Liberiamo le università da Big Pharma. E noi stessi dai medici ignoranti.

Creato il 06 luglio 2011 da Anticasta


Vai al pronto soccorso? Meglio fare il segno della croce, se sei cattolico. Altrimenti appellati a chi vuoi tu. Nelle università che sono ormai indirizzate da Big Pharma i medici imparano ad attribuire la colpa al paziente e a non approfondire le questioni. Ma Socrate diceva "so perché so di non sapere," penso che l'abbiano dimenticato da tempo perché l'ignoranza e la non curanza regnano sovrane tra le numerose sue maestà presenti ed anche qualche dio sceso in terra.
Tutto comincia più di un anno fa quando avverto dei bruciori in una zona femminile particolarmente delicata, la ginecoloca dott.ssa Simona Angela Nava dell'ospedale Niguarda di Milano inquisisce arrogantemente su cosa uso per lavarmi, siccome uso la Saugella che è la cosa più delicata che ci sia, non trova colpe da attribuirmi ma non mi prescrive nulla, nessun accertamento, mi fa anche la morale sulla mia preoccupazione per questa gravidanza, lasciandomi con un senso di mortificazione, dopo aver già abortito qualche mese prima ed aver scoperto una piccola mutazione genetica. Dopo la ramanzina, che non so a voi, ma a me non cura, ho perso il bambino. Naturalmente è colpa mia che mi agito. Nessuna delle tre supermegagalattiche ginecologhe convocate ha reputato degni di nota la mutazione MTHFR (provoca coagulazione del sangue),il LAC un  punto fuori dalla normalità (si tratta di anticorpi che hanno a che vedere con la coagulazione del sangue) e nessuna di loro ha pensato di controllare la mia tiroide. Il risultato di cotanta saccenza ed arroganza nel comportamento e nell'ostinato NON ASCOLTO in particolare della dott.ssa Marina Muscarà è stato che ho perso il bambino, ma c'è di più. Quando mi sono recata al pronto soccorso per delle perdite il dott. Michele Costa, sempre del Niguarda, dall'alto dei suoi poteri cosmici mi ha redarguito di fare l'amore con mio marito, avete capito bene, invece di preoccuoarsi del mio bambino mi ha giudicata come donna, ha espresso un giudizio su di me, senza nemmeno conoscermi. E dire che lo paghiamo con l'Irpef. Un'altro medico, il dott. Maurizio Bini, che mi ha visitata dopo aver perso il bambino, alla mia domanda "non pensa che la mutazione possa centrare qualcosa?" mi ha risposto "lei fa il medico o il metalmeccanico?" Un altro giudizio, dunque ed anche molto offensivo. Penso che molti metalmeccanici siano meno ignoranti di lui. Solo che magari per forza di cose hanno DOVUTO fare i metalmeccanici. In Basilicata ho conosciuto un metalmeccanico laureato in legge. Ma torniamo ai bruciori, dopo più di un anno scopro grazie alla dott.ssa Anghileri, l'unica veramente degna di essere chiamata dottoressa, che ho un batterio, la Gardnerella ed un lievito/fungo il saccharomyces cerevisiae. Probabilmente un anno fa c'era solo il fungo, poi potrebbe aver creato l'abitat ideale per la  gardnerella . . . ma va bhè.
Per la gardnerella la ginecologa dott.ssa Anghileri, quella brava, quella che sa ascoltare con l'umiltà di chi sa che c'è sempre da imparare e da scoprire, mi dà un antibiotico, il metronidazolo, decido di prenderlo subito, anche se stavo facendo una cura omeopatica, la sospendo e corro dal medico di base la dott.ssa Wilma Crivellaro perché comincio ad avere i primi sintomi di cistite. La cistite è tremenda, ne ho sofferto fin da bambina, e so cosa significhi urinare rosso, il dolore è lancinante ed è pericolosa perché può raggiungere i reni. Spiego la situazione alla segretaria della dott.ssa Crivellaro che mi dice che lo dirà alla dottoressa appena arriva, mi serve solo una ricetta, nulla di più, anche perché non può saperne più della ginecologa e non mi segue da sempre, quindi non conosce bene nemmeno me. Con una cistite in corso, che è molto fastidiosa, anche perché uno deve andare in bagno in continuazione e lavarsi per il bruciore, chiedo se la dottoressa è stata avvisata, senza specificare, e la dottoressa, senza nemmeno chiedermi come sto, mi risponde stizzita, dopo aver chiamato il secondo paziente, che lei ha degli appuntamenti e rientra . . .   La segretaria, che c'è ma non c'è, rimbalza la responsabilità dicendo che bisogna parlare con la dottoressa . . .?
Decido di andare in farmacia e le farmaciste che mi conoscono, mi danno il farmaco. Prendo il metronidazolo giovedì sera, due pastiglie, da subito avverto tachicardia alla bocca dello stomaco, fiacchezza, e sento come se mi mancasse il cuore, penso di essere molto stanca. La mattina mi sveglio con un dolore pungente alla schiena dalla parte sinistra. Prendo altre due pastiglie, formicolii al collo, senso di stordimento, nausea, tachicardia, lingua indolenzita. La sera ne prendo solo una e così anche la mattina dopo. Dolori al braccio sinistro ed al petto, per quanto mi sforzi non riesco a stringere i pugni, chiamo la ginecologa e mi dice di smettere. Non l'avevo smesso prima per paura della cistite ma caspita, il cuore, il cuore era decisamente più importante ed urgente. La dottoressa mi dice di andare al PS se non riesco a respirare. Il respiro è sempre affannato, fino a che lunedì sera in seguito ad un piccolo sforzo, una rampetta di scale, inizia la tachicardia, quando inizio a cenare sento un forte senso di costrizione al petto insieme ad un dolore intenso e non riesco più a respirare. Mio marito chiama il 118 ed il dottore vuole parlare con me, mi chiede se ho paura di qualcosa, boccheggiando gli rispondo che se devo aver paura di qualcosa, ho paura di andare all'ospedale (e certo che ho paura di loro, sono una manica di incompetenti). Il simpaticone insinuava che io non stessi male, ma come fa se nemmeno mi vede? Arrivano comunque e mi fanno le domande più  assurde, soffri di gastrite? Ma hai preso l'antibiotico a stomaco pieno? Ma portami all'ospedale idiota. Mi ci portano, più per dovere che per convinzione. All'ospedale Niguarda di Milano elettrocardiogramma (effettuato a riposo) buono, mi lasciano ad aspettare due ore su di una sedia e lasciano fuori mio marito, ad un certo punto, sempre con il respiro affannato, che cercavo di tenere sotto controllo io, solo con la mia grande forza di volontà, mi rivolgo all'infermiere, mi dice che ne ho 5 davanti. Bene, allora visto che per voi non sono grave, posso andare da mio marito ma io faccio fatica a respirare. Allora è meglio che stia qui. No, se per voi posso aspettare 5 persone davanti a me con codice verde, significa che non mi ritenete grave, me ne vado . . . mi fa entrare. La dottoressa Alessandra De Leo è gentile ma naturalmente non mi crede, l'allergia si manifesta con le bolle mi dice, insisto un po' raccontandole della mia allergia alla polvere, al polline, ed alla recente scoperta, grazie alle analisi della tiroide fattemi fare dalla mia ginecologa dott.ssa Anghileri di un'intolleranza al glutine. Sono un soggetto allergico. Ed alla fine la dottoressa mi dà un antistaminico, dopo un'ora fa effetto e comincio a stare bene.
Ritengo offensivo che sul foglio di dimissione non compaia la mia difficoltà respiratoria, ed oltre alla visita dall'allergologo mi si consigli di approfondire dal punto di vista psichiatrico gli attacchi di panico. La dott.ssa De Leo mi ha parlato di un fumetto sugli attacchi di panico. Io invece ho letto questo: L'angina pectoris è determinata da una "transitoria" riduzione del flusso di sangue arterioso al cuore, cioè da un apporto di sangue insufficiente alle richieste di quel preciso momento: ciò comporta uno stato di scarsa ossigenazione del territorio di miocardio irrorato dalle coronarie, noto come ischemia miocardica. Nella grande maggioranza dei casi tale evenienza si manifesta quando un vaso è parzialmente occluso da lesioni aterosclerotiche; in condizioni di riposo esse possono non ostacolare il normale funzionamento cardiaco, ma sotto sforzo o stress impediscono di soddisfare completamente le richieste di ossigeno del muscolo cardiaco.La sintomatologia della cardiopatia ischemica ha elementi comuni nelle differenti forme di presentazione, angina ed infarto: entrambi si manifestano con dolori toracici simili ad una sensazione di peso (angina vuol dire costrizione), possono essere irradiati al collo, alle spalle e agli arti superiori, talora sono accompagnati da sudorazione fredda e svenimenti. I dolori dell'angina durano solo alcuni minuti, mentre quelli dell'infarto durano assai di più e possono non passare con i farmaci che solitamente risolvono i sintomi dell'angina. Il dolore è comunemente sordo, a partenza interna, non interessa le strutture ossee superficiali, non si modifica con i movimenti del torace. Il primo esame da eseguire è l'elettrocardiogramma basale che nel paziente asintomatico, non sempre evidenzia un'ischemia; in questo caso è opportuno effettuare un elettrocardiogramma sotto sforzo.

E voleva anche darmi 5 gocce di valium . . . con ancora il metronidazolo in corpo, la tachicardia ed i dolori al petto al minimo sforzo . . .per fortuna la mia intelligenza ha vinto contro la loro saccenza e le ho rifiutate. Consiglierei comunque io a lei di leggere più libri di medicina e meno fumetti.
Per l'allergia sono in cura dal dott. Cavallino di Genova, l'unico che ha individuato in una passata infezione da citomegalovirus la possibile causa scatenante per questo stato di allerta del sistema immunitario, dopo di questo infatti sono comparse l'allergia al polline e l'intolleranza al glutine . . . e comunque continuiamo ad indagare perché come dice la dott.ssa Anghileri, la medicina è un'arte, non una scienza.
La maggior parte dei medici non sa fare una diagnosi, ha perso la capacità di ascoltare il paziente, non gli viene certo insegnato a farlo, tantomeno a ragionare, approfondire, ricercare, in pratica sanno quattro cose in croce e ripetono quelle, fuori da ciò, brancolano nel buio ma sono però convinti di sapere tutto ed andargli dietro è come farsi guidare da un cieco.
Gli attacchi di panico non mi sono mai venuti ma non è escluso che in futuro non mi vengano alla vista di un pronto soccorso.

P.S. Oggi (evidentemente si era esaurito l'effetto dell'antistaminico), il minimo sforzo della digestione mi ha riprovocato un'intensa e dolorosa tachicardia, ho preso l'antistaminico e dopo un po' è passato. Avrò avuto un altro attacco di panico? Forse il pranzo mi ha incosciamente spaventata? Non so se ridere o piangere. Ci sarebbe da piangere.

di Cinzia Bascetta


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