Libano – Distiamo 200 metri dalla technical fence israeliana, la pattuglia dell’Israel Defence Force (IDF) assiste attraverso la rete metallica i lavori preparatori per la posa del blue pillar. Siamo sopra la Blue Line a cavallo fra Libano e Israele, superare il filo spinato che delimita il corridoio, vuol dire entrare in uno dei rispettivi paesi e forse causare una segnalazione per il prossimo tripartito che stabilirà il punto su cui saranno costruiti gli altri marcatori chiamati, blue pillars.
I militari del Plotone Minex e del Plotone Supporto allo Schieramento della Compagnia Genio su base del 6° Reggimento Pionieri di Roma comandata dal Cap.no V. Tornatore preparano la base su cui sarà posato il blue pillar. È la prima volta che l’Italia è chiamata a svolgere questi lavori.
Mentre gli operatori appianano il cemento dei pioli di acciaio opportunamente verniciati e misurati con dei GPS centesimali, figurano le ore di fatica a trovare accordi in sede tripartitica «in questo caso» spiega il Ten. Luigi Pizzi vice comandante della compagnia genio ENG COY «il picchetto di colore blu rappresenta la misurazione ONU, il giallo IDF, rosso invece le LAF (Lebanese Armed Force), la loro disposizione forma i vertici di un triangolo e sul baricentro si costruisce il blue pillar» conclude il Ten. L. Pizzi
Sarebbero serviti 50 centimetri di scostamento per mandare a monte ore di dispute, ma in questa circostanza il punto misurato da ONU e IDF coincideva mentre quello delle LAF era scostato di qualche centimetro e il blue pillar sarà posto al centro tra il picchetto giallo-blu e quello rosso.
Una guerra che si combatte dunque centimetro dopo centimetro, con lo scopo di raggiungere costantemente il dominio psicologico sull’altro. Libano e Israele, infatti, al contrario dalle opinioni comuni, sono formalmente ancora in guerra e la linea blue delimita il confine armistiziale da non superare.
Alessio Tricani