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libri e librerie

Creato il 21 giugno 2011 da Gaia

Prima di tutto una comunicazione di servizio: da oggi i miei libri sono in vendita anche in due librerie di Gemona, la Libreria Pensiero in Piazzetta Portuzza, in centro, e l’edicola-liberia Edicolè nel centro commerciale (sì, lo so…) Le Manifatture in Via Burgi 65.

Detto ciò, e rendendomi conto di diventare antipatica con quello che sto per aggiungere, vorrei condividere la conclusione a cui sono arrivata grazie alle mie ultime esperienze e cioè che le librerie così come sono oggi penalizzano i piccoli autori come me e sono complici di grossi problemi ambientali. Mi rendo conto di apparire spregevole: finora tutte le librerie a cui ho chiesto (tranne la Feltrinelli, perché è una catena brutta e cattiva) hanno accettato di tenere i miei libri in contovendita, il che mi ha permesso di venderne più copie anche a persone che non conoscevo. E’ così che le ringrazio?

Ma il fatto è che innanzitutto, per chi come me si autoproduce e si autodistribuisce (e penso anche per le piccole case editrici), raggiungere tutte le librerie d’Italia è impossibile. Inoltre, questo richiederebbe di stampare moltissime copie che poi andrebbero al macero – alberi tagliati, inquinamento nel trasporto verso e dalle librerie, tutto questo solo per farmi vedere da gente che magari non comprerà il mio libro comunque. Perché è ovvio che la domanda e l’offerta, in questo caso, non possono incontrarsi perfettamente, il che significa che i libri che non ci sono vanno ordinati, e che tanti di quelli che ci sono resteranno invenduti e magari finiranno al macero. Ormai sono disponibili veramente troppi titoli perché un negozio possa pensare di tenerne anche una minima parte, e allora qual è il suo ruolo? A occhio, a me sembra che sia di lasciare certo a disposizione dei classici immortali, e poi di mettere in bella vista i libri che si pensano di vendere, soprattutto le grosse uscite di autori di moda, nei casi peggiori pacchi e pacchi di robaccia. O magari le librerie servono a consigliare qualcosa a chi non sa cosa comprare (come si fa a non sapere che libro si vuole leggere? io ancora non lo capisco, ma evidentemente è un problema mio), ma questo giustifica la loro esistenza? Non si possono sfogliare e scegliere i libri su internet, approfittando delle nuove tecnologie e dei pareri dei lettori disponibili su vari siti?

Insisto in questa filippica anche perché io su ogni libro che vendo, scritto da me e frutto del mio lavoro, ci tengo a sottolinearlo, guadagno circa il 10%, chi lo vende, cioè la libreria, il 30. E’ giusto? Come si sta cercando ormai di passare alla filiera corta per cibo e prodotti della terra, perché non si può sperare di ridurre i passaggi anche tra l’autore e il lettore, facendo sì che i libri costino di meno, ed evitino di andare su e giù sui tir inquinando inutilmente, al solo scopo di mettersi in bella mostra, quando su internet si può ottenere lo stesso risultato senza sprecare energia e materia? Tra l’altro mi sembra che si stia andando in questa direzione, scavalcando i negozi tramite o l’acquisto diretto o l’acquisto su internet.

Purtroppo il mio commercialista mi ha detto che non posso vendere i miei romanzi direttamente (non ho la partita iva e serve, altro problema contro cui potrei scagliarmi), e comunque l’autoproduzione è molto cara, ma se si acquistasse su internet potrei almeno tenere i prezzi più bassi e raggiungere più persone senza fare viaggi incredibili per portare i libri fisicamente da un negozio all’altro.

Magari le librerie potrebbero reinventarsi, diventare dei luoghi dove ci sono pochi libri scelti con cura che si possono prendere e sfogliare o leggere seduti a un tavolino di un bar (come in tante librerie che ho visto in Canada e Gran Bretagna), e dove quello che non c’è si ordina. Mi sembra anche questo un modo di ridurre gli sprechi.


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