Magazine Cultura

Lettere dal Laos 9: Il caffé di Bolaven.

Creato il 26 febbraio 2012 da Enricobo2

Lettere dal Laos 9: Il caffé di Bolaven.

Gente di villaggio.


Lettere dal Laos 9: Il caffé di Bolaven.

Tat Yuan.

L'altopiano di Bolaven ti presenta quella che è l'altra faccia del Laos. Basta salire un po' e, superato il piccolo borgo di Paksong, lasci la vita del grande fiume per passare a quella di un paese di montagna, dalle vallate segrete circondate da alte colline antiche, corrose da una natura vitale ed aggressiva che le ha modellate in forme contorte e le ha ricoperte di una vegetazione fitta e corposa. Un paese poco popolato dove il poco terreno si conquista a fatica, si strappa alla foresta con furia, col devastante sistema taglia e brucia dell' agricoltura più primitiva e che la foresta stessa tenta di ripigliarsi appena sia possibile. E' la terra degli insediamenti tribali che frammentano questo mondo in tanti gruppi separati e diversi che l'isolamento ha mantenuto più o meno legati alle tradizioni del passato, con le loro lingue incomprensibili ai vicini di pochi chilometri, i loro costumi ricamati, le loro credenze animiste che nessun predicatore è riuscito a scalzare. Puoi viaggiare a lungo seguendo piccole strade che si inerpicano in valli laterali a scoprire un mondo di cascate, dal grande salto della Tat Fan che si precipita lontana in un fondale di nebbie azzurrine di cui non indovini il fondo, alla Tat Yuan dove una lunga scala di legno ti permetterà di goderne appieno i salti successivi o la Tat Lo, vicino alla quale potrai goderti un frullato di banana guardando gli elefanti lontani in atmosfere dai sentori coloniali. 

Lettere dal Laos 9: Il caffé di Bolaven.

Donna Laven.

Passeggi un po' tra gli alberi e ti senti subito perso nel bosco, fino a che sul sentiero non incontri una vecchia Laven, che torna a casa con la sua sporta ed il volto nascosto dagli sbuffi di fumo che esce corposo dalle braci del mozzicone che sta fumando di gusto. Ammicca ridendo e scompare tra gli alberi. Tornava a casa ad un villaggio sulla collina, molto diverso da quello di etnia Katù che troviamo più a valle, pieno di bambini coperti di stracci, che si ammassano attorno per vedere le foto, ma che poi si mettono in fila ordinata se si prevede una distribuzione di penne o di caramelle. Girando tra le capanne tra fango e maiali, fatichi anche a vedere le bare seminascoste sotto le palafitte, che la tradizione preveggente vuole preparate per tempo in modo che sia pronte quando verrà il momento. Capanne di legno e di frasche ornate di corna e teschi dei bufali sacrificati durante le feste, quando gli uomini del villaggio compiono una danza religiosa chiudendo al centro di un cerchio gli animali impauriti e per poi finirli con le lance e distribuirne la carne a tutto il villaggio. Tradizioni queste che in diverse varianti percorrono questa porzione di mondo, basti pensare al culto di morti e all'importanza del bufalo nella cultura Toraja nella apparentemente lontana Sulawesi. 

Lettere dal Laos 9: Il caffé di Bolaven.

Donna Katù.

Tutti mondi che di anno in anno stanno sbiadendo, per finire in una omologazione che relegherà ogni cosa in un passato, certo rimpianto da storici e turisti che rimpiangeranno di non poter fare la propria foto ricordo alla signora dai denti neri e le orecchie deformate dagli orecchini, ma che forse consentirà anche una vita diversa, che non mi voglio esporre a dire se migliore o peggiore. Da un lato i costumi saranno tirati fuori una volta l'anno per la festa e si perderà la lingua dei padri, dall'altra i bambini avranno accesso ad una forma di istruzione e non moriranno come mosche per banali infezioni. Forse si sorriderà di meno ed aumenterà lo stress adesso sconosciuto, ma magari si avrà la speranza di campare un po' di più e anche di mangiare meglio e di più, che trasborderà subito in troppo, in questa altalena infinita in cui l'uomo non riesce a trovare mai il vero punto di equilibrio. Come è difficile vivere e come invece è facile filosofeggiare a pancia piena. Sull'altopiano ti riuscirà particolarmente piacevole, tra il mormorio delle acque delle cascate ed i rumori della jungla, davanti ad una bella tazza di denso e nero Café lao, uno dei doni di queste colline, che i francesi hanno lasciato in eredità. Diverse varietà di Arabica sono coltivate su tutto l'altipiano, assieme ad altrettante di thé. Danno un prodotto davvero interessante per la sua ricchezza di sapore e per la sua corposità. Un liquido denso e profumato che macchia le dita tanto è ricco e che ti lascia soddisfatto a meditare di sapori passati e di possibilità future.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Il riso che cresce.Le isole dei lotofagiSegnali di fumo.Templi e cascate.Pakse.I frangipane.di Wat Phu.Gli elefanti di Kiet Ngong.Don Kho.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :