E un tema da manuale delle rivoluzioni popolari. Quando un paese è spaccato a metà – da un lato il governo, dall’altro gli insorti – chi controlla le telecomunicazioni ha un vantaggio enorme, perché azzera o quasi le potenzialità logistiche e organizzative degli avversari. Lo si è visto in Tunisia, Egitto e Libia. La prima mossa dei regimi è stata la paralisi di internet e telefonia mobile. In Libia la contesa è ancora aperta, e così il fuoriuscito Ousama Abushagur, 31 anni, ha mollato il suo comodo e redditizio lavoro da ingegnere in Alabama e ha preso un aereo per Abu Dhabi, negli Emirati Arabi.
Ousama Abushagur è il primo a destra, nella foto di Charles Levinson per il WSJ (cliccare per ingrandire)
Qui, nel riserbo totale, insieme con due amici d’infanzia, ha “spezzato� la rete di telefonia mobile del colonnello Gheddafi, ha scisso i ponti radio, bypassato le centrali controllate da Tripoli e- utilizzando le infrastrutture del regime – ha creato un sistema di telefonia mobile autonomo, attivo in tutto il territorio controllato dagli insorti.
Così, dal 2 aprile, circa due milioni di libici hanno la possibilità e la libertà di inviare e ricevere telefonate, messaggi, connessioni a internet senza che gli uomini di  Gheddafi possano in alcun modo impedirlo.
Free Libyana è in funzione dal 2 aprile
La vicenda è raccontata dal Wall Street Journal.
Il ruolo dell’ingegner Ousama Abushagur è stato fondamentale. L’uomo e i suoi amici hanno raccolto fondi e acquistato il materiale tecnico necessario, che hanno trasferito a Bengasi dopo aver attraversato la frontiera con l’Egitto. Nella capitale della “Nuova Libiaâ€� sono stati assemblati ripetitori e centrali, mentre il governo degli Emirati e la compagnia di telecomunicazioni Etisalat, che ha fornito l’accesso al satellite, hanno attivato i link satellitari per far funzionare la rete mobile alternativa, battezzata Free Libyana.
Le rivoluzioni si fanno anche con la tecnologia.