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Letters from #PABLetRA

Creato il 22 novembre 2013 da Anncleire @anncleire

Letters from #PABLetRA

Quando @Rac_84 mi ha scritto con questa idea mi sono ritrovata subito ad accoglierla entusiasta, perché la trovavo un’idea favolosa…forse perché io stessa credo moltissimo nel potere della parola scritta, quella scritta a mano, quella che deriva dalla cura dello scegliere la carta giusta, la penna migliore (sono fissata anche con le penne) e stare le ore a pensare alle parole giuste, perché non vuoi stare a riscrivere da capo per un singolo errore. E capita di rimanere a fissare il foglio perché non si sa come iniziare. È un sentimento a me conosciuto. Per anni ho avuto una corrispondente in Canada, per migliorare il mio pessimo francese, Roxenne, con cui ci siamo scambiate lettere per anni, sei sette l’anno, perché la posta ci metteva sempre gli anni. Quando mio padre mi portava una busta saltellavo sempre come una scema, gridando per la felicità e rifugiandomi in un pezzo del giardino con il vocabolario per scoprire che cosa mi aveva scritto. Così come le cartoline…è bruttissimo che non se ne mandino più, ma io le conservo gelosamente, le tengo sopra la scrivania, a monito e a ricordo. Sono la classica persona che conserva tutto e tutto ricordo…

Ecco che allora, ispirate da “Letters from Skye” il libro di Jessica Brockmole che abbiamo letto per il terzo Read Along, è nato “Letters from #PABLetRA” una sorta di condivisione di esperienze epistolari, esperienze che hanno a che fare con noi, con la nostra intimità, con lettere mandate o non, lettere pensate, mai scritte, neanche sperate. Lettere, lettere che in qualche modo ci hanno cambiate… o lettere che sono una forma di redenzione, una forma di confessione, una sorta di purificazione.

Ancora una volta mi ritrovo a ringraziare le ragazze che hanno partecipato a questa nuova iniziativa, che ci tengo a sottolineare nasce da UN’IDEA DI @RAC_84 perché l’anima è la sua, io posso averci messo il titolo, l’organizzazione, il postaggio, le domande e le sollecitazioni ma ne è lei il vero artefice.

Non voglio stare a fare tanti giri di parole perché sono certa che le nostre esperienze e le nostre lettere parlino da sole.

Letters from #PABLetRA

Il primo nome parla da solo… Ringrazio immensamente Jessica Brockmole per aver condiviso con noi, la sua esperienza.

 

I remember the first time I went away from home, it was to summer camp for two weeks. We weren’t allowed phone calls home or visits, and I was terribly lonely. I didn’t know a soul there. My grandmother sent me a letter reminding me that, though I was gone, I wasn’t out of their thoughts. It wasn’t much, but I was young enough that it made a great impact on me, this lesson that love was still there over a distance and that a letter could remind me of that. I still have that letter from my grandmother today.

(Ricordo la prima volt ache sono andata via di casa, è stato per un campo estivo di due settimane. Non eravamo autorizzati a chiamare a casa o ad aver visite, e mi sentivo terribilmente sola. Non conoscevo nessuno lì. Mia nonna mi ha mandato una lettera, ricordandomi che, anche se non c’ero, rimanevo sempre nei loro pensieri. Non era molto, ma ero abbastanza giovane che quelle parole hanno avuto un grande impatto su di me, quella lezione che l’amore era ancora lì anche a distanza e che una lettera poteva ricordarmelo. Ho ancora quella lettera di mia nonna.)

Letters from #PABLetRA

La mitica @Rac_84 ha voluto condividere, non una, ma ben due esperienze con noi. Entrambe commoventi e vere. La prima è un racconto, l’altra è una vera e propria lettera.

1.

Ho iniziato a leggere il libro “Novemila giorni e una sola notte” e devo dire che mi è piaciuto moltissimo fin dall’inizio, mi ha fatto molto pensare a quella che è stato il mio amore platonico adolescenziale. Un “amore” alimentato da quasi 6 anni di lettere…. Non ho pensato a questa storia con malinconia o rimorsi, ma con tenerezza. 

Lui si chiama Andrea e l’ho conosciuto ad un campeggio estivo nel 1996 credo, entrambi 11enni, da subito è nata una bellissima amicizia e da subito abbiamo iniziato a scriverci lettere, banali lettere, e ogni anno ci facevamo la promessa di rivederci l’anno successivo al campeggio e così e stato… Ci si vedeva 1 volta l ‘anno per una settimana e il giorno della partenza le lacrime scorrevano interrottamente.. 

Proprio in questi giorni mi sono ritrovata davanti a quelle lettere, e ho iniziato a sfogliarle…. eravamo così giovani e pieni di speranza….. ma la cosa più bella è che le prime erano scritte tutte a mano, poi scritte a pc ma spedite per posta tradizionale, e poi sms e tante mail… (come ci siamo evoluti)

Nei 5 anni successivi la nostra amicizia non faceva altro che solidificarsi, e aumentare di intensità… ci promettevamo di non di dimenticarci mai, di volerci bene per sempre.. lui mi aveva mandato due cd con la raccolta di musiche preferite….. (ce li ho ancora). 

Abbiamo sempre sognato di abitare nella stessa città perchè sicuramente avremmo fatto coppia :-) sognavamo assieme il giorno in cui questo sarebbe accaduto……

E ogni anno per molti anni questo nostro desiderio si faceva quasi una promessa….

Non ci siamo visti per alcuni anni, ma sempre sentiti, poi crescendo e quindi avendo un età più corretta per viaggiare soli ci siamo incontrati a metà strada, poi qualche anno dopo finalmente ho fatto una vacanza a casa del nostro amico in comune e li abbiamo passato una settimana intera assieme… ma come ogni adolescente entrambi in quegli anni abbiamo avuto i primi “fidanzatini” ed esperienze, ma nonostante tutto il nostro “amore” sopravviveva a tutto e pensavamo che era solo colpa della lontananza…… Quell’estate in cui sono andata a casa del nostro amico, nella città in cui viveva lui non è stato come pensavamo…. lui aveva una ragazza già da qualche anno, ma diceva di non amare, e trattava maluccio. Io ricordo ancora la speranza che avevo nel cuore nel vederlo e avere un suo bacio in quell’estate.. ma non è andata così, non perchè lui non volesse, ma perchè a me non andava di tradire un povera ragazza (ignara della mia presenza lì).

Nonostante tutto non abbiamo mai smesso di sentirci e sperare per noi….. finchè un giorno non gli ho telefonato e gli ho detto: Finalmente potremmo avere la nostra occasione, mi trasferisco a Milano per l’università (e un po’ anche per lui mi sa)!! Eravamo entrambi con le lacrime agli occhi al telefono…. lacrime di gioia…..

Volete sapere com’è finita!?!?

Io mi sono trasferita a Milano, l’ho visto e sentito una sola volta in 5 anni. Lui ha lasciato la sua ex ragazza e io sono diventata amica sua.

Ora non lo sento più… ho saputo che si è sposato e ha un bimbo.  

Che fine triste per una storia cosi romantica secondo me……

Ma io non ricordo la parte triste della storia, come è finita, ma sorrido a tutto ciò che è stato prima….

Sue mi ha fatto pensare a quelle che erano le mie di paure e non solo le sue… Che dopo un rapporto di anni il vederci toglie quella magia e alone di mistero!!!! 

Per noi è stato così mi sa…

Credo che non ho mai avuto nell’adolescenza un rapporto così intenso e pieno con una persona solo attraverso dalle lettere….. Rileggendole forse un po’ di malinconia mi prende, non perchè non c’è stato il lieto fine, ma perchè ai tempi d’oggi la realtà è molto diversa. 

Per noi l’amore era scriverci lettere e prometterci di volerci bene per sempre e di non dimenticarci, oggi per i ragazzi della mia stessa età d’allora, promettersi amore è andare a letto con l’altra persona o fare cose ben diverse che un cd di canzoni o 4 pag di TI VOGLIO BENE.

Letters from #PABLetRA

2.

 

Questa lettera ce l’ho nel cuore da quasi 3 anni, e non ho nemmeno iniziato e ho già le lacrime negli occhi. La scrivo mentalmente e nel cuore quasi ogni giorno, quando guido, vado al lavoro, sono distesa nel letto… è tutto ciò che vorrei dire a TE.

Caro M.,

il 29 novembre sono già 3 anni che te ne sei andato, dopo una lunga lotta contro quel mostro che si chiama Tumore. Quel Tumore così inaspettato, proprio a te, che non hai mai bevuto\fumato e sempre fatto sport.

So che son passati tre anni ma il mio pensiero per  te c’è quasi in ogni momento e ancora adesso non riesco a controllare le lacrime. Non so se pensare di essere eccessiva io o se è una cosa normale. Buu

Lo sai che ogni tanto mi avvicino a M. e gli parlo di te?!! Gli dico che tu gli volevi bene, che l’hai amato tantissimo… lui mi guarda ma non so se mi capisce… in fin dei conti solo pochi giorni fa (13 novembre) ha compiuto 3 anni!!! E Lui aveva solo 15 giorni quando tu ti sei lasciato andare….

So che hai lottato finché hai potuto solo per vederlo, per poterlo toccarlo baciarlo almeno una volta nella tua vita perché l’hai tanto desiderato. Ricordo l’ultima volta che siamo usciti assieme (un mesetto prima che tutto venga stravolto) mi avevi guardato negli occhi e mi avevi detto che non ce la facevi più, che eri stanco…. ma hai lottato per vederlo, e non sai quanto io sia orgogliosa di te.

M. comunque è cresciuto che è una meraviglia, ha due occhioni enormi ed è così espressivo che è un piacere guardarlo. E’ un timidone però e non credo di stargli molto simpatica (eheheh sai ben che faccio questo effetti ai bimbi, ma crescendo guadagno punti, D. ora mi vuole bene e mi da i bacini!!).

Pensando a te, non posso che pensare a un sacco di cose belle… Vuoi che te le dica?! Beh quando mi portavi in moto con te alle superiori, che adoravo ma a volte mi facevi prendere uno spavento!!! Alle grigliate a casa di S., alla nostra piccola love story ma che in fondo era solo una grande e bellissima amicizia ma che noi pensavamo fosse qualcosa di più, alla gita al lago, a quando sei venuto a trovarmi a Milano e mi hai comprato la maglietta di minni e topolino (non la uso più non voglio rovinarla), a come siamo ritornati amici come se nulla fosse successo, a quando mi hai presentata quella che è poi diventata la madre di tuo figlio nonché moglie.

E ti ricordi come ti chiamavo!??! LE TRE P : Polemico, Permaloso, Petulante…. ricordo come ridevi quando ti chiamavo così….

Non smetterò mai di ringraziarti per tutte le volte che mi hai dato un passaggio in macchina perché io non guidavo. Ovunque ero tu venivi a prendermi. Ci sei sempre stato….

Ma pensando a te, penso anche che io forse non ci sono sempre stata per te.. e questo è la cosa che più mi fa male.

Quando hai iniziato a stare male io avevo appena conosciuto F. e non uscivano più tanto con te e il gruppo, e mi dispiace tantissimo!! Se lo avessi saputo…..

Ma ciò che proprio mi fa male al cuore è che sono venuta a trovarti solo una volta in ospedale prima che peggiorassi, volevo dirti che non l’ho fatto perché non volevo o non ci ho mai pensato, ma perché vederti lì in quel letto mi faceva troppo male, sarò stata egoista lo so, ma è stato più forte di me, ma ora questa mia mancanza questo mio egoismo mi fa molto male.

E ti chiedo scusa perché magari non sono stata l’amica che ti aspettavi di trovarti affianco.

Mi dispiaccio molto perché non ti ho nemmeno fatto le congratulazioni di persona quando sei diventato papà… non ci siamo riusciti a incrociare, ma ci siamo solo scritti un messaggio, il tuo ultimo messaggio: Grazie mille Rac, ma ora sono troppo stanco per parlare.

Una settimana dopo sei stato ricoverato e 14 giorni dopo ci è stato detto che era questione di momenti…. ricordo ancora quel giorno come fosse oggi… Sono corsa via dal lavoro, ero già in lacrime, tutti gli amici e parenti fuori dalla tua stanza buia. Io sono entrata e mi sono seduta accanto al tuo letto, eri così diverso, facevo fatica a riconoscerti, ma ti accarezzavo la mano…..

Il giorno dopo c’è stato un momento in cui sembrava tu stessi meglio, stavi reagendo, ma poi tutto in poco tempo è precipitato. Sono di nuovo corsa da te, io e D. eravamo nella tua stanza e ti ripetevamo di non mollare, e che ti volevamo bene…… spero tu ci abbia sentiti.

Sappi che io te ne voglio ancora così tanto e te ne vorrò per sempre e che non ti dimenticherò mai.

Spero che da lassù tu ci guardi e spero che tu sappia cosa ho nel mio cuore.

Sei l’amico migliore che ho mai avuto e che tutti vorrebbero avere…..

Letters from #PABLetRA

 

@Chiandissa ha già raccontato in altre occasioni questa storia, la sua storia, ma io, ogni volta, mi commuovo e credo ancora di più nel valore dell’amicizia, dell’affetto, dell’amore che è capace di mangiarsi i chilometri, nonostante tutto.

 

Quando dico che la mia vita non sarebbe stata la stessa senza internet e cellulare non è solo perché ormai sono assuefatta alla comodità della tecnologia ma perché è proprio grazie a questa se ho conosciuto le persone più importanti della mia vita.

Il mio migliore amico, mio marito, le mie sorelle lontane e tante carissime amiche che hanno reso le mie giornate più complete e felici.

Ma quando mi trovo a dover dire qualcosa di davvero importante, a dover dare consistenza a pensieri e sentimenti, le lettere sono sempre le regine indiscusse. Le care e vecchie lettere scritte a mano, scegliendo la penna più bella, che non perda inchiostro, che non finisca a metà foglio o lo riempia di sbavature, poi imbustate e spedite o consegnate direttamente a mano.

Che siano scritte per occasioni particolari, compleanni, eventi, cerimonie o che siano soltanto un modo per ringraziare, confidarsi, rivelarsi, le lettere sono senza tempo.

Ho sempre amato scriverle, cercavo sempre corrispondenti lontane a cui indirizzare lettere adolescenziali piene di racconti di scuola  e passioni condivise. Quando ancora internet non era così diffuso e le e-mail erano una cosa da “grandi”.

C’era questa ragazza di Milano che avevo conosciuto grazie alla condivisa passione per X-files, quando lei aveva pubblicato un annuncio sulla rivista dedicata al telefilm. Ci siamo scritte per anni, telefonate e grazie a facebook (ecco di nuovo lo zampino della tecnologia!) ritrovate e mantenute in contatto.

Anche quando alle lettere si sono sostituite le e-mail di persone che conoscevo sul web, ho sempre conservato ogni parola: ho una scatola intera di mail stampate, catalogate per data e suddivise per persona e continuo a conservarle anche se ho perso i contatti con molti di loro.

La corrispondenza più lunga, di quelle che in qualche modo ti cambiano e ti segnano è nata per un errore telefonico.

Nei primi mesi del 2000, quando la connessione internet era a 56k, i cellulari non erano così diffusi e tra i giovani servivano solo per mandare sms e squilli, ci si scambiava i numeri degli amici per fare “numero” e per conoscere più persone. Non c’erano ancora i social networks e le chat erano agli albori quindi ci si ingegnava per allargare le conoscenze come si poteva.

E’ così che mi sono ritrovata il numero di questo ragazzo di Roma che faceva ragioneria e aveva sedici anni, un anno più di me. La mia amica aveva ricevuto un messaggio di auguri mal indirizzato, lui pensava di stare scrivendo al nuovo numero di una sua compagna di classe e invece aveva scritto a Bologna ad un’altra ragazza sconosciuta.

“E’ così gentile, pensa che quando gli ho detto che aveva sbagliato si è scusato e mi ha dato perfino del lei!”

Ma sì dai, gli scrivo anch’io, mi sono detta. Spavalda quindicenne dietro un pc o un cellulare, ma timida di persona, internet mi ha aiutata tantissimo a socializzare.

Dagli sms siamo passati alle e-mail, poi è arrivata l’estate e in vacanza non avevamo il pc così ci siamo scambiati gli indirizzi ed è iniziato lo scambio di lettere.

Le usavamo per raccontarci le nostre giornate, scrivevamo pagine e pagine, suddivise per date e poi quando il fascio di fogli era bello corposo le spedivamo.

Ho una scatola intera di queste lettere, di diverse dimensioni, spessori, colori, su carta da lettere o fogli protocollo, in mezzo a cartoline, biglietti di auguri di Natale e compleanno e la sua prima foto inviata con la prima lettera che ho ricevuto.

Quando potevamo passavamo alle e-mail, più dirette e immediate ma lui aveva perennemente guai con il computer quindi finivamo spesso per tornare alla cara vecchia carta da lettere.

Ci siamo scritti per anni, inviati regali di Natale, compleanno e perfino di Pasqua poi con l’università ci siamo un po’ persi per poi ritrovarci  nel 2008 e raccontarci in telefonate fiume cosa ci era successo in quegli ultimi anni.

Nel 2010, dieci anni esatti dopo le prime e-mail, ci siamo finalmente incontrati di persona e credo di non essere mai stata tanto nervosa in vita mia. Non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi perché mi sembrava impossibile sentire la sua voce e averlo davanti, per fortuna il mio fidanzato è riuscito a gestire la conversazione nelle prime ore quando io facevo fatica perfino ad interagire.

Durante la cena a casa nostra, ho fatto involontariamente una battuta che si prestava ad un’interpretazione equivoca, non appena me ne sono resa conto ho alzato gli occhi e lui mi stava guardando. Siamo scoppiati a ridere, come avevamo fatto per anni con le battute e gli scherzi al telefono e lì finalmente si è rotto il ghiaccio e sono tornata me stessa.

Quando ci siamo salutati, tre giorni dopo, ci ho messo una settimana a rendermi conto che di nuovo saremmo stati altri mesi lontani. E ci siamo scritti una lunga e-mail a testa, senza nemmeno accordarci, ma perché volevamo fissare nel tempo e nella memoria quel primo incontro.

Ogni volta che racconto di come ci siamo conosciuti e di che rapporto abbiamo finisco per ricevere sguardi strani e domande imbarazzate e impiego sempre parecchio per far capire che per me è come un fratello, uno di famiglia e che è diventato amicissimo anche di mio marito.

Quando ad ottobre di quell’anno, il mio ragazzo mi ha chiesto di sposarlo, il mio amico lontano è stato il primo a cui ho telefonato per chiedergli di essere il mio testimone di nozze.

Ogni anno torna a trovarci almeno un paio di volte e rimane con noi qualche giorno, portandoci mille regali e la sua simpatia.

Quando ero all’ottavo mese di gravidanza gli ho fatto sentire la piccola che si muoveva e scalciava nella pancia e un mese fa l’ha finalmente conosciuta, rimanendone stregato. Poche ore prima di andarsene mi ha chiesto scusa per non avermi considerata molto in quei giorni ma era troppo preso da mia figlia.

Le giornate sono caotiche ormai, non abbiamo più il tempo che avevamo da ragazzini di scrivere lunghe lettere ma quando ci riusciamo, per Natale o nei biglietti di auguri, sono sempre ricordi bellissimi e rileggerle a distanza di anni, come abbiamo fatto insieme la prima volta che è stato qui, strappa sempre un sorriso.

Il giorno dopo il mio matrimonio, quando i nostri amici sono stati a pranzo da noi per salutarci prima di ripartire, lui ci ha lasciato due lettere sui cuscini del letto, un biglietto scherzoso e una lettera in cui ci faceva gli auguri con parole bellissime e ricordava come era iniziata la nostra amicizia.

“Sembra ieri che si siamo conosciuti, eravamo entrambi poco più che ragazzini e mai avrei pensato che quasi dodici anni dopo sarei stato a farti da testimone nel giorno del tuo matrimonio.

Non sono bastati 400 chilometri di distanza a scalfire questo rapporto. E anzi, paradossalmente, lo hanno rinforzato giorno dopo giorno.”

Ho sempre pensato che quando i sentimenti di amicizia sono veri e profondi la distanza non possa reciderli, anche se fa male non potersi abbracciare. Nella nostra epoca ci sono milioni di modi per tenersi in contatto, telefonate, videochiamate, messaggi, social network, e-mail.

Ma nulla batterà mai una lettera, da toccare, rileggere, consumare, su cui piangere e ridere, da conservare, veder ingiallire e sbiadire con il passare degli anni e dei decenni mentre i veri ricordi e i veri sentimenti rimangono vividi e limpidi.

Letters from #PABLetRA

@Kikkasole, la mia mitica wife, ha scritto una bellissima lettera a Gegio, suo nipote, che non aveva mai scritto e che non ha mai consegnato… forse un giorno lo farà? Mi ha dato modo di scoprire un altro aspetto di lei, della persona meravigliosa che è e non smetterò mai di ripetermi quanto sono fortunata ad averla nella mia vita, quando ad avere l’onore di poterla chiamare “wife” che sembra una cosa scema, ma per me significa il mondo.

 

Altrove,Oltre,LontanoLontano

16 Novembre 2013

Adorato gegio,

sono io la tua kikka, ti potrei dire zia ma sia io che tu non abbiamo mai tenuto veramente conto di questo titolo, noi due ci si vuol bene così, come compagni di giochi, io anche come mamma col suo bambino.
Ti scrivo mentre tu stai a guardare i cartoni animati di peppa pig, che cavolo ci troverai poi….

Tremo per il giorno che mi rincaserai ciarlando,con gli occhi pieni di stelline della felicità, di un cantante bimbominkia. Ed io non ti confesserò mai la mia passeggera cotta per Jovanotti che cantava “sei come la mia moto”

(cotta che comunque è durata una settimana ^_^)

Mi sono rintanata in un angolino per scriverti, perchè sai c’è questo progetto legato ad un libro che ho finito di leggere in gruppo, un libro che desidero legga anche tu un giorno, e bisogna preparare una lettera…..E siccome tu riempi la mia vita a tal punto che non ricordo più com’era il mondo prima di te, come facevo a non scrivere a te che sei il mio bambino adorato?

Ti scrivo per mettere nero su bianco che per me sei sempre stato un pezzo di sole che Dio ha avuto la bontà di donarmi!

Tu non lo sai, ma prima del tuo arrivo ero a pezzi. Voglio dire stavo in piedi e andavo avanti, ma dentro di me ero come fredda.

(mi auguro che il Buon Dio ti preservi dal dolore il più a lungo possibile. Mi auguro che quando ti succederà di soffrire tu reagisca sempre a testa alta e con la speranza nel cuore!)

E poi sei arrivato tu. Quando ti ho visto dormire nella tua culla, a pochi giorni dalla nascita mi sono semplicemente concentrata sulla forma dei tuoi piedini, buffissimi come quelli dei flistons. Ero decisa a volerti bene ma….A non darti spazio. Sai una delle cose stupidissime che si fa quando si soffre e si ha paura, è quella di alzare muri su muri, hai la convinzione che sia una protezione invece è semplicemente il cammino verso la più intensa della desolazioni!

Poi passati i giorni, una notte nonna decide che potevi dormire a casa da noi. Mentre la mia mamma, tua nonna, congedava la tua mamma, mia sorella, io sono rimasta sola con te in braccio.

Non dimenticherò mai e poi mai quel momento, ancora oggi mi vengono le lacrime agli occhi, tu dormivi pacificamente ed io ti stavo guardando ….Chissà cosa stavo pensando ma in un nanosecondo hai sorriso!

Un sorriso così pulito e luminoso e talmente innocente….Che io mi sono sentita invadere dall’AMORE. Mi sono sentita guarita da qualunque bruttura, da tutte le delusioni del mondo. E nello stesso tempo ho sentito il mio cuore diventare pieno pieno PIENO d’amore…. E più amore mi sembrava di provare più sentivo il mio cuore ingrandirsi.

Ecco quello è stato l’istante in cui ho cominciato a considerarti più figlio che nipote!!!

Mi piace darti un bacio sulla guancia quando sei già addormentato, mi da l’illusione di entrare nei tuoi sogni, e di non essere sola quando me ne vado a dormire.

E quando ti sento ridere è sempre una boccata d’aria fresca. Davvero hai la risata talmente bella che è impossibile restare incavolati/imbronciati sentendola :)

Fai sempre il bravo. Cresci bene. Resta sereno il più a lungo possibile. Fidati sempre di noi che ti vogliamo bene davvero. Sii la persona che davvero vuoi essere. Non smettere mai di essere il mio pezzetto di sole!!!

la tua kikka :***

Letters from #PABLetRA

La mia adoratissima @Karenzi, che conosco da pochissimo ma a cui mi sono già affezionata tantissimo (strano che non mi abbia preso per pazza isterica) ha scritto una lettera bellissima per il nonno…eh mi ha lasciato senza parole…

 

Forse questa è una lettera o forse no. Non lo so. L’ho scritta d’impulso, forse per non gridare, per non spaccare tutto. L’ho scritta e basta, con la prima penna che ho trovato (a dir la verità non era nemmeno una penna ma una matita a pastello rossa), sul primo foglietto che ho recuperato dalla scrivania. 

L’ho scritta ma lui non l’ha mai letta…

Caro nonno,

non so che dire, non so come salutarti. io non voglio salutarti, non voglio dirti addio.

Hai lasciato tante cose in sospeso…

Non riesco a crederci!! Perchè così all’improvviso? Perchè?

Mi avevi fatto tante  promesse, avevi detto che saresti stato con noi, che volevi stare con noi!! E invece…te ne sei andato…così…senza una telefonata, senza un abbraccio, senza il tempo di dirti “ciao”.

Quante cose avevo da chiederti, quanti giorni dovevamo ancora trascorrere. Ti prego! Torna!! Non vedi che è troppo presto?

Non ti rendi conto che abbiamo bisogno ancora di te?

Il dolore è soffocante per tutti noi che ti abbiamo amato. Ora solo i ricordi ti faranno rimanere accanto a noi.

Ricordi come ci difendevi a spada tratta davanti a chiunque? Per te eravamo i migliori nipoti che si potessero mai avere! Ci amavi tanto, nonostante ti lamentassi anche tanto di noi. 

Sì, perchè tu eri fatto così…e noi ti volevamo bene anche per questo.

Ricordo quando ci facevi da tassista per accompagnarci dovunque e in qualunque momento volessimo andare. 

Ricordo quanto ti piaceva mangiare, tanto che ti leccavi persino le ossa e io ti dicevo “nonno, ma è solo osso, non c’è più carne!” e tu rispondevi “l’osso è la parte più succosa!!”.

Ricordo quanto ci tenevi ad avere la tavola apparecchiata con tutto, anche se molte cose non servivano.

Ricordo come ci volevi tutti attorno e come, nello stesso tempo, ti lamentassi di quanto chiasso facevamo.

Ricordo come amavi stare lì, nella tua stanzetta, sul tuo divano, a guardare la televisione.

Ricordo quanto ti lamentassi che la tua fosse la casa del Buon Gesù, sempre piena di persone, ma ricordo anche come soffrissi quel giorno in cui non è venuto nessuno. E allora, preoccupato, hai iniziato a chiamare ora l’uno, ora l’altro, per sapere cosa stessimo facendo.

Tanti, tantissimi sono i ricordi che affiorano in mente, in cerca di te, per rivederti ancora, anche solo per un attimo!

E tanti, tantissimi sono i rimpianti!

Quanto tempo sembra essere stato sprecato e quante parole non sono state dette.

Ma noi, nonno, ti abbiamo sempre amato e ti ameremo ancora, per sempre.

Guardaci da lassù e continua a starci vicino come hai sempre fatto.

Ciao nonno.

Letters from #PABLetRA

E io… io non potevo mancare no? Dicono che scrivere sia terapeutico…

 

La mia è una storia di una lettera scritta (ce l’ho ancora) e mai mandata, il che penso abbia creato una serie di sfortunati eventi e di occasioni mancata. Ma forse no, perché in fondo, la storia non si fa con i se e con i ma, ma con le azioni. È un rimpianto? Non lo so, per come è andata a finire, forse è stato meglio così. Mi rendo conto di risuonare vuota, ma insomma è la mia vita, il mio vissuto, ed ecco some sono andate le cose.


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