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Il blog che fa la differenza

Da Marcofre

il blog che fa la differenza

Il blog che fa la differenza, come ci riesce? In quale maniera possiamo agire per far sì che questo strumento riesca a ritagliare, nel Web, uno spazio, anche piccolo, e che sia nostro?
È ancora possibile riuscirci, oppure l’offerta è talmente varia e vasta che non è più possibile usare il blog, e conviene ripiegare su Facebook o Twitter?
E inoltre: davvero chi scrive storie ha bisogno di un blog?
Quante domande!

Dimostra che sei differente

La prima regola che conoscono un po’ tutti, è che devi dimostrare che tu sei differente. Da chi? Ma da tutti gli altri, diavolone! Parliamoci chiaro: il Web è pieno di gente che vuole vendere, vendere e vendere. Certo, anche io, e pure tu.
Il punto è che i lettori lo sanno, e questa non è una novità. Il punto è che occorre costruire con questi lettori (che, come dico spesso, non sono carte di credito ambulanti, ma uomini e donne), una conversazione. E ci vuole tempo. E anche empatia, simpatia, umanità. Tutte qualità che si palesano (bello questo verbo, vero? “Palesare” fa la sua bella figura) soltanto se la materia grigia ha qualche interesse, oltre alla vendita. Qui c’è poco da dire o da consigliare: è affar tuo dimostrare che non sei un chiacchierone. Modi e tempi li decidi tu, e questo è un vantaggio. Lo strumento ce l’hai, e si chiama “blog”. Che aspetti a sfruttare la situazione?

Mettiti in gioco

Mettersi in gioco: come?
Con una comunicazione personale, “umana”: sei in grado? Be’, è sufficiente dare un’occhiata in giro per trovare ancora contenuti che paiono scritti da marziani. Persone che non hanno alcun interesse alla condivisione, alla conversazione. Oppure, che devono assolutamente piazzare qualcosa, e allora vai con ricette, trucchi, strategie… Tutta roba vincente, che probabilmente funziona, e sono contento per loro, sul serio. Ma non funziona per te, né per me. Oppure, funziona in certi settori; in altri, stenta.
Mettersi in gioco in effetti è una bella sfida, e molti preferiscono evitare di correre un simile rischio. Innanzitutto, scrivere contenuti anche solo una volta alla settimana, è un impegno. E poi: perché diavolo dovrei farlo?
Dipende dal valore che dai alle tue storie. Se ci credi almeno un po’ allora dovresti vedere nell’impegno del blog, un sufficiente motivo per aprirlo e gestirlo.
Perché il blog serve a creare ponti. Per instaurare coi lettori fiducia.
Che diavolo: è finita l’era dello scrittore che deve essere interpellato solo dai suoi simili, dai suoi pari. Il Web ha cambiato le carte in tavola. Gli strumenti ci sono e sono gratuiti. Non sottovalutiamoli ma impariamo a usarli per mettere in luce la nostra intelligenza. Se l’abbiamo, si capisce.

Comunicare! Comunicare! Comunicare!


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