad un parco dietro casa mia, e percorrevamo chilometri parlando di noi, di ciò che volevamo dalla vita, dell’affetto che ci legava. Tu avevi 5 anni più di me. Quanto abbiamo giocato sulla tua data di nascita. Il 30 novembre… la stessa di mio fratello.
Poi cominciasti i lavori della villa a Rocca Priora e io il sabato scappavo lì da te, ma mi resi conto che avevi una paura matta di essere scoperto, tanto che mi mostrasti la porta sul retro per sfilare via se fosse venuto qualcuno a trovarti.
Avevi deciso che tua figlia non poteva vivere a Roma, con lo smog, il traffico e la delinquenza, e lo trovai giusto. A Rocca Priora, mi mostrasti il soffitto della villa, fatto a ventaglio sullo stile giapponese, tu che amavi tanto ascoltare il mio giapponese, e che volevi sapere tutto sul Giappone.
Poi iniziai a scrivere poesie per la tua bimba che allora aveva 3 anni, e a dedicarti le medaglie che vincevo nelle gare di nuoto.
Presi anche un giorno di ferie per andare con te ad Arcinazzo. Nevicava ricordi? E quel giorno al trullo che vedemmo il falco. E da allora ascoltavamo Falco a metà di Grignani. Ma la nostra canzone era “Quando” di Pino Daniele.
I nostri incontri erano ostacolati da mia madre, che non  voleva che soffrissi per te e alla fine tira e molla tira e molla ti lasciai, ma in modo eclatante, spensi il cellulare, presi 6 mesi di aspettativa dal lavoro e dovetti curarmi per un esaurimento tremendo.
Non riuscivo più a parlare, non riuscivo a tenere ferme le gambe.
Dopo, seppi che eri andato dai datori di lavoro, che erano i miei zii, a dichiarare il tuo amore, e che loro ti avevano minacciato, che se non mi lasciavi, ti licenziavano. Credo che non avesti paura delle loro minacce, quanto che la mia malattia ritornasse e tu non fossi in grado di assistermi nella maniera giusta.
Ad Aprile, ci incontrammo, e tu mi dicesti che non dovevo più sconfinare nei tuoi paletti.
Non mi sono più innamorata ovvero, sono ancora innamorata di te… e spero sempre che tu mi cerchi per coronare finalmente il nostro amore, ma è un sogno…solo un sogno…


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