Sapeva che il viaggio di ritorno sarebbe stato lungo e snervante, pensava che la mancanza di sonno e di barrette energetiche lo avrebbero debilitato. Invece, proprio a poche miglia dalla costa, per sua fortuna il pesce enorme aveva finito di decongelarsi e riprendeva lentamente il suo colore e lo sguardo fiero di pesce d’altura. Gli squali, che pure lo seguivano curiosi, non lo vollero nemmeno assaggiare, però la soddisfazione di vedere le facce degli altri pescatori non aveva prezzo. Bravo Santiago, sei sempre il migliore, grazie a te questa isola è sempre piena di turisti, e non facevano altro che portargli dei regali, torcendosi le budella. Una vera seccatura.
Il vecchio Santiago aveva soltanto voglia di riposare e Manolo, quello stagista invadente, avrebbe fatto meglio a tornare a casa sua. Piccolo stronzo supponente, per tutta la durata della conferenza stampa non aveva fatto altro che chiedere spiegazioni sulla cattura del marlin, mettendolo in difficoltà di fronte ai giornalisti che incalzavano con domande sempre più speculative.
Era stato lui a notare la spada di plastica retrattile (i grossisti di pesce usano applicarla agli esemplari troppo grandi per evitare che al mercato qualcuno si faccia male), e ora faceva il saputello, a dimostrare che lui aveva capito tutto. Mancavano due settimane alla fine dello stage, quindici giorni e lo avrebbe messo alla porta a calci in culo. Santiago, ce l’hai con me? bevi almeno un po’ di latte.
Ma Santiago non lo ascoltava più, il latte gli faceva schifo, adesso aveva solo voglia di sorseggiare in pace il suo moijito e sognare i chihuahua.
Ingredienti:
Un vecchio pescatore
Uno stagista supponente
Un mare
Un moijto
(Raimondo Quagliana – Ernest Hemingway)