Sinceramente non me la sento di esprimere giudizi sugli interpreti, che a quanto ho visto hanno talento, tanto da riuscire a colmare spesso le carenze che questa, come molte altre opere contemporanee , hanno di base. Mi spiace solo che non siano valorizzati abbastanza, e che spesso si impieghino artisti e interpreti (selezionati tra un esercito di migliaia) la cui qualità è spesso superiore al testo che sono chiamati ad interpretare; ci possono mettere del loro quanto vogliono, ma più di tanto non possono fare.
Effettivamente qui siamo sopra alla media, specialmente dal punto di vista musicale (Frisina dimostra di essere uno che SA scrivere buona musica ogni tanto) ci sono effettivamente dei begli spunti però, nonostante qualche bella paginetta, l'opera non riesce mai particolarmente a "rapire lo spettatore", che in genere si sente soffocare in un'inondazione di note e parole.
Nonostante infatti gli autori cerchino di "tirar via" in maniera anche piuttosto grossolana la seconda parte riguardante purgatorio e paradiso, l'opera non riesce mai a catturare l'attenzione più di qualche secondo.
Gli autori, entrambi sacerdoti , non hanno saputo togliersi l'abito talare neppure nello scrivere quest'opera, che effettivamente "puzza" terribilmente di chiesastico.
Intendiamoci, non c'è nulla di male nell'essere dei religiosi e scrivere opere "laiche" (Da ponte, parini, Vivaldi lo erano), ma in questi casi bisogna saper lasciare da parte la retorica da pulpito e riscoprire la propria anima "secolare".
Il risultato complessivo è quello di un'opera che prende sé stessa troppo sul serio, lenta e maestosa spesso fino all'eccesso, scadendo spesso nel retorico e nel dottrinale, senza però mai avere un'anima vera e propria, un messaggio, un fine e un'individualità tutta sua.
Tutto questo, alla lunga, riesce ad annoiare anche chi, conoscendo la commedia piuttosto bene, riesce a seguire le vicende.
Certo chi è a digiuno di letteratura non ci capisce una mazza (e, per inciso, un buono spettacolo teatrale dovrebbe essere quantomeno sufficentemente autoesplicativo).
Capisco che il soggetto non fosse facile, però la bravura d'un autore sta anche nel riconoscere le proprie possibilità (o almeno nel riuscire a mettere insieme un gruppo d'autori adatto alla difficoltà che si trova ad affrontare).
L'opera ha diversi problemi, sia a livello musicale, che a livello di libretto che a livello di costruzione e di "concezione", e ora vi spiego secondo me quali sono:
La Musica.
Sulla musica posso solo dare un parere personale: Come già detto, c'è qualche bel tema accattivante e ben scritto (Mi è piaciuto il brano di Caronte,non a caso il brano piu' leggero, per motivi che spiegherò anche più avanti), però per il resto si cerca di "allungare il brodo" con musica che "gira a vuoto".
Frisina,per quanto apprezzato autore di musica sacra (e colonne sonore di film sulla Bibbia), tratta la maggioranza dei brani come se fossero preghiere, complice anche il libretto, facendoli risultare lagnosi.
Per inciso:
NON CHIAMATELA OPERA!
Sinceramente mi dà veramente fastidio sentir chiamare questa "cosa" con l'appellativo di Opera.
Mi dà un po' l'idea di voler nobilitare con un nome altisonante qualcosa che tutta questa nobiltà non la ha.
L'opera ha i suoi schemi, le sue caratteristiche, il suo modo di esecuzione,
NON ammette l'uso di macchinari sintetici di nessun tipo
e soprattutto viene scritta partendo da un LIBRETTO SERIO e drammaturgicamente sensato che viene successivamente musicato.
Il libretto
Qui mi sento di poter dire di più.
All'estero nelle produzioni più ambiziose gli autori sono più di uno. qui Il libretto è stato affidato (per così dire) a Gianmario Pagano (che a dispetto del nome è un prete), già autore di sceneggiati tv a tema religioso (dove aveva già collaborato con Frisina).
Evidentemente però senza molta esperienza nell'uso e nella composizione di versi.
Come librettista ha infatti fatto ben poco, l'opera infatti è un po' "ruffiana", a scanso di critiche questi si è limitato a tagliare (senza la minima cura alla metrica) "pezzi" dell'originale, cucendoli con recitativi che risultano fin troppo prosastici.
Senza capire che la bellezza d'un poema sta nella "perfezione" metrica, che giustifica anche i molti barocchismi del testo, togliere la metrica e le rme è come togliere una chiave di volta: il testo si trasforma in un insieme di espressioni e perifrasi inutilmente astruse.
Il risultato d'un libretto costruito in questo modo, sono versi piatti che mancano di ritmo, di rime e di sintesi (perché l'endecasillabo dell'originale porta ad allungare il verso) , piene zeppe di arcaismi e perifrasi che hanno perduto il loro motivo:
Un po' come leggere una poesia in parafrasi: spesso la bellezza non sta in cosa si dice ma in come lo si fa.
"Salsi colui che inanellata pria, disposando m'avea con la sua gemma"
"Amor che a nullo amato amar perdona"
Sono espressioni che, tolte dal contesto, risultano inutilmente ermetiche.
Basta ascoltare l'aria di Ulisse (ben 7 minuti per dire 3 cose) per rendersene conto.
Cambiando il "Mezzo" di "rappresentazione", il dramma andava RISCRITTO totalmente in maniera APPROPRIATA al mezzo (con qualche citazione volendo); Certo, scelta coraggiosa, ma necessaria anche per dare "vita propria" al dramma e una lettura personale.
Pensate a quello che si è fatto con Jesus Christ Superstar:
Sono state fatte delle scelte coraggiose... dando una lettura originale e personale...ed infatti i personaggi lì "Vivono" e, pur rispettando grossomodo le Scritture, non si limitano a ripetere i passi della Bibbia come il prete in chiesa.
La vicenda è poi svolta senza scossoni, come in un teatrino: I personaggi si alternano sulla scena e raccontano la loro storiellina (tramite il solito frullato dantesco), finito questo avanti un altro, senza mai spiegarci esattamente il succo del discorso, Qual è l'insegnamento? il messaggio? Quale tassello ha portato quel personaggio allo svolgimento della trama e al raggiungimento degli obiettivi (che non vengono mai esattamente chiariti) del protagonista?
Queste sono domande che un buon autore non dovrebbe mai tralasciare: ciò che non serve alla trama, non va neppure rappresentato.
Come ho già detto, l'unico personaggio che canta qualcosa di ricordabile è un personaggio secondario cui, non parlando molto nella commedia, si è dovuto scrivere un'aria Ad Hoc, sto parlando di Caronte e dell'aria "Guai a Voi"
Poveri voi ricchi che non avete pianto, vendeste il cuore per oro falso cercando ciò che non sazia,
ciechi che non vedete chi tende la sua mano, chi disperato chiede a voi un segno di speranza...
gente perduta senza pietà la vostra vita senza l'amore, ora la morte viene per voi...il regno delle tenebre! guai a voi!
Unica aria dove, in versi abbastanza sintetici e diretti, il personaggio ci spiega quale sia il suo messaggio: "Non fate come questi dannati che hanno goduto in vita e cui ora tocca l'inferno".
La costruzione del Dramma e la lettura dell'opera dantesca.
Precedentemente ho detto che non ci sia una lettura personale, ma in effetti una lettura c'è(purtroppo, finisce per sminuire l'opera dandole un tono devozionale e chiesastico),
La Commedia è certo difficile da sviluppare, essendo un poema didascalico, si limita ad "elencare" ciò che il poeta vede, e non abbia una trama di tipo classico; c'era dunque da creare una sorta di "motore", "giustificazione" o "motivo" all'esperienza "mistica" dantesca.
Secondo l'interpretazione di Frisina &C. Dante intraprenderebbe il viaggio nei tre regni per raggiungere l'"Amore" nella figura di Beatrice (e per questo motivo si cerca di far entrare, spesso veramente a forza, la parola Amore dovunque, e ciò dà un che di infantile); Mentre la parola "PECCATO" (che dovrebbe essere un po' la chiave un dramma così) non viene mai nemmeno usata.
A mio parere una tale interpretazione "sempliciotta" non regge da nessun punto di vista:
Anche se questo tipo di buonismo spicciolo riscontra spesso nelle opere a tema religioseggiante:
I religiosi tendono ad abusare del concetto di Amore ( Cosa di cui ho già parlato ampiamente).
Nel "mondo secolare" però l'amore non è mai fine a sé stesso, ha sempre una componente "fisica", di "vicinanza", di "contatto" con la persona amata.
Romeo e Giulietta si rincorrono per tutto il dramma (e si uccidono per poter idealmente "Stare insieme" per l'eternità), così come OGNI dramma incentrato sull'AMORE è incentrato sulla RICERCA per il possesso o la permanenza insieme all'oggetto amato.
Solo un martire puo' farsi uccidere per puro "Amore" verso gli uomini o verso Dio.
Dante però è un uomo!
La vicenda di Dante è più simile a quella di Orfeo:
ma infatti Orfeo scende agli inferi RIPRENDERSI Euridice; DANTE sa già dall'inizio che non può riprendersi Beatrice.
Anche perché se fosse così non avrebbe senso proseguire per il paradiso, dato che Beatrice la incontra nel purgatorio.
Beatrice è un tramite, esattamente come Virgilio, e tale doveva restare.
Il Dante del poema intraprende il noto viaggio per ritrovare sé stesso tramite l'espiazione delle colpe attraverso l'esperienza indiretta delle pene.
A mio parere, sarebbe bastato ispirarsi alla realtà ed incentrare il dramma sulla ricerca di sé stesso più che dell'Amore:Quante persone, in ogni epoca per diversi motivi si sono perse in una "selva oscura" da cui non sapevano uscire?
E quanti di questi magari, un po' come capita a Dante, un bel giorno si sono svegliati e si sono messi in cammino per un'impresa "impossibile" come il cammino di Sant'Iago o il Giro del mondo?
Perché lo fanno?
Non certo perché sono alla ricerca dell'ideale di Amore, piuttosto perché sono alla ricerca di loro stessi, di risposte, di qualcosa che possa indicare quale sia la loro strada...
Secondo me, impostato in questa maniera, il viaggio avrebbe assunto una luce diversa, sicuramente più plausibile.
In conclusione:
La sfida era ardua, ma non sono molto sicuro che sia stata veramente vinta.
Musicalmente, è vero, mi sembra sopra a qualsiasi Tosca, Romeo e Giulietta o Promessi sposi, con le sue belle perle (specialmente sinfoniche), che tuttavia non bastano a sostenere un dramma piuttosto traballante, lento, spesso devozionale o cattedratico.
Mi dicono che sbarcherà in Canada e forse negli Usa...
Un italiano, proprio perché si tratta della Commedia, riesce a sopportarla di buon grado...
Non so come potrebbero reagire coloro per i quali quest'opera non costituisce un capolavoro della letteratura nazionale.
Speriamo che almeno lì (dove oltre all'esperienza hanno anche molto meno "timore reverenziale" nei confronti di Dante) riescano a trovare qualcuno capace di metterci mano in maniera da "snellirla" un bel po'.