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Liberi dalla paura di comunicare

Creato il 12 febbraio 2011 da Dylandave

Liberi dalla paura di comunicare

- Il Discorso del Re – 2011 - ♥♥♥♥ e 1\2 -

di

Tom Hooper

E’ raro oggi trovare un film  capace di racchiudere al suo interno contenuti che fanno parte della storia, trattandoli con una rara cura che porti lo spettatore ad immedesimarsi con le emozioni dei suoi protagonisti. La balbuzie di Re Giorgio VI (Colin Firth) diventa quindi, non soltanto un problema comunicativo ma è l’ origine di un profondo senso di inadeguatezza del suo personaggio chiamato a causa dell’ imminente inizio della Seconda Guerra Mondiale a rappresentare il leader istituzionale di un’ Inghilterra ormai futura preda dell’ Asse di Hitler. Il protagonista Colin Firth ( candidato all’ Oscar 2011 come miglior attore protagonista) è impeccabile nel suo ruolo riuscendo a manifestare un personaggio  impacciato e ingabbiato nel ruolo di chi vive uno squilibrio comunicativo che ha radici interne originate da un’ educazione molto repressiva. Il regista Hooper delinea un momento delicato della storia britannica nel quale non è solo l’ imminente ingresso in guerra a essere protagonista ma anche l’ evoluzione dei mass media e l’ avvento della radio come mezzo di comunicazione che è in grado di restituire al popolo un ritorno auditivo, e quindi un contatto con l’ autorità monarchica che rappresenta la Gran Bretagna. Una radio che diventa simbolo di unità nazionale ma che si cela dietro un microfono che per chi è balbuziente come  Re Giorgio VI diventa un enorme mostro che catalizza la sua attenzione paralizzandolo. La sceneggiatura, scritta da David Seidler, che ha sperimentato la balbuzie sulla sua persona, essendo diventato balbuziente da bambino durante la guerra, è misurata e mai superflua. E’ costruita molto sulla relazione tra il re “Bertie” e il suo terapeuta\logopedista, interpretato superbamente da Geoffrey Rush, e sul lento processo che condurrà il paziente reale a venir fuori dalla sua nevrosi blindata dietro ricordi dolorosi d’ infanzia e una rigida impostazione dettata da formali buone maniere. Ecco che allora diventa fondamentale guardare questo film in lingua originale per gustarsi pienamente la bravura dei due attori durante i loro siparietti colmi dell’ essenza del conflitto di classe, ma anche per apprezzare la bravura di Colin Firth nell’ interpretare i suoi momenti di spasmi otorinolaringoiatrici e le sue interruzioni fonetiche con immensa credibilità visiva e uditiva. Interessanti sono poi anche le riprese a mano delle quali Hooper si avvale per trasmettere l’ ansia del suo protagonista allo spettatore, senza però mai eccedere ma limitandosi ad essere prerogativa solo di quegli stati d’ animo. Sapienti sono anche le scelte di alcune inquadrature che spesso tengono il protagonista Colin Firth ai margini di essa, rappresentando perfettamente i suoi stati d’ animo, o anche l’ utilizzo frequente di riprese dal basso o le deformazioni del grandangolo. Il Discorso del Re è un film che al suo interno è un manifesto di quella che è stata la fine di un mondo fatto di formalismi e l’ inizio (proprio grazie l’ avvento dei nuovi mass-media) dei favoritismi nei confronti di coloro che sanno come parlare alle persone in barba alla qualità e alla sostanza delle loro parole. Emblematica è infatti la sequenza nella quale lo stesso Re Giorgio VI pur non comprendendo ciò che il suo futuro nemico Hitler dice durante uno dei suoi discorsi ne rimane impressionato constatando che “sembra saperlo dire piuttosto bene”. Un film quindi sulla forza della parola nella comunicazione di massa, ma anche un’ opera che non dimentica di mettere in luce che l’ empatia e la fiducia reciproca è una prerogativa essenziale per chi vuole affrontare i suoi problemi non chiudendosi rigidamente in sè stesso.

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