“Los turistas alucinan” (i turisti impazziscono) è il commento più frequente che ho sentito oggi tra la gente che affollava il centro di Barcellona. I catalani sorridevano e rispondevano pazienti alle domande degli stranieri ignari di cosa stesse accadendo in città. “It’s Sant Jordi, the day of the book and the rose”, cercava di spiegare, in un inglese approssimato, una signora a una coppia di spilungoni biondi che, zaino in spalla, venivano presto risucchiati dalla marea umana che dalle Ramblas porta al mare.
La festa di Sant Jordi (San Giorgio), patrono della città, che si celebra ogni anno il 23 aprile, in coincidenza con la giornata mondiale del libro voluta dall’Unesco, in Catalogna è un avvenimento.
In un post dello scorso anno avevo raccontato le origini di questa giornata che i catalani vivono con grande allegria e partecipazione. Nei giorni che precedono la festa, le pagine culturali dei giornali non parlano d’altro: si moltiplicano gli inserti dedicati ai libri e agli scrittori e si promuovono decine di eventi legati al settore editoriale. Per i librai è un’opportunità unica che permette di generare tra il 7% e il 10% del loro fatturato complessivo. Questo almeno è quello che accadeva in passato. Quest’anno tutti si chiedono se la crisi influirà negativamente sulle vendite sia di libri che di rose, altro grande protagonista della giornata barcellonese che lo scorso anno ha toccato i sei milioni di esemplari venduti.
Idelfonso Falcones
In attesa di conoscere i dati ufficiali dei prossimi giorni sono andata a curiosare per le strade del centro. Già alle undici del mattino il Paseo de Gracia e la Rambla brulicavano di gente. I gazebo che ospitavano gli scrittori (più di 200 nel corso della giornata) erano presi d’assalto. In plaza Catalunya una lunghissima coda di persone attendeva sotto il sole l’arrivo di Idelfonso Falcones, autore del bestseller mondiale La cattedrale del mare, che in Spagna ha appena pubblicato il suo ultimo romanzo, La reina descalza, non ancora uscito in Italia. Chiedo a un’attempata signora in fila se vale la pena tutta quest’attesa per la firma di uno scrittore:
“Se vale la pena? Ma certo! Ho letto tutti i libri di Falcones e su ognuno ho il suo autografo. È una bella soddisfazione. Soprattutto per me che sono diventata una lettrice tardi. Prima dei quarant’anni leggevo poco, adesso è un vizio, non posso smettere. Divoro un romanzo via l’altro”.
Poco più in là, una ragazzina fa la fila per farsi firmare il libro da Kate Morton, autrice australiana i cui libri da queste parti sono molto apprezzati. Le domando se è la prima volta che si mette in coda per un autografo.
“No, ogni anno guardo il programma, scelgo gli autori che mi piacciono di più e vado a farmi firmare i libri”.
Albert Espinosa
Una vera dedizione quella dei catalani per gli scrittori, tanto che avvicinarsi ai banchi di quelli più famosi è cosa ardua. Davanti allo stand di Albert Espinosa, autore considerato una vera star in patria, c’è una folla di ragazzini impazziti che si spintonano l’un l’altro fino a quando i responsabili della libreria non intervengono per mettere ordine. Espinosa ha da poco pubblicato Brújulas que buscan sonrisas perdidas e sta velocemente scalando le classifiche.
Matilde Asensi
Più maturi e pazienti i fan di Matilde Asensi (20 milioni di lettori nel mondo) che attendono composti il loro turno.
Le previsioni di vendita ufficiali per questa edizione di Sant Jordi parlano di un milione e mezzo di libri per un fatturato di 18 milioni di euro e, a prima vista, l’enorme affluenza di pubblico fa ben sperare, ma quando domando a qualche addetto alle vendite all’interno degli stand come sta andando la giornata non mancano le risposte negative: “tanta gente ma pochi soldi” è il commento più frequente.
Casa Batlló
Apple Store di plaza Catalunya
Crisi o no, tutti cercano di approfittare della festa. I negozi questa mattina omaggiavano i passanti con gadget e palloncini a forma di rosa, l’enorme Apple Center di Plaza Catalunya regalava a tutti una tessera con un codice per scaricare un ebook gratis e davanti all’arcinota Casa Batlló un’enorme folla faceva la fila per farsi fotografare con la donzella e il drago, leggendari personaggi che animano la leggenda di Sant Jordi.
Rispetto allo scorso anno, di certo è aumentato il carattere politico della festa. Si sono moltiplicati, infatti, sia i libri di autori locali che invocano l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna sia i banchetti dei partiti che sostengono l’autonomia e cercano di fare proseliti. Tutti distribuiscono rose e volantini di propaganda. Anche le organizzazioni benefiche sono molto attive e vendono rose a ogni angolo di strada. Ma i più simpatici e attivi sono i giovani, spesso studenti, che vedono in questa giornata l’opportunità per racimolare un po’ di denaro.
Elena e Maite, venditrici di rose per un giorno.
Maite e Elena, poco più che ventenni con un banchetto nella parte alta di Rambla Catalunya mi raccontano la loro esperienza davanti a un mazzo di rose rosse avvolte nella bandiera catalana:
“Questo è il secondo anno che lo facciamo. Abbiamo chiesto il permesso al comune un paio di mesi fa, non costa nulla. L’assegnazione dei posti è a sorteggio. Siamo arrivate qui alle sette del mattino per preparare tutto. Abbiamo pagato le rose 1,07 euro l’una e le vendiamo a 4 euro, ma il prezzo durante il giorno scende. Bisogna fare attenzione anche alla concorrenza dei vicini. Si possono guadagnare anche 400-500 euro in un giorno. Dipende molto dalla posizione e dall’investimento iniziale. Quest’anno le vendite potrebbero terminare un po’ prima perché stasera gioca il Barça” .
Il Corte Inglés di plaza Catalunya
In attesa di sapere quali saranno gli scrittori campioni di vendita, tema che domani terrà banco sulle pagine dei quotidiani, scrivo questo post con gli occhi ancora pieni di titoli e di rose multicolori. Una giornata perfetta.
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