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Letters from Skye (Novemila giorni e una sola notte) di Jessica Brockmole

Creato il 20 novembre 2013 da Anncleire @anncleire

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All I had on me when I went over was your picture and “Repose” tucked into my jacket pocket, but I could live on nothing but sand and water for years as long as I had those two things.

“Letters from Skye” è uno di quei libri che ho voluto leggere fin da quando l’ho scoperto. È stata my wife, @Kikkasole, a farmi vedere il book trailer, e da li mi ero detta che dovevo leggerlo e avevo promesso a wife di leggerlo con lei. Sono stata a rimandare per un po’ e poi, quando ho dovuto scegliere il libro per il terzo Read Along, proporre Letters è stato facile come un bicchiere d’acqua. E meno male, perché ho scoperto una vera e propria meraviglia, un libro davvero molto speciale, splendidamente scritto e assolutamente da rileggere.

 

Margaret non sa perché Elspeth, sua madre, si sia sempre rifiutata di rispondere a qualsiasi domanda sul suo passato, limitandosi a mormorare: «Il primo volume della mia vita è esaurito», mentre gli occhi le si velavano di malinconia.
Eppure adesso quel passato ha preso la forma di una lettera ingiallita, l’unica che Elspeth ha lasciato alla figlia prima di andarsene da casa, così, improvvisamente, senza neppure una parola d’addio.
Una lettera che è l’appassionata dichiarazione d’amore di uno studente americano, David, a una donna di nome Sue. Una lettera che diventa, per Margaret, una sfida e una speranza: attraverso di essa, riuscirà infine a svelare i segreti della vita di sua madre e a ritrovarla?
Come fili invisibili, tirati dalla mano del tempo, le parole di David conducono Margaret sulla selvaggia isola di Skye, nell’umile casa di una giovane poetessa che, venticinque anni prima, aveva deciso di rispondere alla lettera di un ammiratore, dando inizio a una corrispondenza tanto fitta quanto sorprendente.
La portano a scoprire una donna ostinata, che ha sempre nutrito la fiamma della sua passione, che non ha mai permesso all’odio di spegnerla. La guidano verso un uomo orgoglioso, che ha sempre seguito la voce del suo cuore, che non si è mai piegato al destino.
Le fanno scoprire un amore unico, profondo come l’oceano che divideva Elspeth e David, devastante come la tragedia che incombeva su di loro, eterno come i novemila giorni che sarebbero passati prima del loro incontro…

Questo è uno di quei classici libri che non riesci a inquadrare dall’inizio, che arriva a colpirti alle spalle, e che ti sconvolge. Ammetto che io me ne sono innamorata anche prima di iniziarlo a leggere e che quando mi sono ritrovata tra le pagine non ho fatto altro che cadere un po’ di più. Si tratta di un romanzo epistolare, non ci sono narratori, sono le lettere scritte dai protagonisti ad intessere una storia ricca, piena di colpi di scena, a tratti prevedibile, ma sempre in qualche modo assolutamente meravigliosa. Abbiamo due piani che scorrono paralleli, uno quello del passato dove è Elspeth ad emergere, e un altro, quello del presente, dove è la figlia, Margaret a farla da padrone. E mentre Margaret ricerca il suo passato, scavando nel “primo capitolo” della vita della madre, Elspeth si ritrova a conoscere un giovane americano, suo fan, che le mostra ad ogni scambio di lettera un pezzo più grande del suo cuore. La bravura della Brockmole è stata quella di riuscire a caratterizzare in modo preciso e dettagliato tutti i protagonisti, differenziando le loro lettere sia a livello di contenuti, sia a livello di stile epistolare. Elspeth una poetessa colta e raffinata, che non ha mai messo piede fuori dalla minuscola isola di Skye che è stata sempre tutto il suo mondo, e su cui pensava di rimanere per sempre con il fratello Finlay e il marito Iain. Una donna forte e indipendente, con le sue idee su qualunque argomento, forse non particolarmente bella, ma determinata a lasciare la sua impronta nel mondo. Elspeth è una donna molto forte, che ha cresciuto una figlia da sola e che ha dovuto affrontare le sofferenze di due guerre e il destino di una scelta che rema contro di lei. Poi abbiamo David, di cui ci si affeziona subito, vuoi per il carattere espansivo, vuoi per quel:

“Dear Madam,

I hope you won’t think me forward, but I wanted to write to express my admiration for your book, From an Eagle’s Aerie. I’ll admit, I’m not usually a guy for poetry.”

Con cui si apre il libro e che pone l’attenzione e sul ruolo di Els sia su quel senso di ammirazione profondo e di insostenibile leggerezza che caratterizzano David. Contrastato dal padre che lo vorrebbe medico, con velleità da scrittore, con una copia mangiata dal tempo di “Huck Finn” che ha un valore incredibile per tutto il libro, David è l’emblema del giovane uomo che corre dietro al sogno di dimostrare chi è anche in mezzo alla tempesta della guerra. Inquieto, speciale, desideroso di dimostrare chi è David è un ragazzo speciale, che entra subito nel cuore.

Margaret è una specie di detective, una di quelle persone che non si ferma di fronte a niente pur di dimostrare la verità, e scoprire le sue radici. Anche nel bel mezzo della guerra trova modo di lottare, di scavare e di arrivare  in fondo alla questione che giace, nascosta da anni.

I personaggi arrivano fino al lettore ben delineati e assolutamente meravigliosi, con una potenza narrativa che stupisce. Alla fine il mio voto non è pieno, nonostante ami questa storia per alcune incongruenze storiche, come i viaggi che sembrano possibili in un tempo disperato come quello della prima guerra mondiale, un linguaggio colorito e una fine, un po’ affrettata, soprattutto per quanto riguarda Margaret, un voler essere positivi e dare il lieto fine a tutti i costi. Cosa che non nasconde comunque il pregio della romance tra Sue e Davey, che emerge dalle pagine in maniera chiara e perfetta e che lascia al lettore un’immersione totale in una storia bellissima e travolgente.

Il particolare da non dimenticare? Un paio di calzini…

Un romanzo epistolare che trascende la pagina stampata e arriva potente dritto al lettore, una romance in un tempo difficile e pericolo che consola e rincuora, parole scelte con cura per un libro incredibilmente dolce e romantico che vi lascerà senza parole.

Buona lettura guys!

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Il BookTrailer, non smetterò mai di vederlo e di innamorarmi di nuovo:

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Ringrazio immensamente Jessica Brockmole che nonostante i suoi impegni ha trovato il tempo di rispondere ad alcune domande, per me, il mio blog e il Letters Read Along

- Da dove viene l’idea per “Letters from Skye”?

L’idea mi è venuta dopo una gita sull’isola di Skye. L’isola era così bella e i miti e le leggende che ho sentito erano così magici , che ho voluto imparare più cose su Skye. Ho letto la storia e lo stile di vita delle persone che vivevano lì un centinaio di anni fa. La storia viene da qui.

 

- Come mai hai scelto di narrare la storia attraverso uno scambio epistolare? C’è una storia personale dietro?

Quando scrivevo il mio libro, mi ero appena trasferita in Scozia e un oceano mi divideva dalla mia famiglia e dai miei amici. Non potevamo parlare facilmente al telefono e non potevamo vederci spesso. Il modo in cui comunicavamo è cambiato, e ci siamo ritrovati a scrivere sempre più di frequente. Ero interessata ad esaminare questo in un libro, questa idea di mantenere relazioni attraverso la parola scritta.

 

- Qual è il personaggio che più ti assomiglia? Da ragazza assomigliavi più allo scapestrato David o alla romantica Sue? E, crescendo, cos’è cambiato di te stessa che più ricordi?

Come Sue ero titubante ad avventurarmi lontano da casa. Ho dovuto chiudere i miei occhi e prendere un respiro profondo e mettere i piedi “fuori dal molo”. Quando sono partita per vedere quello che c’era oltre l’orizzonte, ho capito che il viaggio valeva la pena.

 

- Che cosa pensi del fatto che la moderna tecnologia ha reso gli scambi sempre più rapidi e brevi?

Una persona che manda una lettera attraverso la posta ha una ragione per tenere basso il numero delle pagine: abbastanza lunga per cui vale la pena inviarla, ma non così lunga da costare troppo. Con una email, non ci sono queste restrizioni. Possiamo mandare messaggi veloci e brevi quando vogliamo, e indulgere in uno più lungo se abbiamo molte notizie. Tendiamo a scrivere messaggi più corti forse perché possiamo facilmente fare una telefonata se abbiamo molto da dire. Questa non era un’opzione ( o almeno non sempre un’opzione possibile) nel passato.

 

- Credi nell’amore a distanza?

Credo che le persone possano innamorarsi e mantenere una relazione a lunga distanza. Anche se non l’ho mia vissuto sulla mia pelle, ho letto molti racconti nel passato di persone che hanno trovato l’amore attraverso le lettere, proprio come nel mio libro, specialmente durante la guerra.

 

- Come pensi che ci colpirebbe una guerra se scoppiasse ora?

Con le mail, gli smart phones e i social network, la comunicazione potrebbe essere diversa. La situazione di “Letters from Skye”, di aspettare una lettera che potrebbe non arrivare, di passare settimane o anche mesi senza sapere se le persone che ami sono al sicuro, potrebbe essere una cosa del passato. Ma la preoccupazione e l’anticipazione, ci saranno sempre, non importa che forma di comunicazione.

 

- Sei andata nei luoghi che hai descritto nel libro o hai solo letto informazioni su di loro?

Vivevo a Edimburgo quando ho scritto il libro, così sono stata in grado di camminare per le strade e visitare i luoghi che ho descritto. Ho anche visitato l’isola di Skye, che ha fornito l’ispirazione per la storia. Per la Londra distrutta dalla guerra mi sono basata solo sulle mie ricerche.

 

- Perché hai tenuto la relazione tra Paul e Margaret così semplice e veloce? Perché inserirlo nella storia?

Ho tenuto le cose semplici con Paul perché non l’ho mai visto come uno dei protagonisti della storia. Lui è lì per aiutare Margaret e la sua storia, per incoraggiarla, supportarla e portare l’amore anche per lei alla fine. Così è importante e la loro relazione è importante, ma non importante come quella di Davey e Sue. 

 

- Questo è il tuo romanzo d’esordio, cosa ti ha spinto a diventare una scrittrice?

Ho sempre amato scrivere, anche quando ero piccola. Ho iniziato a scrivere i miei libri per i pastelli a cera perché ero preoccupata di leggere tutto quello che avevo nella libreria e rimanere senza niente da leggere. Quando è nata mia figlia, sono ritornata a quello, raccontarmi le storie che avevo in testa durante tutte quelle notti rimasta sveglia fino a tardi  per farla addormentare .

 

- Hai un rituale quando inizi a scrivere?

Non ho un rituale o un posto specifico dove mi siedo a scrivere. Due cose devono essere sempre con me mentre scrivo: una tazza di thè e la mia musica. Non posso scrivere nel silenzio.


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