Se vorrò farlo continuare a esistere, prima o dopo dovrò decidermi a trasformare questo blog in un diario esclusivamente fantasioso. Dodokko cresce, fra poco imparerà a leggere e a scrivere e allo stesso tempo diventerà più indipendente, sempre meno bambino e un po' alla volta più adulto. Man mano che aumenterà la sua consapevolezza delle cose che fa e la sua coscienza di sé, io perderò il diritto di descrivere la sua vita privata, rendendola pubblica: le sue azioni apparterranno sempre più a lui e un giorno non lontano ne sarà il solo responsabile. Nel rispetto del figlio vero, comincio proprio oggi a inventare un Dodokko, a essere sincero, non del tutto nuovo, frutto non esclusivo della fantasia: ogni invenzione, infatti, anche il volo più stravagante e assurdo dell'immaginazione, si sa, ha i piedi in terra, è composto da ogni possibile riferimento alla realtà, basta scavare e si trovano le radici sotto al suolo. Ora, l'abilità di chi racconta sta nel non farle scorgere, nel parlare di sé come se parlasse d'altro, nel mostrarsi disinteressato quando ciò invece non è vero, nel mostrare, dell'albero, la fronda e al massimo il tronco. Come penso il bambino che diventa adulto? Come lo immagino da grande? Che vita gli auguro di avere? Sono queste le domande che mi pongo oggi e a cui non so rispondere, perché proprio questi sono i casi nei quali non esistono risposte da manuale, ma esse vengono da sé, di volta in volta e col passare degli anni. Con tanto anticipo, oggi potrei rispondere soltanto riferendo questi stessi interrogativi a me stesso ovvero al bambino che sono stato e all'adulto (contento? soddisfatto?) che sono diventato. Ma evidentemente, una tale impostazione sarebbe un errore, perché qui parliamo prevalentemente del figlio e non del padre e, se è vero che il secondo influenza inevitabilmente il primo nelle (sue) scelte, è ancora più importante della verità stessa che egli cerchi di limitare al massimo questa sua influenza. La libertà è quel che auguro alla persona che mio figlio vorrà diventare, e con questo mio auspicio ho detto tantissimo senza aver detto nulla. La libertà, infatti, è la condizione (il termine non è mai stato tanto contraddittorio quanto in questo caso) nella quale l'uomo realizza se stesso, quando ciò che gli capita lo ha fortemente voluto. Per assurdo, perfino una situazione di disagio, se desiderata, può essere fonte di un sorriso. Comunque, sarà lui stesso a scegliersi la sua libertà, quella che vorrà vivere da grande, quando sarà...indipendente. Ieri i bambini hanno giocato insieme, come fanno da alcune settimane a questa parte. Si sono inseguiti correndo per il corridoio, hanno riso a lungo, l'uno contagiato dall'altro. A volte hanno riso senza riuscire a smettere, posseduti da una felicità che non aveva nozione del tempo. Non c'è libertà più bella, sincera e desiderabile di quella vissuta in questo stato di tempo sospeso, nella più totale spensieratezza. Di solito immaginiamo e diciamo che una cosa è eterna quando dura per sempre, invece è vero esattamente il contrario e cioè che l'eternità esiste ogni qual volta non consideriamo il tempo, ce ne dimentichiamo, non pensiamo a ciò che è stato e non ci preoccupiamo di quel che avverrà. Tutto ciò accade quando, in un determinato istante, solamente il presente conta, il presente senza i confini del prima e del dopo. Immaginare la felicità, in un simile stato mentale non necessariamente consapevole, credo non abbia paragoni con quanto di più bello ci possa accadere.
Se vorrò farlo continuare a esistere, prima o dopo dovrò decidermi a trasformare questo blog in un diario esclusivamente fantasioso. Dodokko cresce, fra poco imparerà a leggere e a scrivere e allo stesso tempo diventerà più indipendente, sempre meno bambino e un po' alla volta più adulto. Man mano che aumenterà la sua consapevolezza delle cose che fa e la sua coscienza di sé, io perderò il diritto di descrivere la sua vita privata, rendendola pubblica: le sue azioni apparterranno sempre più a lui e un giorno non lontano ne sarà il solo responsabile. Nel rispetto del figlio vero, comincio proprio oggi a inventare un Dodokko, a essere sincero, non del tutto nuovo, frutto non esclusivo della fantasia: ogni invenzione, infatti, anche il volo più stravagante e assurdo dell'immaginazione, si sa, ha i piedi in terra, è composto da ogni possibile riferimento alla realtà, basta scavare e si trovano le radici sotto al suolo. Ora, l'abilità di chi racconta sta nel non farle scorgere, nel parlare di sé come se parlasse d'altro, nel mostrarsi disinteressato quando ciò invece non è vero, nel mostrare, dell'albero, la fronda e al massimo il tronco. Come penso il bambino che diventa adulto? Come lo immagino da grande? Che vita gli auguro di avere? Sono queste le domande che mi pongo oggi e a cui non so rispondere, perché proprio questi sono i casi nei quali non esistono risposte da manuale, ma esse vengono da sé, di volta in volta e col passare degli anni. Con tanto anticipo, oggi potrei rispondere soltanto riferendo questi stessi interrogativi a me stesso ovvero al bambino che sono stato e all'adulto (contento? soddisfatto?) che sono diventato. Ma evidentemente, una tale impostazione sarebbe un errore, perché qui parliamo prevalentemente del figlio e non del padre e, se è vero che il secondo influenza inevitabilmente il primo nelle (sue) scelte, è ancora più importante della verità stessa che egli cerchi di limitare al massimo questa sua influenza. La libertà è quel che auguro alla persona che mio figlio vorrà diventare, e con questo mio auspicio ho detto tantissimo senza aver detto nulla. La libertà, infatti, è la condizione (il termine non è mai stato tanto contraddittorio quanto in questo caso) nella quale l'uomo realizza se stesso, quando ciò che gli capita lo ha fortemente voluto. Per assurdo, perfino una situazione di disagio, se desiderata, può essere fonte di un sorriso. Comunque, sarà lui stesso a scegliersi la sua libertà, quella che vorrà vivere da grande, quando sarà...indipendente. Ieri i bambini hanno giocato insieme, come fanno da alcune settimane a questa parte. Si sono inseguiti correndo per il corridoio, hanno riso a lungo, l'uno contagiato dall'altro. A volte hanno riso senza riuscire a smettere, posseduti da una felicità che non aveva nozione del tempo. Non c'è libertà più bella, sincera e desiderabile di quella vissuta in questo stato di tempo sospeso, nella più totale spensieratezza. Di solito immaginiamo e diciamo che una cosa è eterna quando dura per sempre, invece è vero esattamente il contrario e cioè che l'eternità esiste ogni qual volta non consideriamo il tempo, ce ne dimentichiamo, non pensiamo a ciò che è stato e non ci preoccupiamo di quel che avverrà. Tutto ciò accade quando, in un determinato istante, solamente il presente conta, il presente senza i confini del prima e del dopo. Immaginare la felicità, in un simile stato mentale non necessariamente consapevole, credo non abbia paragoni con quanto di più bello ci possa accadere.
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