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Libia: i pacifinti di ieri diventano i guerrafondai di oggi e archiviano le bandiere arcobaleno e l’art. 11 Costituzione

Creato il 19 marzo 2011 da Iljester
19 marzo 2011 | Politica | Permalink

Libia: i pacifinti di ieri diventano i guerrafondai di oggi e archiviano le bandiere arcobaleno e l’art. 11 CostituzioneC’è da rimanere basiti per l’incredibile «coerenza» della sinistra nostrana. Fino a ieri pacifista fino al midollo, con tanto di bandiere arcobaleno al vento, slogan sul fate l’amore e non la guerra, tranne Berlusconi che non deve fare né l’uno e nell’altro. Niente bombe, ma solo fiori… Insomma, l’Italia – ex art. 11 Cost. – ripudia la guerra, e così sia. Non deve dare prova di forza militare. Che siano le cazzute USA, Francia e Gran Bretagna a mostrare i muscoli. La signora Belpaese è di un’altra pasta. Forse un po’ puttana e mammona, ma mai sceriffa.
Però, a quanto pare, ora non più. Dopo il riscoperto patriottismo delle bandierine, la sinistra veste Rambo. Contro la Libia, armate i cannoni, gli aerei e i fucili. L’Italia deve sostenere gli attacchi contro il rais Gheddafi (ma non contro il fu Saddam Hussein). L’Italia deve andare via dall’Afghanistan, ma può… anzi deve dare una mano a bombardare Tripoli. L’Italia non può restare in Iraq, ma deve sostenere l’intervento militare nel deserto della Libia per difendere gli inermi cittadini libici.
C’è qualcosa che non quadra, non credete? Dove sono finiti i pacifinti? Gli arcobalenisti? Dove sono andati a finire i figli dei fiori e tutti coloro che agitavano la Costituzione nostrana (ormai una moda), sostenendo che l’Italia è una grande e grossa pacifista che ripudia la guerra? Spariti. Tutti spariti. Anzi, nascosti dietro la risoluzione ONU e il faccione sorridente di Obama. Perché è qui che sta la differenza rispetto al passato. Anzi, le differenze sono due.
La prima è puramente politica. Dietro l’intervento militare dell’Occidente c’è la risoluzione dell’ONU. Davanti all’ONU anche la sinistra pacifista si inchina. Perché sappiamo bene che il patriottismo italiano non vale un soldo bucato per i sinistri, salvo il 17 marzo 2011, quando c’è da sventolare una innocua bandierina, ovvero se c’è da criticare Berlusconi e le sue riforme. Se c’è da difendere gli interessi italiani – risoluzione o non risoluzione – la sinistra pacifinta urla la pace e se ne strafotte se poi quegli interessi vengono calpestati. Se però c’è da difendere gli interessi formalmente internazionali ma sostanzialmente di chi comanda l’ONU (Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina e Stati Uniti), beh, allora le cose cambiano. Si vada pure in guerra (v. alla voce «Kossovo» e «Governo D’Alema»).
Ma l’aspetto politico è, diciamo, il minore. C’è l’aspetto economico (comunque legato a quello politico), e c’è un rapporto Italia-Libia che si è deteriorato proprio con la ribellione dei libici. Vedete, fino a che il rais deteneva il pieno potere, l’Italia gli era amica, con tutti gli strali annessi e connessi della sinistra (chi si ricorda le critiche a Berlusconi che accoglieva Gheddafi come una star?). Da questa amicizia le aziende italiane avevano tratto lucrosi contratti petroliferi, a danno però degli altri paesi che con il rais non avevano grandi rapporti (la Francia? La Gran Bretagna?). Poi è arrivata la ribellione (da chi è stata fomentata?), e la sinistra ha urlato che il Governo doveva disconoscere il potere di Gheddafi e appoggiare i ribelli. In coro anche l’Occidente (Francia? Gran Bretagna?) ha sostenuto questa tesi, e il Governo italiano – pollo – ha accettato e ha mandato in fumo anni di diplomazia (e di contratti commerciali) con il leader libico, nella convinzione che il dittatore ormai avesse i giorni contati.
E pareva proprio che così dovesse essere. Non a caso, l’Occidente è restato a guardare, in attesa del botto che sancisse la caduta del beduino. Che però non è avvenuta (che sfiga!). Anzi, il beduino ha iniziato a riprendere il controllo del paese. Da qui la decisione dell’Occidente di intervenire con la benedizione dell’Onu e il conseguente appoggio dell’Italia, che ormai con Gheddafi si era bruciata e aveva bruciato i propri affari. Non a caso, nei palazzi del potere italiano la parola d’ordine non poteva a quel punto che essere questa: salvare gli accordi commerciali con la Libia. Seppure questo significasse e significherà in futuro per l’Italia entrare in concorrenza con gli altri paesi occidentali, che oggi – guarda caso – sono i maggiori promotori dell’intervento militare…
E i popoli? E la tutela delle popolazioni inermi? Beh, la loro protezione è solo l’effetto secondario di qualcosa di ben più grande. Se poi non credete che questa possa essere una ricostruzione veritiera di quanto c’è dietro la crisi libica e la decisione di intervenire dell’Occidente, basta domandarsi del perché questa sollecitudine non ci sia stata (e non ci sia) per altri paesi nella stessa situazione della Libia, come lo Yemen e il Bahrein. Forse perché lì non c’è il petrolio?

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Tags: bandiera arcobaleno, crisi libica, gheddafi, guerra libia, intervento militare libia, libia, Nato, pacifista, pacifisti, sinistra
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    Oserei dire analisi perfetta , ed incontrovertibile, come di tuo solito, sai essere obiettivo ed imparziale. Mi spiace, che noi Italiani passiamo per farlocchi, quando saremmo potuti essere dei beniamini, se fossimo rimasti neutrali..

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