Libertà di provetta

Da Silvanascricci @silvanascricci

Ho letto su vari blog, come quello di Cesco o quello di 31 canzoni dei post sul nobel per la medicina a Ewards per le sue scoperte sulla fecondazione in vitro e le reazioni arrivate dal vaticano sull’assegnazione e vorrei fare anch’io alcune tardive considerazioni.

Intanto mi chiedo perchè dare un nobel oggi per una scoperta fatta all’incirca 40 anni fa; mi verrebbe da rispondere perchè all’epoca eravamo più laici e lo erano, soprattutto, le autorità vaticane, quindi potrebbe essere che i comunisti mangiapreti della Karolinska abbiano voluto mandare un monito al papa dopo che, in Inghilterra, aveva dichiarato: “Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita”.

E’ come se, scrive Riccardo Giaberce, si volesse dire: Ah sì? Tu criminalizzi la scienza? E allora, tiè! Per tutta risposta noi incoroniamo il più diabolico, il più blasfemo degli scienziati, quello che ha osato manomettere il sacro congegno della vita nascente.

Lasciando perdere gli anatemi scagliati sul nobel ad Edwards, lanciati da una chiesa cattolica sempre più chiusa ed ottusa e che ha, di fatto, scritto quell’ignobile orrore che prende il nome di legge 40 sulla procreazione assistita, vorrei porre l’accento e l’attenzione sulla assoluta ed indiscriminata libertà che da quella scoperta degli anni ’70 si è diffusa.

Non credo che sia il caso di imporre per legge divieti, lacci e lacciuoli che servirebbero soltanto ad alimentare il turismo procreativo ma una sorta di moratoria e di codice deontologico andrebbe creato.

Perchè io, pur essendo d’accordo sulla fecondazione assistita, sulla donazione di sperma e di ovociti, sulla diagnosi pre-impianto ritengo che non sia eticamente corretto permettere un far west riproduttivo fatto di uteri in affitto, di madri oltre la soglia della vecchiaia, di scambio di gameti, di deliri di onnipotenza, di acquisto di gravidanze per interposta persona, di sfide alle leggi della biologia e del fisico delle donne.

Credo che, laicamente, sia il caso di interrogarsi su questi temi senza anatemi, senza condanne morali ma con scienza e coscienza.



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