Ed eccoci arrivati agli ultimi libri letti del 2012. Complici le vacanze di Natale, sono riuscita a “sfornare” più titoli del solito… be’, eccoveli qua con relativi commenti, come sempre!
> TRI – La profezia, Lorena Laurenti (500 pp. – eBook comprato su Amazon)
Un libro gustoso, di quelli che si lasciano leggere con piacevole, pur senza risultare, nel complesso, scritto in modo brillante o con una trama di quelle che ti tengono attaccate alle pagine (o, in questo caso, allo schermo del Kindle). Ho iniziato a leggerlo incuriosita dalle recensioni positive, alcune addirittura entusiaste, sebbene i fantasy-romance non mi attirino più di tanto; però non sono rimasta delusa, nonostante questo.
Ammetto di avere storto un po’ il naso quando ho letto la parola “profezia”: trovare un cliché del genere già a partire dal sottotitolo non è, in genere, un segno di originalità. In questo caso, però, mi sono dovuta ricredere: nel complesso, infatti, la trama di Tri non risulta mai scontata o banale, seppur alcune idee di fondo non siano del tutto innovative – ma del resto quale fantasy è così? Anche i personaggi mi sono piaciuti molto, idem per l’ambientazione e per la cura dedicata al background. Un fantasy che merita di essere letto da tutti, dunque.
Avendo scoperto questa trilogia solo poco tempo fa, non ho avuto la possibilità di leggere la prima versione, quella che presentava ancora parecchi difetti, a giudicare dalle recensioni. Per quel che mi riguarda, tuttavia, la versione attuale è più che buona, pur presentando ancora alcune piccole ingenuità. Quindi faccio i miei più sinceri auguri di buona continuazione all’autrice… e corro a scaricarmi il secondo volume, perché sono assai curiosa!
* * *
> Lo Hobbit, J.R.R. Tolkien (350 pp. – comprato)Dalle voci che mi sono giunte, pare che leggere il celeberrimo Signore degli Anelli sia ritenuto il massimo per gli amanti della letteratura fantastica, e che titoli come lo stesso Lo Hobbit vengano considerati molto meno… e questa a mio parere è un’enorme ingiustizia. Mi sono riletta Lo Hobbit dopo un po’ di tempo per rinfrescarmi la memoria in occasione dell’uscita del film, ma devo dire che l’impressione è sempre la stessa: quella di un libro perfetto per i bambini e ugualmente delizioso per gli adulti. Anche meglio del SdA, poiché a differenza di quest’ultimo (ahiahi!) si legge che è una meraviglia e non stanca mai. Devo ringraziare un sacco chi ha avuto l’idea di trasformarlo in un film, seppure con i suoi difetti (perché Lo Hobbit è dannatamente lungo, tanto per dirne una, e pur essendo il libro piuttosto piccolo hanno ben pensato di dividerlo in tre… grrr!), perché mi ha dato un buon motivo per riprendere in mano il romanzo dopo anni, tra l’altro facendomelo riscoprire ancora più divertente di quanto me lo ricordassi.
* * *
> Il ragazzo del destino, M. Elena Gattuso (336 pp. – eBook inviato dall’autrice)Devo dire che mi è piaciuto, e pure tanto: in poche parole, l’ho trovato davvero coinvolgente, soprattutto nel primo e nell’ultimo terzo del libro. Ciò non significa che la parte centrale sia noiosa: tutt’altro. Semplicemente, ci sono stati dei punti in cui la tensione non era così serrata come in altri, ma per il resto trovo che la storia risulti bilanciata alla perfezione.
Parlando più in dettaglio, i numerosi colpi di scena mi sono sembrati assolutamente inaspettati, e in generale le svolte che imbocca il romanzo si sono rivelate una sorpresa continua. Inoltre la narrazione è assai fluida e scorre a meraviglia.
Anche i personaggi non sono affatto male. Di solito trovo insopportabile essere confinata nella mente del protagonista, specie se femmina, per l’intera durata di una storia, ma Rebecca mi è sembrata proprio un bel tipo: mi sono sentita molto vicina a lei, soprattutto per quanto riguarda il rapporto col sesso opposto, le emozioni dovute alla prima cotta, i problemi tra amici e in famiglia… insomma, credo che Il ragazzo del destino sia davvero un ottimo spunto di riflessione per tutti gli adolescenti.
Le uniche pecche che ho trovato riguardano più che altro lo stile. Non parlo di refusi o altri errori grossolani, anzi: sotto questo punto di vista, il romanzo è praticamente impeccabile. Sono piuttosto alcuni tra quelli che oserei definire “scivoloni stilistici”, o se preferite piccole ingenuità – in ogni caso perdonabili – di sicuro dovute alla poca esperienza.
(Recensione completa qui.)
* * *
> Leggere l’anima, R. Bruni e S. Sapetti (220 pp. – preso in biblioteca)Un buon titolo per chi vuole avvicinarsi a una disciplina affascinante come la grafologia. Ho apprezzato in particolare la prima parte, quella della parentesi storica e degli aspetti teorici. Avrei preferito, forse, qualche consiglio pratico più mirato (il test finale, per dire, rimanda a tre soli profili psicologici standard, e basta… mi sembravano un po’ i questionari delle riviste per ragazzine!), ma nel complesso mi è piaciuto molto.
* * *
> Gli ambasciatori del male, Liliana Bodoc (318 pp. – preso in biblioteca)Un fantasy di quelli che si lasciano leggere volentieri, ma che mi ha lasciata insoddisfatta sotto parecchi aspetti. L’unica caratteristica degna di nota è stata l’ambientazione, a mio parere: molto curata nei dettagli, suggestiva, e con diversi elementi originali. Non avevo mai sentito, infatti, di un mondo fantasy che richiamasse il Sud America e le antiche civiltà precolombiane. Una scelta azzeccata, dunque, anche se a mio parere non basta appiccicare un adesivo che sembra urlare “Il primo fantasy dall’America Latina, OMG!!!” per rendere migliore un libro. Non che Gli ambasciatori del male faccia acqua da tutte le parti come certi romanzi nostrani, certo che no, però è un chiaro esempio di come un’idea vincente, almeno all’inizio, sia stata sviluppata in un modo davvero poco efficace. La parola d’ordine di questo romanzo è: indecisione. Per esempio, i personaggi inizialmente sembrano ricchi di sfaccettature, ma prima o poi vengono posizionati tutti dalla parte “buona” oppure da quella “cattiva” a seconda di come gira all’autrice. Oppure, sembra che il narratore non sappia mai quando è il momento di usare un registro alto-solenne e quando invece sia meglio sveltire un po’ le scene: il risultato è che si vengono a creare delle sequenze descrittive che tendono a infinito, contrapposte a scene ben più importanti che vengono liquidate in poche righe (per esempio le battaglie). Insomma, si sarebbe potuto fare molto di meglio, secondo me.
* * *
> Il cavaliere d’Africa, Ilaria Goffredo (296 pp. – eBook inviato dall’autrice)
Mi avevano parlato assai maluccio di questo libro, e durante la lettura ho dovuto constatare che, purtroppo, molti dei pareri negativi che ho letto erano giustificati.
Ciò che mi ha infastidito fin dalla prima pagina è stato di sicuro lo stile, in particolare il modo con cui la protagonista – nonché voce narrante dell’intera storia – ci riferisce le vicende a cui prende parte: specialmente nella parte iniziale, troviamo un numero imprecisato delle cosiddette “descrizioni stile lista della spesa”, per non parlare delle frasi che sembrano provenire direttamente da un tema delle elementari.
Oserei dire che Il cavaliere d’Africa si salva solo grazie all’impegno per la realizzazione del background: parrebbe quasi una dimensione parallela, il Kenya, sia per la sua lontananza geografica sia per quanto è differente dal mondo di Selene, dal nostro. Le buone intenzioni di renderlo realistico ci sono, perlomeno.
Senz’altro notevole, ad ogni modo, il messaggio di fondo, ma suggerirei comunque all’autrice di lavorare ancora un po’ sullo stile, perché un’idea a mio parere interessante e ricca di spunti come quella de Il cavaliere d’Africa si merita qualcosa di più, e non è il caso che il buono che c’è risulti sommerso da montagne di superficialità.
(Recensione completa qui.)
* * *
> Buoni genitori, Chiara Lalli (262 pp. – Preso in biblioteca)Non nego che argomenti come il ricorrere alla fecondazione artificiale per quanto riguarda le coppie gay (ma non solo) mi lascino tutt’ora perplessa, ma si tratta senz’altro di un buon libro: è scritto bene, in modo chiaro e comprensibile per tutti, e l’autrice espone le proprie idee senza tuttavia sbilanciarsi eccessivamente. Trovo che abbia ragione in molte cose, specie nella parte sui luoghi comuni e anche nella sezione “Contro natura”: è vero, è maledettamente facile cadervi, anche perché informarsi prima di esprimere giudizi è sempre la strada più facile da percorrere.
Solo un piccolo neo che non ho digerito del tutto, e che ha purtroppo abbassato di un po’ la mia valutazione finale: se Chiara Lalli si è rivelata davvero brava a smontare gli stereotipi legati agli omosessuali, ai matrimoni gay e a tutto il resto, a mio parere non lo è stata altrettanto dalla parte opposta, finendo per cadere lei stessa in quelli che sono i maggiori luoghi comuni riguardo alla Chiesa e alle sue opinioni. Talvolta, infatti, si concede (e gli intervistati con lei) critiche e frecciate del tutto gratuite che – sempre secondo il mio personale e opinabile giudizio – la fanno scivolare dalla parte del torto, a riprova che non è per nulla facile non lasciarsi condizionare dai pregiudizi.
Però rimane tuttavia un libro decisamente interessante, senz’altro valido per chi ha voglia di imparare.
* * *
> L’arte di ascoltare la musica, Claudio Casini (202 pp. – preso in biblioteca)Un libro che, come si trova scritto nella prefazione, è nato per coloro che non fanno parte del mondo della musica. Ciononostante io, che volente o nolente vi sono immersa, l’ho trovato davvero ben fatto, soprattutto nelle parti riguardo all’ascolto e all’interpretazione della musica. Sarà che più la studio, più mi convinco che i grandi nomi della musica classica fossero dei dannatissimi geni… In ogni caso, trovo che il bello della musica non stia nel limitarsi ad ascoltarla, ma nel viverla, ed è per questo che ho trovato il libro assolutamente azzeccato. Non si finisce mai di imparare, davvero.
* * *
> Talesa, Sara Cespoli (788 pp. – eBook inviato dall’autrice)Talesa è un libro che, lo ammetto, all’inizio mi ha un poco spaventata: per le dimensioni, principalmente (quasi 800 pagine), ma anche per l’immagine che fa da copertina… semplicemente inguardabile, secondo me, almeno per quanto riguarda l’insieme dei colori. Però sì sa, può trattarsi benissimo di una questione di gusti personali, quindi passiamo oltre.
Non è stata una sciocchezza arrivarci in fondo, vi dirò, anche se l’autrice ha saputo compensare la lunghezza con uno stile che, tranne in rari passi, scorre che è una meraviglia e che non mi ha quasi mai annoiata. 800 pagine che sono passate abbastanza velocemente, dunque: se fossi stata l’editor, però, non mi sarei pentita di una qualche stagliuzzata qua e là, che a mio parere avrebbe alleggerito il tutto senza tuttavia togliervi nulla. Mi riferisco in particolar modo all’inizio, in cui ho incontrato parecchie descrizioni alquanto statiche, ma in generale all’uso degli aggettivi e degli avverbi, che finiscono per appesantire la narrazione.
A parte alcune ripetizioni, cambi improvvisi di PoV e alcuni refusi, non mi è sembrato affatto male: la trama coinvolge, i personaggi sono molto curati dal punto di vista psicologico… e insomma, la pensantezza rimane a tratti, ma devo dire che non mi ha disturbato più di tanto.
La rinascita del fantasy italiano? Be’, meglio non esagerare, dato che Talesa non è affatto esente da difetti. Però è senz’altro un titolo da tenere d’occhio, a mio parere.
* * *
> Il libro blu, Fernanda Raineri (118 pp. – eBook inviato dall’autrice)Continuano le avventure dei quattro ragazzi che avevamo conosciuto ne La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante. Nel Libro blu, però, l’ambientazione cambia radicalmente: non ci troviamo più sulle Alpi Apuane, bensì negli Stati Uniti, dove Stella si reca per andare a trovare gli amici Frank e Rebecca durante le vacanze di Natale.
Il libro blu vuole essere un fantasy per ragazzi, così come il suo prequel. È forse per questo che l’autrice ha scelto di utilizzare uno stile molto semplice e scorrevole per narrare le avventure dei ragazzi (anche se definirlo “fantasy” mi è parso un poco forzato). L’aspetto negativo è che, in questo modo, la storia procede in modo tremendamente veloce, cosa che non mi ha impedito di gustarlo appieno. Cento pagine sono poche per una trama come quella de Il libro blu, a mio parere. Ciò ha fatto sì, ahimè, che il corso che hanno preso gli eventi me lo ha fatto sembrare alquanto surreale, specialmente alla fine. Però mi è piaciuto, nonostante tutto: una trama così densa concentrata in poche pagine, perlomeno, lo ha reso molto, molto appassionante. Peccato per i refusi, ma il risultato non è male.
* * *
> Perchè non possiamo essere atei, Francesco Agnoli (305 pp. – preso in biblioteca)
Non so se si tratti di una scelta voluta oppure no, ma quando ho visto questo libro in biblioteca la mia testa lo ha subito collegato al suo “gemello cattivo”, il forse più conosciuto e più quotato Perché non possiamo essere cristiani di Mr. Odifreddi… perchè è così, siamo nel mezzo di una lotta, e le due fazioni non potrebbero essere più distanti tra loro: quella dei credenti, per i quali è inconcepibile essere atei; e quella degli atei o ateologi, per i quali vale il contrario. Ed entrambe le parti sembrano più decise che mai a far valere i propri motivi.
Ho letto anche il libro di Odifreddi, ma posso ben dire che questo che sto recensendo ha ampliamente dimostrato di possedere una marcia in più, nonché di essere – almeno per me – molto più convincente: perché Odifreddi, nel suo tentativo di smontare il cristianesimo pezzo per pezzo si pone come se lui stesso fosse un nuovo dio a cui tutti devono inchinarsi? Non sarà mica vero quel che scrisse Dostoevskij riguardo agli idoli? Mentre leggevo questo libro, e soprattutto osservando il mondo che mi circonda, faccio sempre più fatica a credere il contrario.
Molto, molto interessante, dunque. Senz’altro valido per chi come me ama mettersi in discussione.
* * *
> L’ultimo guardiano – Il viaggio di Lerion, Andrea Tranchina (120 pp. – eBook inviato dall’autore)Questo che sto per recensire è il prequel/spin-off de Il sigillo di Moira, di cui trovate il commento qui. Come da titolo, il protagonista del racconto è Lerion, che nel libro successivo si troverà ad avere un ruolo di grande peso, ed è stato senz’altro interessante leggere qualcosa su di lui: il fatto è che nel Sigillo non si conosce molto di Lerion a causa del corso che prendono gli eventi, perciò trovo che sia stata un’idea vincente elaborare un capitolo tutto suo, che è riuscito a inspessire parecchio la sua personalità.
Per quanto riguarda lo stile, trovo che sia migliore del Sigillo per certi aspetti; peggiore per altri. L’aspetto positivo, infatti, è che lo stile rimane buono dall’inizio alla fine, specialmente per le scene di azione molto ben descritte (mentre, se vi ricordate, nel Sigillo di Moira l’inizio era alquanto fiacco). Tuttavia sembra che sia stato riletto in modo parecchio affrettato e superficiale, considerato quanti refusi ed errori vari sono rimasti. Per il resto, però, a parte alcune frasi un po’ lunghe e pesanti e gli orribili << >>al posto delle virgolette caporali, non mi pare di aver riscontrato altri difetti.
Ah, ottima copertina, come sempre.
* * *
> Primus, Massimo Valentini (392 pp. – libro inviato dall’autore)(Recensione disponibile a breve.)
Be’, come vedete durante questo mese ho cercato di equilibrare libri fantasy con testi un po’ più impegnativi… perciò ora tocca a voi: quali bei libri avete letto nelle ultime settimane del 2012?