Il Palazzo d’inverno era luogo di meraviglie e splendore. Ma il suo nome era anche Città proibita. L’imperatore della Cina, che deteneva il potere più alto, era un prigioniero proprio in virtù di quel potere. Anche la maternità è un Palazzo d’inverno: dove è splendido aggirarsi ma da dove non si può uscire. Per secoli, anzi, è stato l’unico potere concesso alle donne, e oggi torna a essere prospettato come il più importante, l’irrinunciabile, il naturale, il primario. Lo ribadiscono televisione, giornali, libri, pubblicità, blog. Nelle narrazioni, in assoluto, si torna a raffigurare la donna soprattutto in quanto madre in nome del ritornante culto della Natura. Alle donne si demanda la responsabilità di realizzare decrescite felici e di salvare il paese, e forse il mondo, da una crisi economica devastante. Tornando a occuparsi di figli e mariti. Oppure spingendole ad autorappresentarsi come “acrobate”, in grado di fare tutto e di raccontarlo ironicamente sui propri blog. Intanto, nell’Italia dove il mito del materno è potentissimo, per le madri si fa assai poco sul piano delle leggi, dei servizi, del welfare, dell’occupazione, dell’immaginario: e nella riproposizione di cliché degli anni Cinquanta sembra profilarsi, per le giovani donne, quella che potrebbe non essere più scelta, ma Destino. Loredana Lipperini completa la sua trilogia sulle donne andando a toccare uno dei nodi cruciali della nostra società: il ruolo della donna in quanto madre (fonte lafeltrinelli.it).
Genere narrativa. Feltrinelli, uscita 20 febbraio 2013.