Tra i mille problemi seri che riguardano il conflitto in corso in Libia, che ha per obiettivo la cacciata definitiva di Gheddafi e dei suoi fedelissimi(conflitto che dura ormai da troppo tempo, perché a differenza di quelli d' Egitto e di Tunisia il rais libico era ed è armato fino ai denti!) e accanto all'ambiguità voluta e mal gestita del governo italiano a proposito di forniture d'armi e bombardamenti, abbiamo la situazione sanitaria dell'intero Paese che definire raccapricciante è soltanto un eufemismo.
E il problema sanitario per la popolazione civile, unitamente a quello del rifornimento di alimenti, è fondamentale ovunque, quindi anche in Libia, per quel che rappresenta l'impegno serio di risoluzione, specie lì dove sono caos e morte ad ogni passo. E la vita umana, come in tutti i conflitti, non ha più decisamente alcun valore.
A detta di "Medici senza frontiere", che sono sul luogo testimoni attendibilissimi, molte strutture sanitarie sono andate del tutto distrutte e altre sono sempre troppo vicine ai luoghi dove avvengono i combattimenti tra i lealisti e i rivoluzionari.
Rivoluzionari che ,tra l'altro, secondo fonti ben informate,pare comincino a presentarsi per quel che sono realmente ossia come l'altra faccia del "potere".
Cioè l'alternativa a Gheddafi, che strizza l'occhiolino all'Europa e anche all'Italia ovviamente.
Europa e Italia che non si fanno pregare troppo, anzi, per dare il loro sostegno.
Ma questo è un altro discorso.E lo sappiamo.
Tornando al discorso della sanità ,nelle rare strutture ancora operanti ci vorrebbero profili ortopedici e chirurgici, che non ci sono. E sono i più urgenti.
Questo in particolare nella città di Misurata.
Ci vorrebbero infermieri, che non ci sono. Quelli, che erano presenti in precedenza, in quanto stranieri (molti dell'est-europeo anche), sono andati via. Sono scappati,ad apertura delle ostilità.
Inutile dire che mancano i posti letto e che, nonostante tutto questo, si continua comunque a fare interventi d'urgenza con i pochi mezzi a disposizione.
Manca in generale l'acqua, come sempre in questi casi.
Ma mancano anche farmaci e sopratutto anestetici e materiale sterile.
Questo è il quadro della situazione, dopo giorni e giorni di guerra civile.
Dopo tante morti indebite nel Paese e sulle tristemente note" carrette" del mare.
Allo scoraggiamento inevitabile deve tuttavia necessariamente subentrare la voglia di lavorare con ogni mezzo per ricostruire la pace.
E se un sorriso o una carezza dispensati, una medicazione ben fatta, un medicinale dato al momento giusto possono aiutare....gli uomini e le donne di "Medici senza frontiere"lo hanno sempre fatto e continuano a farlo.
E' il loro supplemento di umanità distribuito senza attesa di contropartite in luoghi, stavolta è la Libia,dove questa parola sembra scomparsa dalle labbra, dal cuore e dal vocabolario della gente.
Ed è un grande "fare bene" le cose.
A cura di Marianna Micheluzzi(Ukundimana)