On the Nose, M. Alvazzi Dalfrate
Nel mio primo post propriamente fotografico, “gioco in casa” e scelgo di parlare di un genere che da sempre amo: la “street”, un ramo della più grande “straight photography”, e lo faccio prendendo spunto da un collettivo di giovani artisti che seguo da tempo: Cover Street. Che si tratti di Tokio, Londra, New Orleans o i corridoi delle metro milanesi non fa differenza, sono comunque frames della vita quotidiana, con cui ognuno di noi viene a contatto, ma solo alcuni hanno la prontezza di scattare: è la filosofia del “à la sauvette” di Cartier-Bresson, degli “snapshot” di Erwitt. Personalmente mi perdo nei mossi di Fabrizio Quagliuso, un futurismo in chiave contemporanea, che rende perfettamente l'idea del caos e della frenesia del vivere odierno, che ci rende fantasmi senza nome. Ma non riesco a staccarmi anche dai soggetti – a volte leggermente sfuocati, a volte quasi immobili – di Delfrate, così carichi di umanità. Non c'è bisogno di parole per capire quanta sensibilità ci sia nelle foto di Giannelli e Vasilikos, si esprimono già benissimo gli sguardi e i gesti di chi in quelle foto ci vive. Potrei sottolineare a lungo la simmetricità e lo studio della composizione alla Robert Frank in Legrand e Roser o della grazia minimalista di Ying Tang, ma il mio consiglio è di andare a vederle di persona, a sfogliare queste storie di ordinaria follia, genialità, solitudine, spensieratezza, e se vi viene da pensare “Quello potrei essere io”, avete ragione: quelli siamo noi.Untitled 1, Y. Tang