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Lettura Portfolio – Maggio/Giugno 2011

Da Polaroiders

Il Portfolio scelto questo mese è quello di Andrea Lombardini: “When I was a kid I used to go fishing with my father”


Lettura Portfolio – Maggio/Giugno 2011

E’ fuori di dubbio che le immagini proposte da Andrea siano finalizzate a comunicare.

Non deve ingannare la pulizia e l’apparente semplicità delle composizioni, anzi, proprio questa pulizia e questa semplicità sono state messe in campo dall’Autore per far capire i propri intendimenti. La sequenza è anch’essa rigorosa, poche immagini – non ne servono altre – per iniziare, svolgere e concludere il suo racconto, anche ben definito dal titolo.

Un percorso della memoria, fatto attraverso gli strumenti utilizzati per andare a pesca. Una memoria ancora viva e vivida, non dissolta o evanescente. Una memoria trasparente, indicazione che quei momenti hanno segnato più che una occasione, che sono stati ricorrenti, che hanno filtrato sentimenti e visioni. Manca però il contatto umano, anzi addirittura manca il frutto, il risultato di quelle pescate, se non come impronta, quasi volesse rifiutare l’aver tolto la vita a dei simpatici pesciolini che vedeva dibattersi e agitarsi nel loro anelito di vita. Manca il contatto che dovrebbe esserci fra padre e figlio, risulta evidente solo la freddezza, la crudezza degli strumenti. Non ci sono emozioni, se non la distaccata rassegnazione dei pesci inerti.

Il messaggio di Andrea è forse rivolto a sé stesso, come molto spesso accade nel nostro “fare fotografie”, e magari non è stato nemmeno ancora completamente interpretato dall’Autore stesso (spero ce lo farà sapere), ma la cura, la concentrazione, la meditazione che sicuramente ha applicato ai suoi scatti, la reiterazione e la continua visione delle singole immagini che hanno attraversato una serie di manipolazioni per via del distacco dell’emulsione e della successiva applicazione su carta da acquarello, significano un profondo legame con esse. Sono quasi certo che Andrea ha guardato, ammirato, giocato con le emulsioni che fluttuavano nell’acqua, memoria anche questa dell’acqua in cui gettava l’amo in attesa che i pesci abboccassero e forse dei lunghi silenzi che l’accompagnavano.

Beppe Bolchi



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