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Libia, la guerra civile non è finita

Creato il 24 gennaio 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Libia, la guerra civile non è finita

Nei tempi moderni è la copertura mediatica a porre termine agli avvenimenti. Telegiornali e inviati non battono più costantemente le vicende libiche, ergo siamo portati a pensare che sia tutto apposto, che il paese degheddafizzato stia procedendo serenamente nella sua transizione democratica.

Manco per scherzo. Le fonti sono indirette, ma la situazione è tutt’altro che tranquilla. A Bani Walid, l’ultima roccaforte di Gheddafi, 170 km a Sud-Ovest di Tripoli, è tornata a sventolare la bandiera verde inneggiante al vecchio regime.

Questa la successione degli eventi: gli uomini della Brigata 28 maggio, braccio armato del Cnt di Tripoli, ha arrestato alcuni seguaci del dittatore originari della cittadina e appartenenti alla tribù dei Warfalla. Dopo poche ore il clan ha messo mano all’arsenale, prendendo il controllo della città con razzi e mitraglie pesanti. Sarebbero quattro i miliziani del Cnt morti, venti i feriti. L’episodio è stato confermato dal portavoce del Consiglio locale. 

È solo uno, il più rumoroso, degli episodi di disgregazione sociale in Libia. A Bengasi, il primo centro a ribellarsi al Colonnello, i malumori nei confronti del Cnt sono pesanti. L’accusa è che tra i nuovi governanti ci siano troppi opportunisti e reduci del vecchio regime che hanno facilmente voltato la faccia a Gheddafi per riciclarsi nelle istituzioni.

Proprio a Bengasi il 19 gennaio un migliaio di persone ha attaccato la sede locale del Cnt con rudimentali bombe a mano. Poco prima gli studenti avevano contestato Abdel Haifz Ghoga, vicepresidenze del Consiglio nazionale di transizione, in visita all’università.

Il numero due libico è stato costretto alle dimissioni:

Le mie dimissioni in questo momento sono necessarie. Non c’è più il consenso necessario agli interessi nazionali e prevale un’atmosfera di incertezza e di odio. Non voglio che lo scontro sulla mia persona continui e danneggi il Cnt e la sua operatività.

Lo stesso Consiglio ha dovuto recentemente incassare le dimissioni di Hafed Gaddur, ambasciatore in Italia, nominato da Gheddafi ma subito passato dalla parte dei ribelli. La televisione Al Arabiya ha riferito di un’intensa sparatoria a Tripoli, ma le fonti ufficiali smentiscono.

L’impressione è che il Cnt di Jalil sia troppo diviso dalle rivalità territoriali e personali per prendere il pieno controllo di un Paese oggettivamente difficile da governare. In più, è in discussione la nuova Costituzione e tutti vogliono partecipare al dialogo. Se alle difficoltà politiche si aggiungono le armi, la Libia rischia di ripiombare nel conflitto.

 

Fonte: Corriere


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