François Voltaire è stato tra i più feroci nemici del cristianesimo che la storia abbia mai visto. A lui risalgono gran parte delle leggende nere contro la Chiesa cattolica che i militanti laicisti tentano ancora oggi di tenere in vita. Lui stesso scrisse in una lettera del 1763 a Thériot: "occorre mentire come un demonio, non in maniera timida e nemmeno per qualche tempo, ma arditamente e sempre".
Diderot lo chiamava l'AntiCristo, mentre lui intanto scriveva: "il cristianesimo è la belva feroce che ha succhiato il sangue dei miei simili". E "i preti che ho odiato, odio e odierò fino al giorno del giudizio". Continuava: "Sono stanco di sentir ripetere che dodici uomini sono stati sufficienti per imporre il cristianesimo; ho voglia di dimostrare che uno solo basta per distruggerlo". E' sotto questi ideali che si forzò la teoria mitologica su Gesù. Il suo motto preferito era: "Écrasez l'infâme" ( "Schiaccia l'infame"), e l'infame era la Chiesa o i cristiani alternativamente.
Profondamente anticristiano e dunque non a caso fu razzista, sostenitore dello schiavismo e profondamente antisemita. Léon Poliakov, storico ebreo dell'antisemitismo e del genocidio ebraico, scrive nel suo "Il mito ariano": "Nessuno come Voltaire ha tanto diffuso e ampliato le aberrazioni della nuova età della scienza". Lo stesso ideatore dell'illuminismo scrisse in Essai sur les moeurs (cap VIII): "Si guardano gli Ebrei con lo stesso occhio con cui guardiamo i Negri, come una specie d'uomini inferiori".
Proprio in questi giorni, come riportato su "Il Corriere della Sera", è comparsa un'ennesima prova della bassezza e viscidità umana di Voltaire. Un professore di Oxford e direttore della Voltaire's Foundation, Nicholas Cronk, ha infatti scoperto alcune sue lettere che rivelano come sia riuscito con l'inganno ad ottenere una donazione di 200 sterline dalla famiglia reale britannica. Durante un soggiorno di due anni in Inghilterra agli inizi della sua carriera, Voltaire si comportò come "un grande opportunista" e, anglicizzando il suo nome in 'Francis', strinse amicizia con alcuni dei più grandi intellettuali del Regno, le cui idee poi utilizzò nei propri scritti. Come un Galimberti o un Corrado Augias qualunque, insomma. La donazione della famiglia reale, che servì a lanciare la sua carriera di intellettuale, è molto probabilmente un ringraziamento a Voltaire per aver dedicato una delle sue poesie alla futura regina Carolina. "Voltaire arrivò in Inghilterra come un poeta relativamente sconosciuto, con solo una raccomandazione dell'ambasciatore britannico a Parigi e farsi dunque le amicizie aristocratiche che si fece dimostra come fosse un brillante arrampicatore sociale", ha detto Cronk.