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Libertà di espressione e istinto di branco

Creato il 03 ottobre 2011 da Malvino
Ho potuto leggerne solo la pagina dedicata a Vasco Rossi che in queste ore gira per il web in copia cache ma aggiornata solo fino a due anni fa, perché fino ieri – non so quanto sia grave – ignoravo addirittura l’esistenza di Nonciclopedia, che ora dalla sua homepage annuncia la “sospensione del servizio” per uno “sciopero a tempo indeterminato”.Era di quel genere, il “servizio”? L’ho chiesto ai due o tre amici che di solito consulto per tappare i buchi della mia grande ignoranza su quanto attiene al web, e la risposta è stata affermativa. Satira? Può darsi. A mio modesto avviso, tuttavia, la pagina dedicata a Vasco Rossi mi pare più insultante che sarcastica. Ma questo è un giudizio personale, il mio, e vale poco più di niente. Quello che i legali di Vasco Rossi hanno chiesto alla magistratura, invece, mi pare possa dirsi qualificato, soprattutto se si tiene conto del fatto che i tribunali sparsi lungo lo Stivale hanno mandato assolta la satira in tante occasioni, anche quando era particolarmente aggressiva.In questo caso un magistrato ha sentenziato che si trattava di diffamazione, e pare che sia stata proprio questa sentenza a convincere i responsabili di Nonciclopedia allo “sciopero a tempo indeterminato”. Vasco Rossi, infatti, precisa (non smentito): “Ho querelato Nonciclopedia, ma non ho chiesto la sua chiusura”. A torto o a ragione, si è sentito insultato e diffamato, e un giudice gli ha dato ragione.  Può darsi che mi sfugga qualche dettaglio decisivo, e in tal caso chiedo scusa a chi mi sta leggendo, ma dove sarebbe l’“attacco alla libertà di espressione” che sta nel lamento di quanti un magistrato ha definito diffamatori, e che subito è stato rilanciato dalla créme della nostra blogosfera col grido d’allarme tanto abusato da essere diventato pressoché inutile?Secondo il “migliore blog d’opinione” (fonte: Macchianera Blog Awards 2011), “la piccola case history di Nonciclopedia è una perfetta anticipazione di quello che accadrà molto più diffusamente e facilmente se il nuovo regolamento Agcom e il comma 29 del primo articolo del disegno di legge sulle intercettazioni (il cosiddetto Ammazzablog [cosiddetto da chi?]) diventeranno realtà: vip e potenti armati di grandi avvocati che faranno azioni legali, piccoli blog e non professionisti della comunicazione on line che pur di non avere rotture di scatole giudiziarie rinunceranno ai propri spazi di libertà e parodia”. Pressoché simile il commento del “miglior blog politico” (stessa fonte), per il quale è in atto il tentativo di “silenziare tutta l’informazione e la critica indipendente, vale a dire quella che non possono controllare, intimidendo a suon di sanzioni chi se ne occupa, indipendentemente dal fatto che sia accuratamente documentata o completamente campata in aria”.Pareri autorevolissimi, di fronte ai quali conviene inchinarsi, ma che mi lasciano assai perplesso su alcuni punti. La libertà di espressione include l’insulto e la diffamazione? Chi a torto o a ragione si senta insultato o diffamato ha diritto di chiedere il parere qualificato di un magistrato? Se un magistrato dice che quella di Nonciclopedia non è satira ma diffamazione, questo giudizio può essere assunto come dirimente al fine di stabilire un limite tra la libertà di espressione e l’offesa, tra il legittimo diritto di critica e la molestia? E allora, nel caso di specie, dov’è la censura? Dov’è l’intimidazione che Nonciclopedia avrebbe subito da Vasco Rossi? Non vorrei aver frainteso qualcosa, ma a me pare che l’intimidazione si stia esercitando proprio nei confronti di Vasco Rossi, da subito fatto oggetto delle reazioni isteriche di chi ha risposto con l’arco riflesso della solidarietà, che ormai parte in automatico, come è per l’istinto di branco. Sarà stata ipersensibilità da “minaccia del bavaglio”? Può darsi, anzi, voglio sperare sia proprio sia questo. Perché ritengo che non c’è libertà senza responsabilità: puoi scrivere tutto quello che ti pare, ma devi essere disposto a renderne conto. Se ti sembra di essere nel giusto, non cedere e affidati senza timore al giudizio di un magistrato.Non è quello che chiedi al potente quando cerca di sottrarsi al dovere di difendersi nel processo, preferendo difendersi dal processo, atteggiandosi per giunta a vittima? A chi vogliamo affidare il compito di discriminare tra libertà e arbitrio? Facciamo decidere a un giudice o ci affidiamo alla sentenza di condanna o assoluzione decisa per acclamazione?

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