Quando ho deciso di acquistare questo libro ero già abbastanza consapevole della nefasta influenza della pubblicità nella vita delle persone, e ancor di più sui bambini. Ma la lettura mi ha offerto conoscenze e spunti per saperne di più e per andare oltre.
Il condizionamento a cui siamo sottoposti è feroce, perché ovviamente non si limita solo a “suggerire” l’acquisto di questo o quel prodotto (che molto probabilmente non compreremmo affatto se non l’avessimo “già visto in tv”), ma condiziona il nostro modo di vedere la realtà, offre degli schemi di comportamento, dei modelli da seguire, ci indirizza, ci spinge a essere quello che “la società si aspetta da te”. La pubblicità è frutto di studi precisi e i bambini sono il loro obiettivo: sono già i consumatori di oggi (con il potere persuasore nei confronti del genitore), ma soprattutto saranno i consumatori di domani.
Gran parte del libro ci presenta studi e ricerche che dimostrano quando deleterio sia, soprattutto per i bambini, questo tipo di condizionamento. Ma a questo punto cosa fare? E’ ovvio che se ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte a un pericolo, razionalmente l’unica cosa da fare è eliminarlo. E’ a questo punto che in genere le certezze latitano. Come impedire al pargolo l’accesso all’amata tv, come vietare l’appuntamento con la Playstation, come limitare i condizionamenti pubblicitari?
Io sono convinta che come genitori abbiamo il dovere di prendere coscienza e poi di agire per la tutela dei nostri figli, non abbandonandoli alla logica del “prodotto”, del “marchio”, della mercificazione di ogni cosa, a cui oggi la pubblicità, la tv, i videogiochi e persino i giocattoli, li sottopone. Ma per fare questo dobbiamo prenderci la responsabilità di dare l’esempio, non essendo noi per primi vittime di questa logica, smettendo di comprare certi prodotti che sappiamo essere dannosi per la salute. E insegnando ai nostri figli il valore del rifiuto, il valore del saper dire di no.
Forse un giorno ci ringrazieranno.