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Liberos, dalla Sardegna il Social Network dell’editoria

Creato il 17 agosto 2012 da Sulromanzo

LiberosLiberos, ovvero “libri”, in sardo logudorese; ma anche “liberi”.

Il buzz che sta attorno alla pionieristica iniziativa libraria sarda cresce di giorno in giorno, fa crescere l’entusiasmo e mobilita l’attenzione del mondo editoriale nazionale.

Cos’è Liberos e perché sta facendo parlare di sé?

Si tratta di un social network completamente dedicato al mondo del libro.

La tag “social network” potrebbe però essere in questo caso fuorviante. Liberos non nasce solo come una piattaforma online per unire i lettori nella loro passione più grande (stile aNobii – la parte “social” del “network”), bensì come net-work vero e proprio, a supporto di una particolare industria, l’editoria, che ha nel modello networking una componente strutturale.

Questo, in editoria, non è altro che il “book communication circuit” teorizzato dallo storico Robert Darnton nel suo What is History of Books (1987): un circolo di relazioni tra gli anelli della filiera produttiva, tutti diversi e tutti fondamentali al tempo stesso. Se il modello potrebbe essere valido per un qualsiasi pattern di produzione, in un’industria “umanistica” quale l’editoria risulta semplicemente fondamentale: Darnton individuava in primis gli autori, seguiti da editori, tipografi, spedizionieri, librai e infine lettori – ultimo e più importante anello della catena, che compenetra tutti gli altri e fa ripartire il circolo. Con gli anni, altre figure professionali si sono configurate come fondamentali anelli aggiuntivi, e fenomeni quali la digitalizzazione e il self-publishing reinterpretano il concetto di circolo; rimane però ineluttabile il fatto che il network – la collaborazione incrociata tra le diverse parti – è ciò che permette all’editoria di sussistere come tale.

Ecco così che Liberos, con un’intuizione tanto semplice quanto geniale, non fa altro che trasportare questo “modello implicito” in una struttura schematizzata tangibile. Un’ovvietà, forse, ma che proprio per questo – per l’invisibilità dell’ovvio –  aveva bisogno di essere ribadita. Ed eccola così offerta sotto forma di design concreto agli stessi attori e fruitori della catena del libro, ora tutti sotto “profilo” in una piattaforma online dedicata che permette loro di fare quello che già facevano – cercare di comunicare – ma sostituendo l’isolamento e le restrizioni della materialità con la desofisticazione del modello Web 2.0.

Questa analisi teorica potrebbe far dubitare del fatto che la piattaforma risulti effettivamente interessante per l’utente, ma il dubbio va scacciato. Liberos fa dell’interazione il suo punto forte. Gli utenti – oltre alle normali funzioni forum – avranno la possibilità di sottoscrivere una tessera (carta VIR – Very Important Reader) e di accumulare punti che permetteranno loro di avere un più facile accesso a presentazioni, festival ed iniziative legate al mondo del libro. Questi punti saranno accumulati tramite azioni in linea con il manifesto etico del progetto, come ad esempio l’acquisto di libri nei punti vendita consorziati e la partecipazione costruttiva all’interno della comunità. I lettori avranno la possibilità di ricevere updates automatici riguardo a pubblicazioni ed iniziative a cui si dichiarano esplicitamente interessati; gli editori e gli autori di proporre di conseguenza le proprie novità, e i librai di comunicare eventi di presentazione e nuovi arrivi in catalogo, così come le biblioteche.

La presenza di queste ultime è di grande importanza simbolica. Essa rimarca gli intenti solidali di questo progetto così come fa il contesto da cui nasce – la Sardegna – che tutto è tranne che un contesto ‘neutro’. L’isola si pone come una comunità libraria che vuole finalmente ottimizzare una sua dimensione di indipendenza. La “call to action” è ovviamente emotiva, ma da un punto di vista pratico la Sardegna si configura come il migliore contesto possibile per un beta-test, perché – de facto – una realtà che tende a circoscriversi.

Si parla di un mercato virtuosamente orientato verso se stesso, in cui bibliotecari, piccoli editori, librai indipendenti, autori affermati ed emergenti, professionisti del settore giovani e veterani, festival letterari e feste del libro stentano a sopravvivere alle ostili condizioni contemporanee che li vorrebbero schiavi isolati dei tagli al bilancio, delle inumane meccaniche di distribuzione del mercato di massa e delle schiere di pseudo professionisti dell’EAP.

Il modello Liberos è economia solidale da manuale. Per questo motivo anche dal “continente” italico antenne si rizzano e si sintonizzano su Liberos. Se il modello sardo funziona, è possibile che all’orizzonte stia nascendo non un nuovo modo di concepire il settore librario – ma la volontà di rendere finalmente azione concreta l’unico modo in cui lo si può concepire.

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