Se ne discute segretamente nei palazzi della politica internazionale. Tra i burosauri americani ed europei, tra i lobbisti e i boss delle potenti multinazionali. I cittadini e i politici nostrani ovviamente cadono dal pero e non ne sanno nulla. A suo tempo sapremo cosa prevede esattamente il cosiddetto TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il Trattato Transatlantico sugli investimenti che da alcuni mesi Stati Uniti ed Europa stanno negoziando in gran segreto. L'idea è teoricamente ed economicamente affascinante: creare una zona di libero scambio che eliminerà i dazi doganali per i prodotti che transiteranno tra Usa e Europa. Ma a che prezzo? La rivoluzione potrebbe infatti far fare all'Europa un salto all'indietro sulle norme di sicurezza che regolano l'etichettatura e la tracciabilità dei nostri prodotti alimentari. E potrebbe dare il colpo di grazia alle piccole e medie imprese che rappresentano l'ossatura della nostra economia.
Nonostante i principi generali del TTIP siano stati recentemente desecretati, a livello internazionale c'è ancora il massimo riserbo sul reale contenuto del trattato internazionale. Il tutto condito dalle immancabili rassicurazioni dei commissari Ue sul fatto che il libero scambio dei prodotti con gli Stati Uniti non depotenzierà assolutamente gli standard di sicurezza alimentare europei.
I rappresentanti dell'Ue e i nostri governanti, il premier Matteo Renzi in testa, sostengono che il famigerato TTIP sarà un toccasana per la nostra economia. Lo stesso, ovviamente, fanno i rappresentanti delle grandi industrie italiane.
L'assenza di dazi e la scomparsa dei confini commerciali tra Europa e Usa si calcola possa comportare un aumento del Pil europeo tra lo 0,5% e il 4%, far lievitare l'export del 28% e creare posti di lavoro.
Come accennato l'abbattimento dei dazi e la liberalizzazione del mercato comporterà però la standardizzazione delle regole sulla sicurezza alimentare e sull'etichettatura e sulla tracciabilità dei prodotti che oggi sono la principale garanzia di qualità per i consumatori europei. In parole povere l'Ue, che finora è stata molto attenta a questi aspetti, dovrà probabilmente rinunciare a molte tutele e controlli in nome di una presunta e non dimostrata uscita dalla crisi economica.
Ovviamente l'omogeneizzazione degli standard imposta dal varo del TTIP potrebbe avere degli effetti devastanti soprattutto sul settore agroalimentare. Negli Stati Uniti le leggi sulla commercializzazione dei cibi sono infatti notevolmente diverse dalle nostre. Sono tranquillamente accettati cibi che contengono organismi geneticamente modificati, ormoni e antibiotici in virtù del principio secondo cui si devono vietare soltanto i cibi la cui dannosità è scientificamente provata. Altrimenti questi possono essere commercializzati. Inoltre negli Usa non esiste alcun tipo di obbligo nella etichettatura dei prodotti.
E allora nel braccio di ferro sulle regole vinceranno le multinazionali americane, che si guardano bene dall'inserire la provenienza dei cibi nelle etichette, oppure le nostre aziende che continuano imperterrite a puntare sulla qualità, sulla tracciabilità e sulla genuinità dei cibi da proporre nelle nostre tavole?
Nel processo di standardizzazione delle procedure previsto dal TTIP farà un passo indietro l'Europa, finora così ligia sulle norme di sicurezza ma in preda ad una devastante crisi? Oppure dovranno adeguarsi gli Usa?
Cosa succederà se passerà il TTIP? Ci ritroveremo negli scaffali dei supermarket prodotti alimentari senza alcuna indicazione della qualità, magari rigurgitanti ormoni e ogm?
E cosa sarà dei nostri marchi a denominazione di origine controllata? Delle produzioni Dop e Igp che sono il fiore all'occhiello del nostro agroalimentare?
Che ne sarà, nel confronto con le multinazionali del cibo industriale, delle nostre piccole e medie imprese artigianali che riescono a sopravvivere puntando sulla qualità delle loro produzioni?
Insomma il TTIP sarà una grande opportunità per la nostra economia, come afferma il premier Matteo Renzi, oppure sarà una colossale fregatura per piccole imprese e consumatori?
E' un quesito al quale la segretezza e la mancanza di comunicazione che accompagna questa operazione non permette di rispondere.
A peggiorare la situazione ci sta il fatto che, in un'ottica di graduale ma progressiva esautorazione dell'autonomia degli Stati nazionali a vantaggio delle organizzazioni internazionali (vedi anche questo post sull'Eurogendfor), tutte le controversie relative all'applicazione del TTIP saranno delegate ad un collegio arbitrale internazionale privato le cui decisioni saranno superiori alle leggi nazionali e ovviamente alle stesse sentenze dei tribunali.
Delle possibili conseguenze del Trattato Transatlantico sulla nostra economia si è occupata qualche mese fa questa inchiesta di Report sul TTIP.
Qui un altro articolo utile per approfondire la questione TTIP.
La denuncia del Movimento Zona Franca
Quel che potrebbe aiutare a capire un po' di più di quanto sta avvenendo sopra le nostre teste è dunque un po' di trasparenza.
Ad esempio, la compartecipazione delle istituzioni locali alle decisioni dei burocrati europei potrebbe favorire la trasparenza e contribuire ad evitare sorprese calate dall'alto.
E questa è una cosa che ad esempio una regione a Statuto speciale come la Sardegna potrebbe fare.
Correva l'anno 1999. La Giunta regionale era guidata da Federico Palomba quando, ai sensi di un'intesa con lo Stato (premier era Massimo D'Alema), il 15 settembre fu emanato il decreto legislativo numero 363 che doveva appunto dare attuazione ad una parte dello Statuto sardo del 1948.
Il destino di quella norma è stato quello di rimanere clamorosamente inattuata per sedici anni. Esattamente come il famoso decreto 75 che istituiva in Sardegna le zone franche, emanato anch'esso sotto la Giunta Palomba grazie all'intesa con D'Alema (è stato un periodo di accordi proficui che sono stati buttati al vento nelle legislature successive), rimasto lettera morta sino ad oggi.
Il decreto 363, richiamato proprio dal segretario del Movimento Sardegna Zona Franca Francesco Scifo, impone che un rappresentante della Regione Sarda (il presidente della Giunta regionale o un suo delegato) faccia parte della delegazione italiana che partecipa alla elaborazione dei progetti di trattati di commercio che lo Stato italiano intende stipulare con Paesi esteri, qualora gli accordi riguardino interessi rilevanti per l'economia della Sardegna.
" A pena di omissione di atti di ufficio per il nostro esecutivo regionale e invalidità dei trattati stipulati e da stipulare dall'Italia - afferma l'avvocato Scifo, molto attento alle questioni relative alle prerogative della Sardegna in ambito europeo - : il presidente della Regione Autonoma della Sardegna o un suo delegato stanno oggi partecipando alle trattative del TTIP (il "Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti") in corso?
Questo trattato riguarda interessi rilevanti per l'economia della Sardegna: noi Movimento Sardegna Zona Franca Lista Maria Rosaria Randaccio, vogliamo una risposta e, in difetto, denunciamo pubblicamente questa gravissima omissione della Giunta e del suo presidente pro tempore ".
Speriamo che il presidente Francesco Pigliaru sia sensibile a questa provocazione e spieghi se il decreto 363 del 99 è stato attuato e soprattutto se la Regione sarda è attenta a quello che sta per succedere a livello internazionale e alle sue ricadute sull'economia già precaria della Sardegna.
DECRETO LEGISLATIVO 15 settembre 1999, n. 363
Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Sardegna in materia di partecipazione della regione alla elaborazione dei progetti di trattati di commercio che lo Stato intende stipulare con Paesi esteri. (GU n.248 del 21-10-1999 ).
In attuazione dell'articolo 52, primo comma, dello statuto della
regione Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, e successive modificazioni, nella elaborazione degli accordi internazionali commerciali e tariffari, la regione partecipa, nell'ambito della delegazione italiana, con il presidente della giunta regionale o con un suo delegato, ai lavori preparatori relativi alla definizione della posizione negoziale dell'Unione
europea e dello Stato italiano, anche in sede di organizzazioni internazionali, in quanto gli accordi stessi riguardino interessi rilevanti per l'economia della Sardegna. Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarle e di farlo osservare.