Magazine Diario personale

Libertà di opinione (?)

Creato il 26 settembre 2012 da Povna @povna

La vicenda l’aveva seguita questa estate distrattamente. Ma ieri un intervento della sua amica Brunilde ha riportato all’attenzione della ‘povna in maniera perentoria la polemica seguita al premio Strega. Il caso si riassume in fretta. All’indomani della proclamazione di chi ha vinto (questo libro, Mondadori, di Alessandro Piperno), Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie (casa editrice del secondo classificato: Emanuele Trevi) – lui, come il suo autore, appartenente a quella intellettuale intellighezia cosiddetta militante, che fa capo ad Alias, e pure al Sole) si è lasciato andare, in uno status di commento sul telematico network a poco eleganti apprezzamenti sull’autore del terzo romanzo (Gianrico Carofiglio, Rcs), che, citati letteralmente, recitavano queste parole: quello di Carofiglio è “un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di ‘responsabilità dello stile’, per dirla con Barthes».
Il magistrato-scrittore, tra le molte possibili, ha scelto per l’alternativa giuridica: e ha citato in giudizio Ostuni chiedendo un risarcimento, per diffamazione.
Oggi dunque, tutta quella intellettuale intellighenzia di cui sopra, cui anche Ostuni appartiene indubbiamente, si è organizzata per una protesta, anticipata attraverso questo sito (e svariati articoli di stampa). E si troverà radunata, alle 11 precise, davanti al commissariato, di piazza del Collegio Romano (quello, ci tiene a precisare, del commissario Ingravallo, del Pasticciaccio di Gadda). E lì, in una sorta di flash-mob, pronuncerà, in segno di protesta, la frase incriminata.
La ‘povna, che crede nelle libertà di opinione, ciecamente, ha deciso di rilanciare la notizia. Ma non può esimersi, allo stesso tempo, da qualche ulteriore riflessione. Perché, come argomentava ieri durante un bel dibattito sviluppatosi a casa di Brunilde, se Carofiglio ha sbagliato (e per la ‘povna la risposta è sì, e di grosso), questo non significa che la frase di Ostuni sia di quelle che ci si debba permettere di scrivere così, come se fosse acqua fresca. E denota (come ha ben sostenuto l’editor di Mondadori, chiamato, con il savoir faire del vincitore, a commentare la vicenda) quanto meno la mancanza di una brava mamma che ti ha insegnato la buona educazione. E’ un giudizio pretenzioso, presuntuoso, petulante (la ‘povna lo può dire, no? – l’art. 21 lo difendiamo per tutti): scritto da chi – sostenuto dalla forza della casta culturale di chi ritiene di poter dettare le regole del letterariamente giusto – dimostra di non avere alcuna idea di che cosa sia un contesto, un’opportunità, la capacità di saper perdere. Perché, ricordiamolo, non è particolarmente acuto lasciarsi andare a giudizi così livorosamente di pancia da parte di una delle parti in causa – sparando (oltre tutto, da Toto Cutugno a Sanremo, eternamente secondo!) con tanta cafona non-chalance sull’unico che, da casa editrice, sei riuscito a battere, vale a dire il terzo libro.
Proprio per questo, per la ‘povna, Carofiglio ha sbagliato due volte. E per l’elementare motivo che non rispondi da magistrato a una critica che ti arriva da campo delle lettere. E anche (e per la ‘povna quasi soprattutto) perché è riuscito, in un solo e poco acuto colpo, a trasformare Ostuni da sciocco arrogante in martire. Davvero un pessimo servizio per il paese culturale.
E dunque – poiché l’intera vicenda le sembra, tristemente, specchio della povera italietta – decide di ospitarla qui su Slumberland. Suscitando (mentre lei se ne va nell’altro mondo, a laureare laureande) il parere dei lettori.


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