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Liberi tutti

Creato il 01 ottobre 2010 da Pim

Liberi tutti

<< Ha estratto la pistola, me l’ha puntata in faccia, solo che dev'essersi inceppata… >>. Il cerchio dei microfoni si stringe intorno all’uomo. Nel trambusto si fa largo una voce: << Ministro… e la sua scorta? >>. << Il caposcorta ha preso le scale invece dell’ascensore, come fa di solito dopo avermi lasciato sul pianerottolo, davanti al mio appartamento >>. << Quindi l'aggressore la stava aspettando >>, chiede qualcun altro puntando il registratore. << Non so che dire… probabilmente sì. E questa è una cosa strana, perché non era previsto che rientrassi a Roma… >>. Si alza un mormorio, un << ah, ecco! >>. << Dove si era nascosto? >>, riprende quello di prima. << In una rientranza, dietro una colonna… non l’ho visto in faccia perché ci sono delle lampadine fulminate>>. << E poi, poi che è successo? >>, come un coro greco. << Quel tipo si è precipitato giù per le scale, ho sentito alcuni colpi… l’agente ha sparato in aria per fermarlo, ma è sparito nel nulla…>>. << C'era un'auto di servizio all'ingresso? >>. << Naturalmente. Ma dev'essere fuggito per il cortile interno, c’è un muretto basso che dà verso la campagna… >>. << Testimoni? I vicini? >>. << N-no, non credo… tutto si è svolto così in fretta… nemmeno mia moglie e i miei figli si sono accorti di ciò che stava capitando… >>. Una giornalista si divincola nella foresta delle braccia protese: << Ha avuto paura? >>. << No >>, replica secco lui, sfoderando un residuo d'orgoglio, << solo per la mia famiglia. Avevo già ricevuto molte minacce, pedinamenti. Stavolta volevano farmi fuori davvero, ma io vado avanti per la mia strada >>. Si leva un applauso, qualcuno urla << bravo! >>.

La piccola folla si ritira, le telecamere si spengono. Il ministro resta attorniato da alcuni membri dell’entourage che gli dicono qualcosa. Dalla tasca estrae il cellulare, compone un numero, si volta verso il muro. Chiede di una persona, fa un nome; dopo un attimo comincia a parlare, una parola dietro l’altra, a raffica. Il viso, fino allora pallido, gli diventa paonazzo, distorto in un’espressione sempre più alterata. Gesticola, si gira di scatto, controllando con lo sguardo. Il tono della voce cresce, gli scappa una litania d’insulti. A un certo momento – si sente chiaro, distinto – esclama: << Questa è l’ultima volta che mi fido di voi! >> e poi schianta il cellulare in terra.


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