«Quando inviai la mia prima lettera a un quotidiano, la Repubblica, non si usava internet. Avevo quattordici anni e mi era venuta l’idea che se l’ozono dell’atmosfera si consumava inesorabilmente, era forse necessario costruire delle centrali che ne producessero a sufficienza per colmare le falle che si erano aperte nel cielo. Lo scrissi a Eugenio Scalfari, con una lettera battuta a macchina. E lui mi rispose, sempre via lettera, che se fosse stato così semplice, gli scienziati sarebbero già ricorsi a quella soluzione.
Ancora oggi, non sono tanto convinto che Scalfari avesse ragione, ma mi piacque che avesse prestato attenzione (lui o chi per lui) alla missiva di un adolescente: nel frattempo il “buco nell’ozono” è passato di moda e continuiamo allegramente ad allargarlo, mentre – nonostante summit e accordi internazionali – le soluzioni al problema sembrano ancora un’utopia. Molti anni dopo, arrivò un’altra tendenza: quella di “aprire un blog”. Affezionato com’ero alla mia “vita di carta”, fui piuttosto refrattario sin dall’inizio e continuai a scrivere a penna e a inviare i miei testi (al più dattiloscritti) alle redazioni e alle case editrici.
(…) Così nasce questo libro, che raccoglie le missive più significative degli ultimi anni (2007-2013), quelle cioè che sono state pubblicate da più giornali o che hanno stimolato le risposte degli autorevoli curatori delle rubriche di lettere dei più importanti quotidiani e settimanali nazionali, suddivise in tre filoni principali: laiche, politiche, etiche. Si comincia con una richiesta di scomunica al Vaticano (maggio 2007) e si finisce con il “naufragio secco” di migranti nel deserto tra Niger e Algeria (ottobre 2013). In mezzo passano sei anni e a volte sembra che non sia cambiato niente. O che ci voglia più tempo e una maggiore eresia perché qualcosa cambi.
Dall’introduzione al libro Lettere eretiche, di Paolo Izzo.