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Libia, scomparsi due operai calabresi

Creato il 21 gennaio 2014 da Makinsud

Le tensioni intestine ai Paesi affacciati sul Mediterraneo orientale – tra cui la Libia – sono, ormai, all’ordine del giorno e balzano ancor di più all’attenzione della cronaca quando riguardano i civili e, in particolare, persone che, per sfuggire alle difficoltà occupazionali del Meridione italiano, accettano grandi sacrifici personali, lontani migliaia di chilometri dai propri affetti.

Dalla Libia giunge la notizia del sequestro di due operai edili, Francesco Scalise e Luciano Gallo, caduti nelle mani dei rapitori nel mattinata del 17 Gennaio mentre si trovavano nei pressi della località Derna della Cirenaica.

Libia, scomparsi due operai calabresi

I due operai, entrambi di origini calabresi della provincia di Catanzaro, si trovano in Libia per eseguire dei lavori per conto di un’impresa edile che si occupa di lavori stradali. Francesco Scalise, 62 anni di Pianopoli, e Luciano Gallo, 52 anni residente a Feroleto Antico, sono usciti con il loro furgone per effettuare dei lavori ma, a fine turno, non sono più rientrati.

Il furgone con cui si sono recati in cantiere e gli attrezzi da lavoro sono stati ritrovati abbandonati in una zona isolata da altri operai della General World, l’impresa edile romana con sede anche Petilia Policastro (Kr) per cui lavorano i due operai calabresi. Subito dopo gli operai della General World hanno avviato le ricerche nella zona adiacente a quella del ritrovamento del furgone, ma non hanno rinvenuto nessuna traccia e nessun elemento utile per tentare di rintracciare il luogo in cui possano trovarsi Francesco Scalise e Luciano Gallo.

A denunciare la scomparsa dei due operai edili in Libia è stato Luciano Scalise, fratello di Francesco, anche lui in Libia per lavoro, dopo essersi presentato negli uffici dell’ambasciata italiana, raccontando di non avere più notizie del fratello e di Luciano Gallo.

Per Francesco Scalise non è la prima esperienza lavorativa all’estero ed, in particolare, in Africa e, a tal proposito, l’agenzia di stampa Ansa ha raggiunto il sindaco di Pianopoli Gianluca Cuda – che conosce Scalise e la sua famiglia – e ha voluto raccontare le ragioni alla base della decisione di Scalise di accettare un lavoro in Libia:

Ho visto Francesco a Pianopoli in occasione delle festività natalizie. Mi ha raccontato della sua esperienza a Derna e dei lavori che stanno facendo. Quando mi ha raccontato della sua esperienza l’ho visto entusiasta e mi ha anche descritto la città dove si trova”. Francesco Scalise era “tranquillo – afferma il sindaco di Pianopoli – e ha aggiunto che si trovava bene e non c’erano problemi. Ha accettato di lavorare in Libia perché la situazione da noi è difficile a causa della crisi. Mi è stato riferito che non si hanno più notizie da ieri. Ora sto cercando di mettermi in contatto con i familiari di Francesco per avere maggiori informazioni, anche perché credo che sulla vicenda si sia già attivata la Farnesina”.

In tal senso, il console italiano a Bengasi, Federico Ciattaglia, ha confermato la scomparsa e ha aggiunto che il consolato sta compiendo tutti gli sforzi necessari, a tutti i livelli, per chiarire la situazione pur sapendo che in quella zona la situazione è molto difficile.

Il caso di Francesco Scalise e Luciano Gallo rispecchia in pieno l’attuale situazione sociale e lavorativa in Calabria, da sempre regione di migrazione, in cui per poter offrire un futuro più dignitoso alla propria famiglia si è spesso costretti ad accettare di andare a lavorare altrove, anche in uno Stato come la Libia dilaniato da tempo dalla guerra civile, in una situazione che sottopone ad un rischio continuo per la propria sicurezza e per la propria vita.

Molte aziende – italiane e non – hanno compiuto scelte coraggiose nell’operare nella zona ad alto rischio della Cirenaica spinte da ragioni di profitto e di convenienza economica: il vero coraggio, però, a ben vedere è dei lavoratori, spinti dalla necessità e dalla “forza della disperazione”.

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