“L’altra ragione è che ho capito…l’ho capito così vicina alla fine…ho capito che la nostra lotta non ha più senso, ci avete sconfitto”La donna abbassa il capo concentrandosi a fermare qualcosa che le si agita dentro. Quando risolleva la testa gli occhi sono spenti. “non abbiamo più nessuna speranza di farcela…non abbiamo più soldi…non abbiamo più persone disposte a sacrificare tutto per la causa…ne avete catturati e uccisi troppi di uomini e donne per bene…”Il commissario vorrebbe rispondere, vorrebbe urlare che lui ha sempre fatto solo e soltanto il proprio dovere, ma le dita intrecciate della donna e dell’avvocato lo frenano. Allora poggia i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani unite e si prepara ad ascoltare con pazienza altri insulti senza senso. L’importante è sapere.
“La nostra organizzazione è formata da cellule separate tra loro che spesso non sanno dell’esistenza le une delle altre. Abbiamo deciso di agire cosi per evitare una gestione piramidale che sicuramente sarebbe stata fatta fuori molto rapidamente. Ci siamo solo dispersi su tutto il territorio nazionale, mantenendo il minimo di contatti possibili e limitando al massimo la circolazione delle informazioni. Io stessa non so dove sia il deposito del Nord-ovest.”La donna parla con voce piana, come se descrivesse una ricetta di cucina, come se recitasse un copione provato e riprovato per essere sicuri di non lasciarsi sopraffare dall’emozione una volta saliti sul palco.“Quindi ci ha fatto venire qui per dirci cose che già sappiamo…”“No! Vi ho fatto venire qui perché l’unica cosa che posso fare è portarvi dalla custode del deposito, l’unica che conosce la sua ubicazione”“Cioè?”“Vi porto io da chi sa dove è l’ultimo deposito”Il commissario si alza in piedi allargando le braccia muscolose.“No, signora mia…lei ci dice, MI dice chi è questa custode e io le vado a fare una bella visita…chiaro? Mi aspettavo qualcosa di meglio da lei, signora…”“Commissario…ho pochi giorni di vita…vorrei morire in pace…se le dico dove andare, la persona in questione le sparerà addosso e si farà uccidere o si ucciderà e il deposito resterà segreto…se volesse torturarmi non otterrebbe nulla…la vede quella flebo? E’ morfina…ma è un pagliativo…prendere o lasciare…la prego commissario…”“Avvocato, lei non dice niente?”L’avvocato scuote la testa. E’ ancora inebetito, forse non ha neanche ascoltato quello che hanno detto. La donna gli sorride e lo accarezza sul viso baciandolo sugli angoli delle labbra. L’avvocato sorride felice. “Che cazzo di avvocato è lei?”La domanda del commissario non riceve nessuna risposta.Il polizzioto bussa violentemente alla porta per farsi aprire dalle secondine. Subito dopo nel corridoio echeggiano le urla del commissario che parla al telefono. “IO NON POSSO FARCI NIENTE…E? UNA SCENA PAZZESCA…IO…IO…IO NON C’ENTRO NIENTE…NON…”Le urla vanno aventi per quindici minuti. Quando la porta si riapre un commissario esausto si ritrova di fronte la donna e l’avvocato abbracciati e sorridenti.“Forza fidanzatini…si va in gita!”Dopo aver ricevuto l’assicurazione che una squadra speciale li avrebbe seguiti con un elicottero e dopo aver firmato mezzo chilo di moduli di fronte ad un direttore del carcere stranamente sollevato di vederli andare via, il commissario, l’avvocato e la donna sono montati in auto. L’auto rossa li ha portati sino all’autostrada, poi dopo lunghi chilometri imbocca il casello per uscire nei pressi di un piccolo paesino aggrappato sulle pendici di un monte boscoso. Ora imboccano una stradina sterrata si arrampica per un paio di chilometri tra macchie verdi e calanchi chiari. Nel cielo stracci di nubi vengono sfilacciate sempre più dal libeccio che si fa via via più aggressivo, lo senti nell’aria, non si fa ignorare. La donna anziana tira un'altra boccata da una sigaretta con il filtro macchiato di rossetto. Aspetta di rivedere apparire l’auto scura dopo un'altra galleria d’alberi scossi dal vento che cerca di scavalcare le montagne. Nessuno passa li per caso, vengono proprio per lei. “Maktub…tutto è scritto, tutto è conosciuto all’Altissimo, niente è celato alla sua sapienza” pensa mentre soffia dalle narici una nuvola di fumo azzurro e si allontana dalla finestra per andare a mettere sul fuoco il bollitore per l’acque del tè. Stanno arrivando degli ospiti. Poi si volta e afferra il cellulare posato accanto ai fornelli. Compone lentamente un numero amico e guardando il nulla aspetta che qualcuno risponda. “Pronto? …si, sta arrivando. State pronti, non manca molto…si, certo…lo so! Basta ora! Ciao…ehi?... Ci sei ancora? …Anche io…”.La comunicazione si chiude, mentre il bollitore da notizie di se.