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Mentre aspettavo gli Spaghetti di Soia e gli Involtini Primavera, mi sono sentito a disagio quando la proprietaria del Ristorante Cinese, a cui mi ero rivolto, ha cominciato a darmi lezioni di liberalismo. Non avevo argomenti da controbattere quando ha detto che in Cina (sic!) "non ci sono così tante leggi che limitino la libertà d'azione degli esercenti".
In effetti ogni volta che vado all'estero, i commenti con mia moglie sono sempre gli stessi e vertono sulla solita questione: come sarebbe bello se da noi i negozi fossero aperti anche alla Domenica. Probabilmente a Confesercenti i soldi, che le imprese potrebbero guadagnare, fanno schifo se, con tanta veemenza, si pone in posizione nettamente contraria e con lei anche i vescovi della CEI che, sempre più simili agli ayatollah di un qualsiasi Paese islamico, vanno fuori di testa al solo pensiero di avere dei posti liberi nelle chiese. Capite bene che, con cotanta concorrenza, i fautori dell'acquisto libero alla Domenica è meglio che si dedichino al loro hobby preferito.
L'ultima speranza è quella che siano i lavoratori stessi a mettersi di traverso a chi è contrario ad un risveglio dell'economia, come ad esempio succede in Francia dove i lavoratori di Bricorama dicono: "Vogliamo poter lavorare la domenica. Intanto, per salvare l’azienda. E poi perché chi lavora la domenica è volontario ed è pagato il doppio".
Ecco, il problema è proprio qui: Confesercenti incazzata perché non vuole pagare il doppio i lavoratori, i vescovi incazzati perché predicherebbero ai muri ed il governo italiano incazzato perché non vuole sborsare doppi stipendi anche alle altre categorie di lavoratori domenicali.
No, no, tranquilli, da noi non lo faranno mai.
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